-
1 pensare
v.t. e i.1.думать, мыслить; (meditare) размышлять о + prepos., обдумывать + acc.; (considerare) считать, полагать; (ricordare) вспоминать; (dedicarsi) заботиться о + prepos.lo fece senza pensare — он сделал это, не подумав
pensaci su, poi rispondimi! — обмозгуй моё предложение!
pensare bene (male) di qd. — хорошо (плохо) думать (быть хорошего/плохого мнения) о ком-л.
pensa di aprire un negozio — он собирается (думает, подумывает о том, чтобы) открыть магазин
scusa, pensavo ad altro! — извини, я задумался! (отвлёкся, думал о другом!)
penso che faremmo bene a restare in casa — по-моему, лучше посидеть дома
2.•◆
pensare ai fatti propri — не вмешиваться в чужие делаpensa che il treno è arrivato con un'ora di ritardo! — ты только подумай: поезд опоздал на целый час!
ma chi pensi di essere? — собственно, кто ты такой?!
a pensarci bene... — если разобраться...
non posso pensare di partire con questo tempo! — о том, чтобы ехать в такую погоду, не может быть и речи!
pensa chi ho incontrato ieri! — подумай, кого я вчера встретила!
3.• -
2 di
1. prep ofcon il comparativo thandi ferro (made of) ironicio sono di Roma I'm from Romel'auto di mio padre my father's caruna tazza di caffè a cup of coffeedi giorno by dayparlare di politica talk about politicsd'estate in the summerdi questo passo at this ratedi chi è questo libro? whose is this book?, who does this book belong to?più bello di prettier than2. art someinterrogativo any, somedel vino some wine* * *di prep.1 ( specificazione) of: il calore del sole, the heat of the sun; l'inizio della primavera, the beginning of spring; il capo dei ribelli, the leader of the rebels (o the rebel leader); il profumo delle rose, the scent of roses; l'altezza di un edificio, the height of a building; la fine di un film, the end of a film; il centro della città, the centre of town (o the town centre); il senso dell'umorismo, a sense of humour; una folla di dimostranti, a crowd of demonstrators; una serie di errori, a series of mistakes; la furia degli elementi, the fury of the elements; i vetri della finestra, window panes; gli impiegati delle poste, post office workers; il canto degli uccelli, birdsong (o the song of birds)2 (specificazione con valore di possesso; in inglese si esprime spesso con il 'caso possessivo'): la casa di Sara, Sarah's house; il fratello di Giacomo, James's brother; il figlio dei Rossi, the Rossi's son; le odi del Carducci, Carducci's odes; la riunione di martedì, Tuesday's meeting; la coda del gatto, the cat's tail; la maniglia della porta, the door handle; la porta della cucina, the kitchen door3 ( partitivo) some, (in frasi interrogative, dubitative e negative) any: mangiammo del pane, we ate some bread; è uscita con dei conoscenti, she went out with some people she knew; abbiamo visto delle belle scarpe, we saw some nice shoes; c'è ancora del vino?, is there any wine left?; alcuni degli alunni, some of the pupils; ciascuno di noi, each of us4 (retta da nomi che indicano quantità, numero) of: un chilo di pane, a kilo of bread; una dozzina di uova, a dozen eggs; ci vuole un minimo di buon senso, it takes a bit of common sense; un po' di coraggio, some courage // niente di bello, di interessante, d'importante, nothing nice, interesting, important; qualcosa di nuovo, something new5 (denominazione; talvolta in inglese non si traduce) of: la città di Roma, the city of Rome; l'isola di Capri, the isle of Capri; il mese di febbraio, the month of February; una ragazza di colore, a coloured girl; il nome di Giovanni, the name John6 ( qualità, condizione) at, in, by: sano di corpo, healthy in body; buono d'animo, good at heart; conoscere qlcu. di nome, to know s.o. by name7 ( argomento) about, of: discutere di sport, to talk about sport; parlare bene di qlcu., to speak well of s.o.; un testo di chimica, a chemistry text; un film di spionaggio, a spy film8 ( appartenenza) by: un libro di Calvino, a book by Calvino; un film di Fellini, a film by Fellini; un'opera di Raffaello, a work by Raphael; una sinfonia di Mahler, a symphony by Mahler; una poesia di Montale, a poem by Montale; un'opera di Verdi, an opera by Verdi9 ( per introdurre un secondo termine di paragone) than (dopo compar.); of, in (dopo superl.): Marco è più alto di Giorgio, Mark is taller than George; è il più simpatico dei fratelli, he's the nicest of the brothers; la più grande città del Giappone, the biggest city in Japan; il fiume più lungo del mondo, the longest river in the world10 ( modo): essere di buon umore, to be in a good mood; bere tutto di un fiato, to drink it all in one gulp; ridere di cuore, to laugh heartily; sollevare di peso, to lift up bodily; andarsene di corsa, to rush off11 ( materia): una statua di marmo, a marble statue; una tavola di legno, a wooden table; una borsa di pelle, a leather handbag; una crostata di mele, an apple tart // un cuore d'oro, a heart of gold // un pugno di ferro, an iron fist // castelli di carta, castles in the air12 ( età, valore, misura): un bambino di 6 anni, a 6-year-old child (o a child of 6); un uomo di mezza età, a middle-aged man; un assegno di 500 euro, a cheque for 500 euros; un edificio di 10 piani, a 10-storey building; un circuito di mille metri, a thousand metre circuit; una distanza di 8 km, a distance of 8 kilometres (o 5 miles); una parete di 4 metri, a 4 metre-long wall (o a wall 4 metres long); un appartamento di 150 mq, a flat of 150 square metres13 ( causa) of, for, with: morire di sete, to die of thirst; piangere di gioia, to cry for joy; accusare di furto, to charge with theft; reo di omicidio, guilty of murder14 ( mezzo) with, on: ungere di burro, to grease with butter; cospargere di sale, to sprinkle with salt; campare del proprio stipendio, to live on one's own earnings; vivere di illusioni, to live on illusions15 ( moto da luogo, origine, provenienza, anche fig.) from; out of: uscire di casa, to go (o to come) out of the house (o to leave home); essere di Roma, to be (o to come) from Rome; di dove sei?, where are you from? (o where do you come from?); era di buona famiglia, (s)he was from a good family; allontanati di lì, get away from there; lontano di qui, a long way from here (o a long way off) // uscire di strada, to leave the road // mi cadde di mano, it slipped out of my hand // smontare di sella, to dismount16 ( tempo): di mattina, di sera, in the morning, in the evening; di notte, at night; d'inverno, d'estate, in winter, in summer; di sabato, on Saturday (s); una sera di ottobre, an October evening; un corso di 3 mesi, a three-month course; una lezione di un'ora, an hour-long lesson; una gita di 2 giorni, a two-day trip; una vacanza di un mese, a month's holiday // di recente, recently // di giorno in giorno, from day to day // di anno in anno, from year to year // di tanto in tanto, every now and then (o every so often)17 ( limitazione, privazione): duro d'orecchio, hard of hearing; essere debole di cuore, to have a weak heart; a corto di soldi, short of money; privo di mezzi, without means; mancare di esperienza, to be without experience18 ( destinazione, scopo): stanza di soggiorno, living-room; sala di lettura, reading room ∙ Come si nota dagli esempi, nei significati 1, 2, 6, 7, 10, 11, 12, 16, 18 si usa spesso in inglese la forma aggettivale o avverbiale in luogo del compl. introdotto dalla prep. di19 (seguito da un verbo all'inf. in dipendenza da altro verbo): decidemmo di partire subito, we decided to leave at once; gli dissi di andarsene, I told him to go away; non avevo intenzione di offenderti, I didn't mean to offend you; credo di aver ragione, I believe I'm right; pensava di fare il medico, he thought of becoming a doctor20 (in unione con altra prep.): contro di lui, against him; dopo di te, after you; sopra, sotto di noi, above, below us; dietro di me, after (o behind) me21 (in unione con un avv.): di qua, over here (o on this side); di là, over there (o on that side); di dentro, inside; di fuori, outside.◆ FRASEOLOGIA: di certo, surely; di frequente, often; di rado, seldom; di nuovo, again; di solito, usually; del resto, besides, moreover; di gran lunga, by far // di male in peggio, from bad to worse // ne ha combinati di guai, he caused a lot of trouble // dire di sì, di no, to say yes, no // credere di sì, di no, to think so, not.di s.f. o m. letter D.* * *[di] di + il = del, di + lo = dello, di + l' = dell', di + la = della, di + i = dei, di + gli = degli, di + le = delle1. prep1) (possesso) of, (composto da, scritto da) byla macchina del mio amico/dei miei amici — my friend's/friends' car
la figlia dell'amica di mia madre — the daughter of my mother's friend, my mother's friend's daughter
l'ultimo libro di Umberto Eco — Umberto Eco's latest book, the latest book by Umberto Eco
2) (specificazione, denominazione) ofil professore d'inglese — the English teacher, the teacher of English
3)una casa di mattoni — a brick house, a house made of brick(s)
4) (provenienza) from, out of, (posizione) in, onuscire di casa — to come out of o leave the house
i negozi di Milano — the Milan shops, the shops in Milan
i vicini del piano di sopra — the upstairs neighbours, the people who live on the floor above us
5)d' estate — in (the) summer
6)una stanza di 2 metri per 3 — a room measuring 2 metres by 3
7)fermarsi di botto — to stop dead o suddenly
di cancro — to die of cancerdi burro — to spread with butterqc di sugo — to get sauce on sth8) (argomento) about, ofdel tempo — to talk about the weatherdi qc — to talk about sth9)(abbondanza, privazione)
pieno di — full ofdi carbone — poor in coaldi — lacking indi risorse naturali — rich in natural resources10) (paragone nei comparativi) than, (paragone nei superlativi) ofè meglio di me — he's better than me
11)ti chiedo di dirmi la verità — I beg you to tell me the truth
2. art partitivonon ho dei libri — I haven't any books, I have no books
c'erano delle persone che non conoscevo — there were some people I didn't know
* * *I [di]1) (appartenenza, possesso)l'auto di Paolo, di tuo fratello, dei miei genitori — Paolo's, your brother's, my parents' car
l'auto è di Paolo, di mio fratello — the car is Paolo's, my brother's, the car belongs to Paolo, to my brother
il Primo Ministro del Giappone — the Japanese Prime Minister, the Prime Minister of Japan
la riunione di lunedì, del 7 gennaio — Monday's meeting, the meeting on the 7th of January
3) (autore) byle opere di Dante — Dante's works, the works of Dante
4) (causa) with, formorire di cancro — to die of o from cancer
5) (materia) of, in6) (misura)un libro di 200 pagine — a 200-page book, a book 200 pages long o in length
un interesse del 5% — a 5% interest
7) (origine) from8) (argomento) aboutparlare di qcn., qcs. — to talk about sb., sth.
ridere di qcn. — to laugh at sb
alto di statura — tall of o in stature
di nascosto — out of sight, secretly
di notte — at night, by night
12) (in espressioni di moto, stato)è di sotto, di là — he's downstairs, in the next room
qualche cosa, niente di nuovo — something, nothing new
14) (con un infinito) to15) (nel comparativo) thanII [di]sostantivo maschile e sostantivo femminile invariabile (lettera) d, D* * *di2/di/m. e f.inv.(lettera) d, D. -
3 dì
1. prep ofcon il comparativo thandi ferro (made of) ironicio sono di Roma I'm from Romel'auto di mio padre my father's caruna tazza di caffè a cup of coffeedi giorno by dayparlare di politica talk about politicsd'estate in the summerdi questo passo at this ratedi chi è questo libro? whose is this book?, who does this book belong to?più bello di prettier than2. art someinterrogativo any, somedel vino some wine* * *di prep.1 ( specificazione) of: il calore del sole, the heat of the sun; l'inizio della primavera, the beginning of spring; il capo dei ribelli, the leader of the rebels (o the rebel leader); il profumo delle rose, the scent of roses; l'altezza di un edificio, the height of a building; la fine di un film, the end of a film; il centro della città, the centre of town (o the town centre); il senso dell'umorismo, a sense of humour; una folla di dimostranti, a crowd of demonstrators; una serie di errori, a series of mistakes; la furia degli elementi, the fury of the elements; i vetri della finestra, window panes; gli impiegati delle poste, post office workers; il canto degli uccelli, birdsong (o the song of birds)2 (specificazione con valore di possesso; in inglese si esprime spesso con il 'caso possessivo'): la casa di Sara, Sarah's house; il fratello di Giacomo, James's brother; il figlio dei Rossi, the Rossi's son; le odi del Carducci, Carducci's odes; la riunione di martedì, Tuesday's meeting; la coda del gatto, the cat's tail; la maniglia della porta, the door handle; la porta della cucina, the kitchen door3 ( partitivo) some, (in frasi interrogative, dubitative e negative) any: mangiammo del pane, we ate some bread; è uscita con dei conoscenti, she went out with some people she knew; abbiamo visto delle belle scarpe, we saw some nice shoes; c'è ancora del vino?, is there any wine left?; alcuni degli alunni, some of the pupils; ciascuno di noi, each of us4 (retta da nomi che indicano quantità, numero) of: un chilo di pane, a kilo of bread; una dozzina di uova, a dozen eggs; ci vuole un minimo di buon senso, it takes a bit of common sense; un po' di coraggio, some courage // niente di bello, di interessante, d'importante, nothing nice, interesting, important; qualcosa di nuovo, something new5 (denominazione; talvolta in inglese non si traduce) of: la città di Roma, the city of Rome; l'isola di Capri, the isle of Capri; il mese di febbraio, the month of February; una ragazza di colore, a coloured girl; il nome di Giovanni, the name John6 ( qualità, condizione) at, in, by: sano di corpo, healthy in body; buono d'animo, good at heart; conoscere qlcu. di nome, to know s.o. by name7 ( argomento) about, of: discutere di sport, to talk about sport; parlare bene di qlcu., to speak well of s.o.; un testo di chimica, a chemistry text; un film di spionaggio, a spy film8 ( appartenenza) by: un libro di Calvino, a book by Calvino; un film di Fellini, a film by Fellini; un'opera di Raffaello, a work by Raphael; una sinfonia di Mahler, a symphony by Mahler; una poesia di Montale, a poem by Montale; un'opera di Verdi, an opera by Verdi9 ( per introdurre un secondo termine di paragone) than (dopo compar.); of, in (dopo superl.): Marco è più alto di Giorgio, Mark is taller than George; è il più simpatico dei fratelli, he's the nicest of the brothers; la più grande città del Giappone, the biggest city in Japan; il fiume più lungo del mondo, the longest river in the world10 ( modo): essere di buon umore, to be in a good mood; bere tutto di un fiato, to drink it all in one gulp; ridere di cuore, to laugh heartily; sollevare di peso, to lift up bodily; andarsene di corsa, to rush off11 ( materia): una statua di marmo, a marble statue; una tavola di legno, a wooden table; una borsa di pelle, a leather handbag; una crostata di mele, an apple tart // un cuore d'oro, a heart of gold // un pugno di ferro, an iron fist // castelli di carta, castles in the air12 ( età, valore, misura): un bambino di 6 anni, a 6-year-old child (o a child of 6); un uomo di mezza età, a middle-aged man; un assegno di 500 euro, a cheque for 500 euros; un edificio di 10 piani, a 10-storey building; un circuito di mille metri, a thousand metre circuit; una distanza di 8 km, a distance of 8 kilometres (o 5 miles); una parete di 4 metri, a 4 metre-long wall (o a wall 4 metres long); un appartamento di 150 mq, a flat of 150 square metres13 ( causa) of, for, with: morire di sete, to die of thirst; piangere di gioia, to cry for joy; accusare di furto, to charge with theft; reo di omicidio, guilty of murder14 ( mezzo) with, on: ungere di burro, to grease with butter; cospargere di sale, to sprinkle with salt; campare del proprio stipendio, to live on one's own earnings; vivere di illusioni, to live on illusions15 ( moto da luogo, origine, provenienza, anche fig.) from; out of: uscire di casa, to go (o to come) out of the house (o to leave home); essere di Roma, to be (o to come) from Rome; di dove sei?, where are you from? (o where do you come from?); era di buona famiglia, (s)he was from a good family; allontanati di lì, get away from there; lontano di qui, a long way from here (o a long way off) // uscire di strada, to leave the road // mi cadde di mano, it slipped out of my hand // smontare di sella, to dismount16 ( tempo): di mattina, di sera, in the morning, in the evening; di notte, at night; d'inverno, d'estate, in winter, in summer; di sabato, on Saturday (s); una sera di ottobre, an October evening; un corso di 3 mesi, a three-month course; una lezione di un'ora, an hour-long lesson; una gita di 2 giorni, a two-day trip; una vacanza di un mese, a month's holiday // di recente, recently // di giorno in giorno, from day to day // di anno in anno, from year to year // di tanto in tanto, every now and then (o every so often)17 ( limitazione, privazione): duro d'orecchio, hard of hearing; essere debole di cuore, to have a weak heart; a corto di soldi, short of money; privo di mezzi, without means; mancare di esperienza, to be without experience18 ( destinazione, scopo): stanza di soggiorno, living-room; sala di lettura, reading room ∙ Come si nota dagli esempi, nei significati 1, 2, 6, 7, 10, 11, 12, 16, 18 si usa spesso in inglese la forma aggettivale o avverbiale in luogo del compl. introdotto dalla prep. di19 (seguito da un verbo all'inf. in dipendenza da altro verbo): decidemmo di partire subito, we decided to leave at once; gli dissi di andarsene, I told him to go away; non avevo intenzione di offenderti, I didn't mean to offend you; credo di aver ragione, I believe I'm right; pensava di fare il medico, he thought of becoming a doctor20 (in unione con altra prep.): contro di lui, against him; dopo di te, after you; sopra, sotto di noi, above, below us; dietro di me, after (o behind) me21 (in unione con un avv.): di qua, over here (o on this side); di là, over there (o on that side); di dentro, inside; di fuori, outside.◆ FRASEOLOGIA: di certo, surely; di frequente, often; di rado, seldom; di nuovo, again; di solito, usually; del resto, besides, moreover; di gran lunga, by far // di male in peggio, from bad to worse // ne ha combinati di guai, he caused a lot of trouble // dire di sì, di no, to say yes, no // credere di sì, di no, to think so, not.di s.f. o m. letter D.* * *[di] di + il = del, di + lo = dello, di + l' = dell', di + la = della, di + i = dei, di + gli = degli, di + le = delle1. prep1) (possesso) of, (composto da, scritto da) byla macchina del mio amico/dei miei amici — my friend's/friends' car
la figlia dell'amica di mia madre — the daughter of my mother's friend, my mother's friend's daughter
l'ultimo libro di Umberto Eco — Umberto Eco's latest book, the latest book by Umberto Eco
2) (specificazione, denominazione) ofil professore d'inglese — the English teacher, the teacher of English
3)una casa di mattoni — a brick house, a house made of brick(s)
4) (provenienza) from, out of, (posizione) in, onuscire di casa — to come out of o leave the house
i negozi di Milano — the Milan shops, the shops in Milan
i vicini del piano di sopra — the upstairs neighbours, the people who live on the floor above us
5)d' estate — in (the) summer
6)una stanza di 2 metri per 3 — a room measuring 2 metres by 3
7)fermarsi di botto — to stop dead o suddenly
di cancro — to die of cancerdi burro — to spread with butterqc di sugo — to get sauce on sth8) (argomento) about, ofdel tempo — to talk about the weatherdi qc — to talk about sth9)(abbondanza, privazione)
pieno di — full ofdi carbone — poor in coaldi — lacking indi risorse naturali — rich in natural resources10) (paragone nei comparativi) than, (paragone nei superlativi) ofè meglio di me — he's better than me
11)ti chiedo di dirmi la verità — I beg you to tell me the truth
2. art partitivonon ho dei libri — I haven't any books, I have no books
c'erano delle persone che non conoscevo — there were some people I didn't know
* * *I [di]1) (appartenenza, possesso)l'auto di Paolo, di tuo fratello, dei miei genitori — Paolo's, your brother's, my parents' car
l'auto è di Paolo, di mio fratello — the car is Paolo's, my brother's, the car belongs to Paolo, to my brother
il Primo Ministro del Giappone — the Japanese Prime Minister, the Prime Minister of Japan
la riunione di lunedì, del 7 gennaio — Monday's meeting, the meeting on the 7th of January
3) (autore) byle opere di Dante — Dante's works, the works of Dante
4) (causa) with, formorire di cancro — to die of o from cancer
5) (materia) of, in6) (misura)un libro di 200 pagine — a 200-page book, a book 200 pages long o in length
un interesse del 5% — a 5% interest
7) (origine) from8) (argomento) aboutparlare di qcn., qcs. — to talk about sb., sth.
ridere di qcn. — to laugh at sb
alto di statura — tall of o in stature
di nascosto — out of sight, secretly
di notte — at night, by night
12) (in espressioni di moto, stato)è di sotto, di là — he's downstairs, in the next room
qualche cosa, niente di nuovo — something, nothing new
14) (con un infinito) to15) (nel comparativo) thanII [di]sostantivo maschile e sostantivo femminile invariabile (lettera) d, D* * *dì/di/m.inv.lett. day. -
4 stretch
I 1. [stretʃ]1) (in gymnastics) allungamento m., stiramento m.to be at full stretch — [rope, elastic] essere teso al massimo; fig. [factory, office] essere a pieno regime
2) (elasticity) elasticità f.3) (section) (of road, track, coastline, river) tratto m.4) (expanse) (of water, countryside) distesa f.5) (period) periodo m.6) colloq. (prison sentence)2. II 1. [stretʃ]1) (extend) tendere [rope, net]to stretch one's arms — distendere o allungare le braccia
to stretch one's legs — fig. sgranchirsi le gambe, fare una passeggiata
to stretch one's wings — spiegare le ali; fig. spiegare il volo
2) (increase the size) tendere [spring, elastic]; tirare [ fabric]; (deliberately) allargare [ shoe]; (distort) sformare [garment, shoe]to stretch a point — (make concession) fare un'eccezione; (exaggerate) tirare troppo la corda
4) (push to the limit) abusare di [ patience]; sfruttare al massimo [resources, person]2.isn't that stretching it a bit? — colloq. non state esagerando un po'?
1) (extend one's limbs) stirarsi, distendersi2) (spread) [road, track] snodarsi, stendersi; [forest, water, beach] stendersito stretch to o as far as sth. [flex, string] arrivare fino a qcs.; how far does the queue stretch? fino a dove arriva la coda? the weeks stretched into months — le settimane diventarono mesi
3) (become larger) [ elastic] allungarsi; [ shoe] allargarsi; [fabric, garment] sformarsi, cedere4) colloq. (afford)3.to stretch oneself — stirarsi; fig. fare uno sforzo
* * *[stre ] 1. verb1) (to make or become longer or wider especially by pulling or by being pulled: She stretched the piece of elastic to its fullest extent; His scarf was so long that it could stretch right across the room; This material stretches; The dog yawned and stretched (itself); He stretched (his arm/hand) up as far as he could, but still could not reach the shelf; Ask someone to pass you the jam instead of stretching across the table for it.) tirare, allungare, stirarsi2) ((of land etc) to extend: The plain stretched ahead of them for miles.) estendersi2. noun1) (an act of stretching or state of being stretched: He got out of bed and had a good stretch.) stiracchiata2) (a continuous extent, of eg a type of country, or of time: a pretty stretch of country; a stretch of bad road; a stretch of twenty years.) distesa, tratto; periodo•- stretchy
- at a stretch
- be at full stretch
- stretch one's legs
- stretch out* * *stretch /strɛtʃ/n.2 stiracchiata; stiracchiatina: The dog got up and had a good stretch, il cane si alzò e si diede una stiracchiata3 estensione; distesa; spazio; tratto: a stretch of rolling country, una distesa di terreno ondulato; a long stretch of road, un lungo tratto di strada6 (mecc.) stiratura: stretch forming, formatura ( di elementi, di lamiera) mediante stiratura; stiro-imbutitura8 (naut.) bordata9 (ferr.) tratta● (autom.) stretch limo, limousine con carrozzeria allungata □ stretch marks, smagliature □ (ind. tess.) stretch-nylon, filanca® □ a stretch of the imagination, uno sforzo d'immaginazione □ stretch socks, calzini elasticizzati □ at a stretch, di seguito; di fila: to drive a car for five hours at a stretch, guidare l'automobile per cinque ore di seguito (o filate) □ at full stretch, teso al massimo; (fig.) a pieno regime; al massimo delle proprie possibilità: to work at full stretch, lavorare a pieno regime □ by a stretch of language, in senso lato □ by no stretch of the imagination, neanche per sogno □ to obtain st. by a stretch of one's authority, ottenere qc. abusando della propria autorità.♦ (to) stretch /strɛtʃ/A v. t.1 tendere; tirare; stirare; distendere; stendere; allargare; allungare ( tirando): to stretch a wire, tendere un filo metallico; Don't stretch the material or you'll rip it, non tirare la stoffa se non vuoi lacerarla; to stretch a pullover, allargare un pullover ( tirandolo, per indossarlo); to stretch one's neck, allungare il collo2 (fig.) forzare; sforzare; fare uno strappo a; abusare di: to stretch the truth, forzare la verità; svisare i fatti; to stretch an argument to its very limit, sforzare un'argomentazione fino all'estremo; to stretch the rules, fare uno strappo alle regole; to stretch one's powers, abusare del proprio potere; to stretch one's principles, fare uno strappo ai propri principi3 (fig.) gonfiare; esagerare5 (fam.) far bastare: to stretch one's salary to meet expenses, far bastare il proprio stipendio; riuscire a far fronte alle speseB v. i.1 stendersi; estendersi; spaziare; spiegarsi; ( di strada) snodarsi: The desert stretches as far as the Atlas Mountains, il deserto si stende fino alle montagne dell'Atlante3 allargarsi, allungarsi, cedere ( sotto tensione): Rubber will stretch but wood won't, la gomma si allunga ma il legno no● to stretch one's arms, distendere le braccia; stirarsi □ (fin.) to stretch a budget, stiracchiare un bilancio, fare bastare uno stanziamento □ to stretch one's credit, abusare del credito di cui si gode □ (fam.) to stretch it a bit, esagerare alquanto; fare la cosa più grande di quello che è □ ( anche fig.) to stretch one's legs, sgranchirsi le gambe □ (med.) to stretch a muscle, prodursi uno strappo muscolare □ to stretch oneself, stirarsi; stiracchiarsi; ( anche) sforzarsi; spingersi al massimo □ to stretch a point, fare uno strappo alla regola; fare un'eccezione.* * *I 1. [stretʃ]1) (in gymnastics) allungamento m., stiramento m.to be at full stretch — [rope, elastic] essere teso al massimo; fig. [factory, office] essere a pieno regime
2) (elasticity) elasticità f.3) (section) (of road, track, coastline, river) tratto m.4) (expanse) (of water, countryside) distesa f.5) (period) periodo m.6) colloq. (prison sentence)2. II 1. [stretʃ]1) (extend) tendere [rope, net]to stretch one's arms — distendere o allungare le braccia
to stretch one's legs — fig. sgranchirsi le gambe, fare una passeggiata
to stretch one's wings — spiegare le ali; fig. spiegare il volo
2) (increase the size) tendere [spring, elastic]; tirare [ fabric]; (deliberately) allargare [ shoe]; (distort) sformare [garment, shoe]to stretch a point — (make concession) fare un'eccezione; (exaggerate) tirare troppo la corda
4) (push to the limit) abusare di [ patience]; sfruttare al massimo [resources, person]2.isn't that stretching it a bit? — colloq. non state esagerando un po'?
1) (extend one's limbs) stirarsi, distendersi2) (spread) [road, track] snodarsi, stendersi; [forest, water, beach] stendersito stretch to o as far as sth. [flex, string] arrivare fino a qcs.; how far does the queue stretch? fino a dove arriva la coda? the weeks stretched into months — le settimane diventarono mesi
3) (become larger) [ elastic] allungarsi; [ shoe] allargarsi; [fabric, garment] sformarsi, cedere4) colloq. (afford)3.to stretch oneself — stirarsi; fig. fare uno sforzo
-
5 best
I 1. [best]1) (most excellent) (il) migliorethe best thing about sth., about doing — il lato migliore di qcs., del fare
to taste, smell best — avere un ottimo sapore, odore
"best before end May" — "da consumarsi preferibilmente entro (la) fine (di) maggio"
2) (most competent) (il) migliore3) (most suitable) [tool, way, time, idea] migliore2.the best — il migliore, la migliore, il meglio
to look, taste, smell the best — avere un ottimo aspetto, sapore, odore
it's not her best — (of book, play) non è la sua cosa migliore
the best — il migliore, la migliore
to be the best at — essere il migliore in [subject, game]
the best — il migliore, la migliore, il meglio
it's for the best — (recommending course of action) è la soluzione migliore; (of something done) è andata bene così
6) (peak)to be at its best — [ wine] essere perfetto; [city, landscape] essere al meglio
to get the best out of — tirar fuori il meglio da [pupil, worker]
to bring out the best in sb. — [crisis, suffering] tirare fuori il meglio di qcn
to get the best of — guadagnare il massimo da [deal, bargain]
(dressed) in one's Sunday best — con il vestito buono, con il vestito della domenica
10) (good wishes)all the best! — (good luck) buona fortuna! (cheers) alla salute!
all the best, Ellie — (in letter) cari saluti, Ellie
••II [best]it happens to the best of us — (mishap, failure) capita anche nelle migliori famiglie; (death) sono sempre i migliori che se ne vanno
to behave, hear best — comportarsi, sentire meglio
to like sth. best (of all) — preferire qcs. (in assoluto)
to do best — riuscire, fare meglio
III [best]you'd best do — colloq. faresti meglio a fare
verbo transitivo (in argument) avere la meglio su, spuntarla su [ person]; (in struggle) avere la meglio su, battere [ opponent]* * *[best] 1. adjective, pronoun((something which is) good to the greatest extent: the best book on the subject; the best (that) I can do; She is my best friend; Which method is (the) best?; The flowers are at their best just now.) migliore, il migliore2. adverb(in the best manner: She sings best (of all).) meglio3. verb(to defeat: He was bested in the argument.) avere la meglio su- best man- bestseller
- the best part of
- do one's best
- for the best
- get the best of
- make the best of it* * *I 1. [best]1) (most excellent) (il) migliorethe best thing about sth., about doing — il lato migliore di qcs., del fare
to taste, smell best — avere un ottimo sapore, odore
"best before end May" — "da consumarsi preferibilmente entro (la) fine (di) maggio"
2) (most competent) (il) migliore3) (most suitable) [tool, way, time, idea] migliore2.the best — il migliore, la migliore, il meglio
to look, taste, smell the best — avere un ottimo aspetto, sapore, odore
it's not her best — (of book, play) non è la sua cosa migliore
the best — il migliore, la migliore
to be the best at — essere il migliore in [subject, game]
the best — il migliore, la migliore, il meglio
it's for the best — (recommending course of action) è la soluzione migliore; (of something done) è andata bene così
6) (peak)to be at its best — [ wine] essere perfetto; [city, landscape] essere al meglio
to get the best out of — tirar fuori il meglio da [pupil, worker]
to bring out the best in sb. — [crisis, suffering] tirare fuori il meglio di qcn
to get the best of — guadagnare il massimo da [deal, bargain]
(dressed) in one's Sunday best — con il vestito buono, con il vestito della domenica
10) (good wishes)all the best! — (good luck) buona fortuna! (cheers) alla salute!
all the best, Ellie — (in letter) cari saluti, Ellie
••II [best]it happens to the best of us — (mishap, failure) capita anche nelle migliori famiglie; (death) sono sempre i migliori che se ne vanno
to behave, hear best — comportarsi, sentire meglio
to like sth. best (of all) — preferire qcs. (in assoluto)
to do best — riuscire, fare meglio
III [best]you'd best do — colloq. faresti meglio a fare
verbo transitivo (in argument) avere la meglio su, spuntarla su [ person]; (in struggle) avere la meglio su, battere [ opponent] -
6 mind
I [maɪnd]1) (centre of thought, feelings) mente f., animo m.peace of mind — serenità d'animo, tranquillità
to cross sb.'s mind — venire in mente a qcn., passare per la mente a qcn.
that's a load o weight off my mind mi sono liberato di un peso, mi sono tolto un pensiero; to feel easy in one's mind about sth. sentirsi tranquillo su qcs.; to have something on one's mind essere preoccupato per qualcosa; to set sb.'s mind at rest rassicurare o tranquillizzare qcn.; nothing could be further from my mind — questo pensiero non mi sfiora minimamente, non ci penso neanche
2) (brain) mente f., intelligenza f.3) (way of thinking) mente f., pensiero m.to read sb.'s mind — leggere nella mente o nel pensiero di qcn
4) (opinion) opinione f., parere m.to be of one mind — essere della stessa opinione o dello stesso avviso
to my mind — colloq. secondo me, per me, a mio avviso
to make up one's mind about, to do — prendere una decisione su, decidersi di fare
my mind's made up — ho deciso, ho preso una decisione
to change one's mind about sth. — cambiare idea su qcs.
to keep an open mind about sth. — non pronunciarsi su qcs., sospendere il giudizio su qcs.
to know one's own mind — sapere quello che si vuole, avere le idee ben chiare
to speak one's mind — parlare chiaro, parlare fuori dai denti
5) (attention) mente f., attenzione f.to concentrate o keep one's mind on sth. concentrare la propria attenzione su qcs.; to give o put one's mind to sth. impegnarsi in qcs., concentrarsi su qcs.; to take sb.'s mind off sth. — distrarre o distogliere qcn. da qcs
6) (memory) mente f., memoria f.I can't get him out of my mind — non riesco a togliermelo dalla testa o a dimenticarlo
it went right o clean o completely out of my mind mi era completamente passato o uscito di mente; to bring sth. to mind — ricordare o richiamare qcs., fare venire in mente qcs
7) (sanity) mente f., senno m., testa f.her mind is going — sta impazzendo, sta perdendo la ragione
are you out of your mind? — colloq. sei impazzito? sei fuori di testa?
8) (person as intellectual) mente f., ingegno m.9) in mindwith this in mind,... — avendo questa idea,...
to have it in mind to do sth. — avere intenzione di fare qcs.
to put sb. in mind of sb., sth. — ricordare o rammentare qcn., qcs. a qcn
••to see sth. in one's mind's eye — vedere qcs. con l'occhio della mente
I gave him a piece of my mind! — colloq. gliene ho dette quattro!
II [maɪnd]to have a good mind o half a mind to do BE avere intenzione o avere una mezza idea di fare; to have a mind of one's own — avere le proprie idee, pensare con la propria testa
1) (pay attention to) fare, prestare attenzione a [ hazard]; fare attenzione a, badare a [manners, language]mind the step — attento o (fa') attenzione al gradino
don't mind me — non badate a me; iron. fate pure come vi pare
2) (object to)I don't mind cats, but I prefer dogs — non ho nulla contro i gatti, ma preferisco i cani
"today or tomorrow?" - "I don't mind" — "oggi o domani?" - "fa lo stesso"
would you mind keeping my seat for me? — ti dispiace o rincresce tenermi il posto?
if you don't mind my asking... — se posso permettermi di fare una domanda indiscreta...
"like a cigarette?" - "don't mind if I do" — colloq. "una sigaretta?" - "certo che sì, non posso dire di no"
if you don't mind — se non le spiace (anche iron.)
3) (care)do you mind! — iron. (ma) per favore!
never mind — (don't worry) non preoccuparti, non farci caso; (it doesn't matter) non importa, non fa niente
he can't afford an apartment, never mind a big house — non può permettersi un appartamento, figuriamoci una grande casa
4) (look after) occuparsi di, badare a [animal, child, shop]•- mind out••mind your own business! — colloq. fatti gli affari tuoi!
* * *1.(the power by which one thinks etc; the intelligence or understanding: The child already has the mind of an adult.) mente, intelligenza2. verb1) (to look after or supervise (eg a child): mind the baby.) badare a2) (to be upset by; to object to: You must try not to mind when he criticizes your work.) preoccuparsi, dispiacere3) (to be careful of: Mind (= be careful not to trip over) the step!) fare attenzione a4) (to pay attention to or obey: You should mind your parents' words/advice.) obbedire a3. interjection(be careful!: Mind! There's a car coming!) (attento!)- - minded- mindful
- mindless
- mindlessly
- mindlessness
- mindreader
- at/in the back of one's mind
- change one's mind
- be out of one's mind
- do you mind!
- have a good mind to
- have half a mind to
- have a mind to
- in one's mind's eye
- in one's right mind
- keep one's mind on
- know one's own mind
- make up one's mind
- mind one's own business
- never mind
- on one's mind
- put someone in mind of
- put in mind of
- speak one's mind
- take/keep one's mind off
- to my mind* * *I [maɪnd]1) (centre of thought, feelings) mente f., animo m.peace of mind — serenità d'animo, tranquillità
to cross sb.'s mind — venire in mente a qcn., passare per la mente a qcn.
that's a load o weight off my mind mi sono liberato di un peso, mi sono tolto un pensiero; to feel easy in one's mind about sth. sentirsi tranquillo su qcs.; to have something on one's mind essere preoccupato per qualcosa; to set sb.'s mind at rest rassicurare o tranquillizzare qcn.; nothing could be further from my mind — questo pensiero non mi sfiora minimamente, non ci penso neanche
2) (brain) mente f., intelligenza f.3) (way of thinking) mente f., pensiero m.to read sb.'s mind — leggere nella mente o nel pensiero di qcn
4) (opinion) opinione f., parere m.to be of one mind — essere della stessa opinione o dello stesso avviso
to my mind — colloq. secondo me, per me, a mio avviso
to make up one's mind about, to do — prendere una decisione su, decidersi di fare
my mind's made up — ho deciso, ho preso una decisione
to change one's mind about sth. — cambiare idea su qcs.
to keep an open mind about sth. — non pronunciarsi su qcs., sospendere il giudizio su qcs.
to know one's own mind — sapere quello che si vuole, avere le idee ben chiare
to speak one's mind — parlare chiaro, parlare fuori dai denti
5) (attention) mente f., attenzione f.to concentrate o keep one's mind on sth. concentrare la propria attenzione su qcs.; to give o put one's mind to sth. impegnarsi in qcs., concentrarsi su qcs.; to take sb.'s mind off sth. — distrarre o distogliere qcn. da qcs
6) (memory) mente f., memoria f.I can't get him out of my mind — non riesco a togliermelo dalla testa o a dimenticarlo
it went right o clean o completely out of my mind mi era completamente passato o uscito di mente; to bring sth. to mind — ricordare o richiamare qcs., fare venire in mente qcs
7) (sanity) mente f., senno m., testa f.her mind is going — sta impazzendo, sta perdendo la ragione
are you out of your mind? — colloq. sei impazzito? sei fuori di testa?
8) (person as intellectual) mente f., ingegno m.9) in mindwith this in mind,... — avendo questa idea,...
to have it in mind to do sth. — avere intenzione di fare qcs.
to put sb. in mind of sb., sth. — ricordare o rammentare qcn., qcs. a qcn
••to see sth. in one's mind's eye — vedere qcs. con l'occhio della mente
I gave him a piece of my mind! — colloq. gliene ho dette quattro!
II [maɪnd]to have a good mind o half a mind to do BE avere intenzione o avere una mezza idea di fare; to have a mind of one's own — avere le proprie idee, pensare con la propria testa
1) (pay attention to) fare, prestare attenzione a [ hazard]; fare attenzione a, badare a [manners, language]mind the step — attento o (fa') attenzione al gradino
don't mind me — non badate a me; iron. fate pure come vi pare
2) (object to)I don't mind cats, but I prefer dogs — non ho nulla contro i gatti, ma preferisco i cani
"today or tomorrow?" - "I don't mind" — "oggi o domani?" - "fa lo stesso"
would you mind keeping my seat for me? — ti dispiace o rincresce tenermi il posto?
if you don't mind my asking... — se posso permettermi di fare una domanda indiscreta...
"like a cigarette?" - "don't mind if I do" — colloq. "una sigaretta?" - "certo che sì, non posso dire di no"
if you don't mind — se non le spiace (anche iron.)
3) (care)do you mind! — iron. (ma) per favore!
never mind — (don't worry) non preoccuparti, non farci caso; (it doesn't matter) non importa, non fa niente
he can't afford an apartment, never mind a big house — non può permettersi un appartamento, figuriamoci una grande casa
4) (look after) occuparsi di, badare a [animal, child, shop]•- mind out••mind your own business! — colloq. fatti gli affari tuoi!
-
7 same
[seɪm] 1.1) (identical) stesso, medesimothe result is the same — il risultato è il medesimo o lo stesso
it is the same with — è lo stesso per, lo stesso capita per
to be the same as sth. — essere come qcs.
the same thing — la stessa cosa, lo stesso
it amounts o comes to the same thing non fa alcuna differenza; it's all the same to me — per me è lo stesso o è uguale
2) (for emphasis) stesso (as di)"ready the same day" — "pronto in giornata"
the very same — proprio o esattamente lo stesso
3) (unchanged) stessoit's, he's the same as ever — è sempre lo stesso, è lo stesso di sempre
my views are the same as they always were — le mie opinioni sono sempre le stesse o non sono cambiate
2. 3.to remain o stay the same rimanere lo stesso, non cambiare; things were never the same again nulla era più come prima; it's not the same without you non è lo stesso senza di te; the same old excuse — la stessa vecchia scusa
the same — lo stesso, la stessa cosa (as di)
the same applies to o goes for... lo stesso dicasi di...; to say the same about dire altrettanto di; to do the same as sb. fare lo stesso di; and we're hoping to do the same e speriamo di fare altrettanto; I'd do the same again rifarei la stessa cosa; the same to you! altrettanto! (the) same again please! un altro, per favore! (the) same here! — colloq. anch'io! anche a o per me!
2) dir.the same — il medesimo, la medesima
"are you Mr X?" - "the same" — "è lei il sig. X?" - "in persona"
••all the same... just the same,... ciononostante..., comunque...; thanks all the same grazie lo stesso; life goes on just the same — la vita va avanti lo stesso
* * *[seim] 1. adjective1) (alike; very similar: The houses in this road are all the same; You have the same eyes as your brother (has).) stesso, identico2) (not different: My friend and I are the same age; He went to the same school as me.) stesso3) (unchanged: My opinion is the same as it always was.) stesso2. pronoun((usually with the) the same thing: He sat down and we all did the same.) lo stesso3. adverb((usually with the) in the same way: I don't feel the same about you as I did.) allo stesso modo- at the same time
- be all the same to
- same here
- same-sex marriage* * *[seɪm] 1.1) (identical) stesso, medesimothe result is the same — il risultato è il medesimo o lo stesso
it is the same with — è lo stesso per, lo stesso capita per
to be the same as sth. — essere come qcs.
the same thing — la stessa cosa, lo stesso
it amounts o comes to the same thing non fa alcuna differenza; it's all the same to me — per me è lo stesso o è uguale
2) (for emphasis) stesso (as di)"ready the same day" — "pronto in giornata"
the very same — proprio o esattamente lo stesso
3) (unchanged) stessoit's, he's the same as ever — è sempre lo stesso, è lo stesso di sempre
my views are the same as they always were — le mie opinioni sono sempre le stesse o non sono cambiate
2. 3.to remain o stay the same rimanere lo stesso, non cambiare; things were never the same again nulla era più come prima; it's not the same without you non è lo stesso senza di te; the same old excuse — la stessa vecchia scusa
the same — lo stesso, la stessa cosa (as di)
the same applies to o goes for... lo stesso dicasi di...; to say the same about dire altrettanto di; to do the same as sb. fare lo stesso di; and we're hoping to do the same e speriamo di fare altrettanto; I'd do the same again rifarei la stessa cosa; the same to you! altrettanto! (the) same again please! un altro, per favore! (the) same here! — colloq. anch'io! anche a o per me!
2) dir.the same — il medesimo, la medesima
"are you Mr X?" - "the same" — "è lei il sig. X?" - "in persona"
••all the same... just the same,... ciononostante..., comunque...; thanks all the same grazie lo stesso; life goes on just the same — la vita va avanti lo stesso
-
8 carraca
Carraca, esta palabra significa comida, condimentos, conquivus, (cacharros, etc.). Cuando íbamos a llindiar el ganáu disdi ‘l albiar el díe fasta que tapecíe, (cuidar el ganado desde el amanecer hasta el oscurecer) llevábamos la carraca nun cabaxín, zurronacu ou cestacu cualquier, (cabás, zurrón o cualquier otro cesto). Les muyeres baxaben al merquéu ya traíen la carraca pa toa la xemana. (Las mujeres bajaban al mercado y compraban si tenían dinero lo que se necesitase en la casa para toda la semana). Carraca tamén lu ye lu que lus vaqueirus chebaban disdi la teixá pal sou cabanu ou corte de la braña, dunde a lu mexor taben un fatáu de díes xin baxar a l'aldina, per ístu llebaben un carracáu de couxes que ñecexitaben. (Carraca también es lo que los vaqueros llevaban desde casa para sus cabañas del puerto, las morteras o los prados, donde a lo mejor estaban unos días sin bajar a la aldea, por esto subían muchas cosas que necesitaban y no todas eran para comer sino que algunas eran simples cacharros, o humildes mantas. Y carraca hermanos míos, era la que hacía mi madre y todas las vindas de los rojos, cuando todas las semanas iban a visitar a sus maridos a la Cárcel Modelo de Oviedo, como por las demás no puedo hablar, porque yo no sé cómo se arreglaban las pobrecitas, aunque me supongo que muchas hasta pidiendo limosna, sí que lo puedo hacer de mi madre, que todos los martes era el día que tenía de comunicación, y ella nunca sabía si le iba encontrar vivo, porque por aquellos tiempos fechus de llágrimes ya xufriencies, tous lus díes na carxel d'Uviéu achuquinaben cambrionáus enteirus de xóvenes astures y'anxina d’ista maneira tan achuquina, encalducá per prexones xin concencia, nin dinidá nin «Xusticia Humana», fexérun bon amagüestu de toes les xuventúes roxes d'Asturies, ya les pouques que nun achuquinarun llantárunlas nus batallones de trabayadores, dunde munchus morrierun achindi fartus de fames, de llatigazus ya vexaciones, ya lus oitres que xuerti tubieren de golguer pa la sou teixá, fexérunlu mamplenáus d'amollexíes que per mor d'echus tamén fatáus morrieron. Falaba you que carraca yera lu que miou má le chevaba ‘l miou pá tous lus martes a la carxel, que you nun séi lu que yera, perque na nuexa teixá nun había esconxolancia de nagua, peru lu que fora écha llantábalu tou nuna fardelaca, ya colaba na xuntura d'oitres muyeres de l'allina camín d'Uviéu tres ou catru gores endenantes qu’almaneciera, pos teníen qu'espatuxar alrreór de cuarenta quilómetrus andandu ya oitres tantus pa la regolguía, pos entoncenes nun valía faer el auto-stop que güéi se fae, perque tous lus cambriones ya coches cuaxi yeren millitares, y'angunus oitres yeren de lus drechistes, ya lus roxus nun teníamus namái que goxetáus mexeries, ya manegáus de miéu ‘l nuexu hermenu ‘l venceor, perque lus nuexus homes morrieran lluchandu nel frinti, ya lus oitres taben arretrigáus per les cárxeles dunde poucu a poucu lus achuquinaben ou lus esclavizaben nus batallones de trabayaóres, anxina yera que tou Asturies taba xemada de viudes, de vieyus ya de guaxiquinus güerfaninus, que tous nuexóitres, viétchus, muyeres ya nenus de lus roxus, díbamus ser esclavizáus inhumanamente baxu 'n enfernal xugu que nun nus dexaba más llibertá que la que nel xuenu cheldábamus. —Ya n'agora vou xebrame del trabayu d'enfilerar pallabres p'encalducalus cuamigu dientru d’ista hestoria dou tán lus raigones ya l'escola de nuexes costumes ya llingua. TRADUCCIÓN.—Por aquellos tiempos hechos de lágrimas y de grandes sufrimientos, todos los días que el Hacedor alumbraba, en la cárcel de Oviedo asesinaban camiones enteros de jóvenes astures, y así de esta manera tan despiadada y asesina, llevada a cabo por personas sin conciencia, ni dignidad ni ninguna clase de «Justicia Humana», llevaron a término casi el total exterminio de las juventudes rojas de Asturias, y las pocas que no asesinaron, las esclavizaron en los famosos batallones de trabajadores, donde muchos allí murieron hartos de hambre, de vejaciones y latigazos, y los pocos que tuvieron la suerte de volver a sus hogares, lo hicieron llenos de enfermedades que por mor de ellas también murieron bastantes. —Decía yo que carraca también era lo que mi madre le llevaba todos los martes a mi padre a la cárcel, que yo no sé lo que pudiera ser, porque en nuestra casa no había ninguna cosa de nada, pero lo que fuese ella lo metía dentro de una saca y marchaba en unión de otras mujeres de la aldea camino de Oviedo tres o cuatro horas antes que amaneciese, pues tenían que caminar alrededor de cuarenta quilómetros y otros tantos de retorno y todos los hacían andando, pues no servía hacer el auto-stop que hoy se hace, porque todos los camiones y coches casi eran militares, y algunos otros que había eran de los derechistas, pues los izquierdistas no teníamos nada más que grandes cantidades de miseria, así como de miedo a nuestro hermano el vencedor que jamás se portó nada bien con nosotros, porque nuestros hombres habían muerto en el frente, y los otros estaban presos en las cárceles, donde poco a poco les iban asesinando, o los esclavizaban en los campos de concentración o batallones de trabajadores, así era que toda Asturias estaba sembrada de viudas, de viejos y de niños huérfanos, que todos nosotros, viejos, mujeres y niños de las izquierdas, íbamos a ser esclavizados inhumanamente bajo el infernal yugo que no nos dejaba más libertad que la que en el sueño hacíamos. Y ahora me voy alejar del trabajo de poner en orden las palabras en este diccionario, para llevarles conmigo a los lugares donde yo he aprendido la dulce lengua de Asturias, que no es otro lugar que la escuela donde vivían las raíces y costumbres de Nuestro Pueblo, pues no se pueden buscar nuestras falancias en ningún otro lugar ni parte. Por esto les digo ahora, que si yo no hubiese vivido tan simple, sencilla, pobre, miserable, esclavizadora y dentro de la más natural de la «RAIZ ANCESTRAL DE ASTURIAS», ni yo ni nadie podría legarle a mi «AMADA ASTURIAS» ni a sus «HIDALGAS GENTES», la documentación pura, natural y sencilla que pueda tener este diccionario, porque desde estas mis simples líneas y mirándome muy mucho de lo que digo, les afirmo que hay muy poco fiable por no decir nada, escrito de nuestras costumbres y lengua. «DIES D’ENFERNU» (DÍAS DE INFIERNO) —Yera you 'n zaragoletu, 'n guaxiquín, un nenacu, 'n rapacín (un niño de unos ocho años), cundu la ñecexidá más prieta me fexera depriender lu que yera ‘l dollor, la xufriencia, l’inxusticia, lu pior qu'el Home pudiés encaldar d'enría lus sous xemexantes, you yera ún de lus miles d'anxelinus de miou Tierra que diba faer arroxaúra nel vivir d’ enfernu que m’aguardaba. Xin, fatáus de güérfanus lu mesmu que you, que güéi nel díe xuntu con nuexes familias, ente fius, ñetus, ya tou ‘l andecháu de parantela xomus más de la metá de les xentes d'Asturias, peru naquechus tempus d'achuquinus ya inxusticies nun yéramus namái qu'unus guaxiquinus dexamparáus de la man del Faidor ya del Home, ya tous noxóitres tubiemus que catanus el xustentu de fatáus de maneires diferientes, la miou per exemplu fó'ísta. COLOCOUME MIOU Má de cabrieru na teixá d'un amu baldrayu y atuñáu, llabascu y'achuquín tan solu per que me diera de comer ya me vistiera dalgu, peru ‘l condenáu matábame de fame, ya la vestimenta que punxu d'enría ‘l miou llombu conxistía nun calzáu que la metá ‘l tempu espatuxaba con las patas arregañás, apaxiétchau con unus fatucus tous esgacicáus que per tous lus lláus diben les mious carnis al entestate, acaniláes per el callor ya ‘l fríu en tou ‘l tempu. —Tenía yo aproximadamente ocho años de edad cuando me asesinaron a mi padre, y me recuerdo con toda exactitud cómo la ley de aquel tiempo llevó a cabo tan imperdonable, deshumanizante y vandálica felonía. —Nuna nuétche (una noche) llegaron a la casa de unos tíos míos que en mi aldea vivían y donde mis padres y yo nos refugiamos al término de la guerra en Asturias cuatro desalmados, cuatro bandoleros, cuatro inmundicias humanas, que escudados tras de sus armas empuñadas, representaban l'enñordiada Lley (LA SUCIA LEY) que en aquellos tiempos a la Justicia traicionaba, cuento yo, que aquellos cuatro merucus (gusanos), atemorizando e insultando a toda mi familia, detuvieron a mi padre, le amarraron como a la bestia que se lleva al matadero y se lo intentaron llevar de la casa, sin que mis tíos, (y la cosa no era para menos), intentasen pronunciar asustados como se encontraban ni la más mínima palabra de súplica o protesta. Pero mi madre no les secundó, sino que bravamente intentó defender al sou home (a su marido) no sólo con la palabra, que mi madre la tenía d'aguxa lu mesmu qu’un bon obreiru (de afilada lo mismo que un buen aguijón), sino que temerariamente se abalanzó sobre ellos y fuele preciso a uno de aquellos cobardes y desalmados representantes de la deshumanizada ley que corría en aquellos tiempos, de propinarle varios golpes con la pistola, dejándola mal herida y ensangrentada, tirada en el suelo con el conocimiento perdido. Mientras que aquellos bandidos, se llevaban a mi padre sin permitirle que de mi se despidiera, y tan solamente le he podido ver por última vez, tres les rexes de la cárxel d'Uvieu 'n die 'ndenantes que l'achuquinaren. (Detrás de las rejas de la cárcel de Oviedo, un día antes de que le asesinasen). Pronto mi madre y yo, llenos de la más desolante de las tristezas, y vestidos con el traje de las más indigentes miserias y pobrezas, nos marchamos de la casa de mis tíos y nos asentamos en la abandonada, vieja y destartalada casa de mi abuela. Y sin muebles, ni nada, los dos juntos, como grandes e indomables luchadores que hemos sido siempre, dimos comienzo sin desfallecer ni un momento, a la dura lucha por la vida, sin que nadie jamás nos ayudara. Empecé a ganarme la vida como pastor, a la corta edad de que cualquier niño sólo pensaría en jugar, comer cuando tuviese hambre y recibir de continuo montones de caricias y de amor, yo sin embargo, a pesar de no poseer nada de todas estas maravillosas cosas, era en extremo a mi manera feliz. Marchaba todas las mañanas con mi ganado al monte, donde permanecía todo el día, tan sólo con la compañía que me brindaba mi fiel y siempre por mí con cariño recordado Pelayu, que era un perro, de una inteligencia y sentimientos, que más bien que un chuchu (perro), parecía aquel singular animal un ser humano. Luego por las tardes, cuando el sol se escondía por detrás de las altas cumbres, retornaba feliz a la aldea, siempre lleno de contentura, cantando las más de las veces, amenizado por el potente tañir del zumbiétchu (cencerro) que llevaba colgado al cuello el semental del rebaño. Una mañana como tantas otras me encaminé con mi rebaño al monte y seria como a la media tarde cuando a la entrada de una cueva que se asentaba en un lugar casi inaccesible me encontré medio enterrado con las piedras y la escasa tierra que hacían la reducida plataforma de la portada de la caverna, un pequeño aro de oro, yo he tenido por así decirlo desde mi infancia la inmensa suerte de poseer una imaginación tan inmensamente dislocada, que por tal solían decirme mis vecinos, que era yo el rey de las mentiras, así como el más hábil inventor de endemoniados cuentos. El caso era, que aquel misterioso anillo abandonado a tan larga distancia de mi aldea y en lugar tan argutosu (estrecho, alto, inaccesible), hiciéronme presto pensar, que aquella joya no había llegado a tal escondrijo por sí sola, sino que desde luego alguien la había traído. En el momento mi imaginación desbordante de una alegría que no encontraba un fin para frenarla, comenzó a fomentar sin el menor titubeo la fantástica idea de que en el interior de aquella caverna debía de encontrarse un tesoro de preciosas joyas y valorativas monedas, y quién le había ocultado sabe Dios cuando, seguramente habría perdido aquel anillo que por casualidad yo encontrara. Así pues, ya firmemente convencido, adentreme temerariamente sin el menor temor por la angosta cueva con las miras de apoderarme de aquella inmensa riqueza que según mi soñativa imaginación me había hecho comprender que en su interior me estaba aguardando. Pero aquel día no conseguí mi feliz propósito, porque era la caverna más larga de lo que había pensado y la oscuridad que en ella reinaba me hacía ciego de toda luz. Senteme en su entrada muy desilusionado al no poder lograr lo que había soñado, pero pronto mi mente empezó a dibujarme mil dispares tesoros, pues por el rastro que descubriera seguramente que dentro de la gruta se hallaría escondida alguna chalga (tesoro) guardado con toda seguridad por una Xana, Xumiciu, Trasgu o Culiebru (dioses de la Mitología asturiana), pues al decir de el abuelo Nicomedes cuando en las largas veladas de los inviernos y sin jamás interrumpirle con grande contentura le escuchábamos las leyendas, cuentos e historias que él lúcida y socarronamente nos contaba, afirmándonos siempre que eran tan ciertos sus relatos, como que todos habíamos nacido para morir. Y cuando hablaba de las chalgas aseguraba que tal o cual vecino, morador de esta o aquella aldea, se había hecho de la noche a la mañana rico al haber encontrado una chalga. También afirmaba poniéndose muy serio alegando unos razonamientos que convencían, que las montañas que rodeaban nuestra aldea había muchas chalgas escondidas, que fueron sepultadas hacía muchos siglos por los invasores moros, que al ser vencidos por los astures y al no poder huir con tan pesados tesoros, los ocultaban en las montañas con las miras de poder regresar algún día a desenterrarlos. Como cuento, yo en aquellos momentos vivía alborozado, sumergido en una disloca alegría al saberme ya dueño de aquella incontable riqueza, haciendo que mis inocentes ojos sonriesen felices inmersos en la imaginativa dicha de poder muy pronto liberar a mi madre de la pobreza y quitarla del agobiador trabajo que faenaba trabajando en los eros de los vecinos de estrella a estrella por un miserable sueldo andechandu (en cuadrilla) todos los días. Y así pensando todas las dichas que mi infantil mente podía imaginar, rodeado por el sepulcral silencio que envolvía la grandiosidad de las montañas, rasgado de vez en cuando por el potente y agudo graznido que desde los peñascos más inaccesibles, o desde los infinitos espacios donde con majestuosidad planeaban, lanzaban las útres (águilas), que con ojos inquisitivos oteaban con hambrientas intenciones los escabrosos riscos y las empinadas fistietchas (pequeños valles encajonados entre las peñas), con la esperanza achuquinante (asesina) de poder atrapar con la rapidez del rayo, algún recental que se hubiese xebrau (apartado) de su madre. También aquel silencio que invitaba a la meditación era con más continuidad cortado, por el dinámico tañir del zumbiétchu (pequeño cencerro) que colgaba del brioso cuello del macho cabrio, conductor y semental del rebaño. Como cuento, allí permanecía ensimismada mi mente en el soñar despierto, fabricando sin trabas de la misma nada, las más disparatadas y fabulosas dichas, que harían la felicidad de mi madre junto con la mía. Llegó casi sin enterarme el atapecer del día (al oscurecer) y fue entonces cuando desperté con prisa del maravilloso soñar donde vivía, y raudo, con agilidad y destreza que hoy al recordarla me causa dicha, reuní en pocos minutos mi rebaño, ayudado con eficacia por Pelayu, mi fiel, obediente, valiente y amaestrado perro, que no le tenía miedo a nada ni a nadie si exceptuamos al siempre mal intencionado y vigoroso macho semental de la reciétcha que yo allindiaba (ganado menudo que yo cuidaba). Y cuando ya el día agonizaba entre las negras vestimentas de la noche, entré en mi aldea conduciendo orgullosamente mi rebaño. A la entrada del pueblo sentado plácidamente fumándose un cigarro, estaba esperándome mi amo preocupado por mi tardanza y acercándose a mí, con palabras desaforadas e insultantes, a la par que me reprendía con dureza, me preguntaba el por qué me había demorado tanto. No recuerdo lo que le contesté, ni la historia que le largué, lo que si sé, que no se creyó de ella nada, pues todas las gentes que me conocían bien sabían, que yo confundía la verdad con la mentira haciendo con entrambas las más inverosímiles y dislocadas historias. Sin embargo, lo que yo sabía muy bien, era que aquel miserable labriego de mi aldea, que tenía la desgracia de cuidarle sus ganados, por la triste desgracia de una comida infame y peor vestimenta, no le incomodaba en absoluto que yo llegase tarde o que me despeñara desde un serapu (peña) y me escontonara la motchera (rompiera la cabeza), lo único que le preocupaba al condenado, era que llegasen a su teixada (casa) sanos y fartus (hartos) todos sus ganados. Al siguiente día bien de mañana como de continuo hacía, con un poco de sabadiegu (chorizo malo) un cantezu (pedazo) de pan moreno y cuatro manzanas dentro de mi zurrón, salí de mi aldea afaluchandu (arreando) el rebaño, y con aquellas miserables viandas que llevaba en mi morral, tenía que aguantar todo el día en el monte corriendo sin descanso tras aquella veceira (rebaño) de cabras. Lo que no sabía el condenado de mi amo, era que yo siempre que tenía hambre, le ordeñaba sus cabras dentro de una lata que tenía escondida en la montaña, hartándome tanto yo como mi fiel Pelayu de espumosa y fresca leche hasta el golifar (hastiar). Si el bastruya (zafio) de mi amo tan sólo hubiese sospechado que le mucía (ordeñaba) sus cabras todos los días, me hubiera eszarapau (despedazado) mi frágil cuerpo con un mamplén de cibiétchazus (con muchos palos). Espatuxaba (caminaba) yo muy contento aquella mañana, quizás lo hiciera mucho más feliz que nunca, arreaba mi rebaño con desacostumbrada prisa, porque ansias locas tenía de llegar a la montaña, para entrar de nuevo en la misteriosa cueva, pues ahora ya no tendría problemas con la obscuridad que en ella reinaba, ya que conmigo llevaba una caja de cerillas y un pequeño candil que le había arrapiegáu (hurtado, quitado) de la corte (cuadra, establo) a mi amo, y con aquella luz, sería capaz de bajar hasta las mismas entrañas de la tierra, si a tal lugar la caverna se extendiese. Aquella noche había dormido poco y soñado mucho, tanto despierto como dentro del desvelado sueño, y tanto de una manera como de la otra, siempre llegaba a la conclusión, de que dentro de aquella para mi misteriosa gruta se ocultaba una fabulosa chalga de la que iba ser yo su señor y dueño, y cuando tal me sucediese, ya no sería yo más criado de ningún rapiegu (zorro) amo, ni tampoco a mi querida madre se le encallecerían jamás las manos, efectuando esclavizantes trabajos, nunca para el prójimo bien servidos y siempre por él peor pagados, ni se partiría sus costillas refrescándose el cansancio en su propio sudor por las fincas de nuestros vecinos, por donde se arreventaba todos los días del año, por la mezquina soldada de una fuente no muy grande de harina, un cesto de patatas, o cualquier otra vianda que mitigase el enorme fantasma del hambre, que desde el fin de la guerra se había enseñoreado de nuestro indigente char (lar), que nos obligaba despiadadamente a unos ayunos tan sumamente raquíticos, que el día que comíamos algo en traza (algo mas), tal parecía que habíamos cometido un grave pecado. Cuando yo fuese dueño de aquel tesoro, (abanzaba seguido de Pelayu arreando con prisa los ganados camino de la argutosa «abrupta» montaña, a la par que imaginativamente iba pensando), compraremos una casa decente, buenas fincas y mejores ganados, y entonces nuestros vecinos nos mirarán con respeto, y no nos tratarán con el menosprecio y la esclavitud a que ahora nos someten. Llegué al fin hasta el lugar que por costumbre tenía de enveredar el ganado para que a su aire subiesen guareciendu (pastiando) como siempre hacían hasta llegar al final de la tarde que era cuando el rebaño solía alcanzar lo más alto de la montaña. Pero aquel día no seguí yo al redil como siempre hacía, sino que me adelante a él corriendo sin el menor cansancio laderas arriba, hasta que por fin sudoroso y galopante en la alegría llegué a la vecindad de la caverna. Pude comprobar sonriente a la par que cariñosamente acariciaba a Pelayu, cómo éste me miraba contrariado al ver que yo por primera vez había cambiado todos mis cotidianos hábitos. Ya que siempre nada más llegar al monte y dejar a las cabras a su albedrío pastiando, nos sentábamos en el lugar acostumbrado, y zampábamos sin pérdida de tiempo a partes iguales como buenos compañeros, la miserable comida que nos había servido nuestro amo. Después jugábamos incansablemente en mil dispares entretenimientos hasta quedarnos rendidos, y muchas veces tras de nuestros juegos, los dos juntos abrazados nos quedábamos profundamente dormidos y al despertarnos sino avistábamos el rebaño, corríamos alocados por la preocupación, por entre los abruptos riscos, y las espinosas malezas hasta lograr encontrarlo. Después otra vez gozosos retornábamos a nuestros juegos, o yo me quedaba mirando a las montañas ensimismado pensando, mientras que Pelayu se entretenía cazando grillos, u otros insectos, y otras veces con sus blancos y poderosos colmillos recorría con rabia su pelambrudo cuerpo, diezmando la cabanada (rebaño) de pulgas y otros parásitos que con su sangre se alimentaban. Como cuento, aquella mañana mi fiel Pelayu me miraba preocupado, pudiendo yo observar en sus vivarachos, picarescos e inteligentes ojos, una recriminación que me estaba haciendo, por su forma de ponerme sus fuertes patas en mi pecho, a la vez que me lamía entre pequeños y cariñosos ladridos mi rostro. Si con sus ladridos pudiese hablar mi lenguaje, seguramente que me diría. —No seas un iluso soñador, mi más querido y preciado compañero, no llegues con tu fantástico pensamiento hasta el extremo de acariciar ni tan siquiera cuanto te has imaginado. Comámonos con la alegría de que hacemos gala todos los días, esa mezquina comida que nos da nuestro despreciable amo, y juguemos con la inocente felicidad de siempre, ya que éste será el más grande tesoro que jamás podrás superar en tu vida. ¿Dónde podrás hallar una riqueza que se pueda comparar a la natural y sencilla felicidad que hoy gozas, aunque ésta se haga su camino dentro de la gran pobreza que te acompaña? Pero hoy yo sé fijamente, que aunque mi perro pudiese hablar, haciendo que en tal momento me asustase al presenciar tan grande milagro, y me dijese que no entrase en la cueva, porque lo que dentro de ella iba a encontrar sería mi propia muerte, la verdad es, que ni al mismo Faidor (Dios) en aquellos momentos yo no obedecería, y así de resuelto, encendí el candil, y sin el menor asomo de miedo, ya que la ilusión y la alegría que poblaban mi espíritu en aquel encaldar (hacer) eran tan inmensos, que empequeñecían hasta el ignoro cualquier otro sentimiento. Adentreme en la cueva que era iluminada tenuemente con la pobre luz que el candil despedía, siempre acompañado de Pelayu que tras de mí, el muy tuno de mi aventura se reía, no era larga la caverna, pues a treinta metros no alcanzaría, y cuando llegué al final, no encontré ni las Xanas, ni los Trasgus ni Xumicius, ni la chalga, preciado tesoro que yo perseguía, sólo había muchos cascos de avellanas y de nueces, algunas latas de conservas ya vacías, unos trapos manchados de sangre, unas mantas viejas y apoyadas en la rocosa y húmeda pared de la cueva, había varias armas de fuego que pronto me hicieron olvidar la riqueza que en un principio había imaginado que allí me aguardaría. Por primera vez en mi vida iba a tener juguetes, auténticos juguetes de verdad de los que usaban los hombres para asesinarse vilmente al igual que hacen los lobos cuando por su cuenta cogen un apacible rebano de ovejas. Dejé el candil en el suelo y elegí entre todas aquellas armas una brillante escopeta, lleno de contentura me senté encima de aquellas mantas y empecé a maniobrar con aquel peligroso juguete, yo sabía cómo se manejaba supuesto que mi amo tenía una escopeta muy parecida y le había visto limpiarla y cazar con ella algunas veces, durante algún tiempo estuve jugando con ella, de una canana que allí había saqué dos cartuchos que metía y sacaba dentro de su recámara, yo me creía en aquellos mis felices instantes el más grande cazador del universo. Pelayu que ya se había cansado de husmear por todas las partes y no habiendo encontrado nada donde llancái el diente (hincar) se tumbó en el suelo frente a mi mirándome sonriente y burlonamente, (porque aunque ustedes no lo crean, yo sé que los chuchos saben sonreir). Enojeme de Pelayu al ver como tan descaradamente se mofaba de mí, por eso encañonele con la escopeta con ánimo de amenazarle, pero cambió Pelayu de gesto rápidamente, levantose con rapidez del lugar donde estaba achucáu (costado), enseñome los clientes ladrándome muy enfadado y a la velocidad del rayo salió de la cueva, quizás porque el inteligente animal presentía, de que alguna desgracia iba a lleldar (hacer) yo con aquel mortífero artefacto, y no quería ser él quien primeramente la recibiese en su cuerpo. Aun permanecí algún tiempo en la gruta jugando a mi manera con las armas, y solamente cuando el candil por su guiños me hizo comprender que su luz ya se le estaba escosando (terminando), salí de la caverna con la escopeta en una mano, dos cartuchos en su recámara y el candil en la otra. En el exterior Pelayu correteaba detrás de los grillos y las camporinas (mariposas) al parecer ya libre de todo enfado. Ya cansado de jugar dejé la escopeta en el suelo y senteme tranquilamente al lado del zurrón, y en cuanto mi perro vio que ya había abandonado el arma, vino corriendo hacia mí, moviendo la cola y sonriéndome amigablemente. Allá abajo en la mitad del valle pude ver a mi rebaño cómo subía espenandu (comiendo) los pochitcus (enanas encinas), y yo de nuevo me volví a sentir feliz y contento a pesar de no encontrar la chalga que tanto con su riqueza había soñado e ideado. Comimos a hora desacostumbrada mi perro y yo aquella pobreza de comida, y tras de jugar un rato, él se quedó adormilado y yo comencé a pensar de quién serían aquellas armas. No me cabía la menor duda de que aquel arsenal de armas debía de ser de los fugáus (huidos), seguramente que eran de aquellos cuatro rapazones (mozos) que se entregaran a los soldados que estaban destacados en mi aldea. Yo los había visto en el cuartel que los militares tenían que era en la escuela de mi aldea, un amplio edificio que fuera regalado a la parroquia por unos indianos del chugar (lugar) que retornaran de las américas con la corexa betchá de cuartus (con la cartera llena de dineros). Recuerdo que aquel día que yo los vi, un soldado que de seguro sería el barbero, les estaba cortando el abundante pelo que lucían, y uno de los rapazus le dijo sonrientemente al militar. ¡No hace falta que te molestes mucho camarada, pues cuando un día de estos nos trasladeís a la cárcel de Oviedo, allí lo más seguro es que nos rebanen el pescuezo! EL MACHO CABRÍO Güelgu coyer el filu dóu d'endenantes m'enduébitchaba algamiandu na miou motchera alcuerdancies de cundu you yera guaxe, ya comu tóus non se puén cuntar per filera, per ísu xebreme d'aquín, pa dir p'acuchá, perque toes les couxes tienen la sou xaceda, ya non la quixéramus cataye nuexotrus. (Volviendo coger el hilo de los aconteceres que anteriormente en mi cerebro se barajaban dentro de las añoranzas de mi niñez, y como todos estos acaeceres no se pueden relatar en hilera, por eso me marché de éste, para ir al de más allá, que es de donde vengo ahora, porque todas las cosas tienen su propia postura, y no la que quisiéramos darle nosotros). Y aunque parecía que me había perdido por estar tan llargu lonxe (tan largo lejos) la verdad es que yo no pierdo el tiempo adornando los hechos que no deben de ser adornados, nin fiéndume en xebraures que van esfaese 'n probeces, perque 'l que non ye llicenciáu 'n filloxofía e lletres, non pué faer munches froritures con les pallabres nin les lletres, ya per ístu, tien que encaldase 'n aforrador d'istus dellicáus y'artifixusus monumentus, perque si lus mesmus que güéi día que lus manexan y'atreinan, la metá de les veces non xapien lu que falen, ya llanquen el focicu fasta les urées en telares de Pachu 'l Xabadiegu betcháus de poxa y'escosáus del granu que ye pelu que tóus muramus nista engochá vida, ¿qué fairé you que 'deprendí namái que tres meses nuna escola pública? (Ni me hondeo en deserciones que se deshagan en pobrezas, porque quienes no son licenciados en filosofía y letras, no pueden hacer muchas florituras con las palabras y las letras, y por esta razón, tienen que hacerse ahorrativos de estos delicados y artificiosos monumentos, porque si los mismos que hoy en día los manejan y cuidan, la mitad de las veces no saben muy bien ni la mitad de lo que escriben, ni otra pareja parte de lo que hablan, y meten por estos menesteres el hocico hasta las orejas, en cuestiones que los imposibilitan para después resolverlas, y si se aproximan a este nivelamiento, lo hacen sembrando una hierba productora de mermado grano, que es el punto primordial que todos intentamos recoger en esta cerda vida. Como cuento, si estos señores eruditos en estas materias se equivocan ¿qué puedo hacer yo, ¡pobre de mí!, que tan solamente he tenido la suerte de ir al colegio público tan sólo tres meses?). Cuento yo que me hallaba en aquellos mis infantiles pensares intentando saber a qué huidos pertenecían aquellas armas, y así dejé tal perder el mucho tiempo que me sobraba, cuando mis ojos retrataron el gran combate que a baja altura, muy por debajo de donde yo me encontraba, sostenían tres cuervos, que despiadada y valientemente le atacaban a un águila real, y ésta piando quizás por el dolor que le inferían los efectivos picotazos de los cuervos, o tal vez en su lenguaje maldiciéndoles llena de rabia por el no poder repeler el ataque de que era objeto. No podía defenderse de sus tenaces atacantes, porque todo su cuerpo en gran tensión estaba, ya que al volar tan bajo, todas sus enormes energías las precisaba para mover sin el menor descanso sus grandes alas, con el apremiante fin de salir de aquel espacio que al parecer pertenecía a los belicosos cuervos, que con ardorosa valentía y enquina ofensiva, disputaban tal natural privilegio, a las mismas soberanas de los cielos. Había yo presenciado muchas veces batallas entre las águilas y los cuervos, y siempre éstos las perseguían atacándoles por su parte posterior, hasta la altura donde el águila ya no necesitase mover sus alas para sostenerse, cuando esto sucedía, los cuervos precipitadamente abandonaban el combate, porque ellos sabían, que donde el águila pudiese planear, todo animal viviente que se acercara, encontraría entre sus poderosas garras una rápida muerte. Queriendo yo saber como es natural el por qué los cuervos atacaban a las águilas, un día que cuidando sus cabras junto a mí estaba un paisano llamado Máximo, que por apodo se le llamaba el «Puchegu», porque tenía tantas razones en sus hablares como palabras por su boca se alumbraran, a pesar de que el Puchegu no sabía leer ni escribir, sabía de cuentos más que el mismísimo Quevedo, e igual hacía cuando se le necesitaba de veterinario que de médico, atinaba casi siempre cuando iba a llover o hacer buen tiempo, en fin, que era Máximu el Puchegu en todas aquellas aldeas de mis amores, una Enciclopedia que aventajaría en mucho a todas las que en nuestros días nos sirven las grandes editoriales, industriadas por hombres estudiosos de las ciencias. Empezó mi amigo el Puchegu explicándome, que son los cuervos de las abruptosas montañas más bregáus (valientes) que los que moran en las valladas o pequeñas lomas, y todo porque la escasez de alimentos en las rocosas cumbres, es muy inferior a los que existen en los valles o montículos, y así como a los hombres la abundancia los hace temerosos y a veces hasta pusilánimes, y la necesidad o privaciones los vuelve por ley de vida temerarios y osados, en los animales ocurre en igual medida lo mismo, así pues, el cuervo defiende su pitanza no permitiendo que las águilas cacen a menor altura que la que les pertenece, y si desde tal situación descubren una pieza, y bajan con su endemoniado vuelo de alas plegadas la apresan y luego vuelven a elevarse al lugar que les corresponde, los cuervos no osarán ni tan siquiera molestarlas, pero si por el contrario descienden para dedicarse a cazar desde el lugar que no les pertenece, entonces los cuervos las atacan con verdadera saña y valentía y siempre logran hacerlas ascender hasta la posición que ellos consideran justa. Esto es así, porque desde tal altura las águilas sólo pueden divisar en tierra una pieza que ellos no cazan nunca, como puede ser un conejo, una pequeña res, un zorro, y hasta inclusive el mismo perro que con el pastor cuida el rebano, y también se han dado casos en que las águilas hasta han cazado un lobo, y con él entre sus garras han subido hasta sus utreras (nidos) donde le devoraban con la misma satisfacción que pudieran hacer cuando se afestinaban con las tiernas carnes de un inocente corderillo. Si las águilas pudiesen volar más bajo sin ser por los cuervos molestadas, también podrían cazar con gran facilidad, lagartos, culebras, etc., etc., y es ésta precisamente la comida que el cuervo defiende, por eso ataca al águila cuando ésta intenta apoderarse de la que él cree que es su exclusiva pertenencia. Terminó el águila al fin tras el ardoroso acoso a que la sometieron los cuervos de subir hasta la altura que ellos consideraron lícita, y rápidamente éstos plegando sus alas la abandonaron y en vertiginoso vuelo buscaron el abrigo de los arbustos de sus montañas. Terminó para mí aquel día el maravilloso espectáculo que la soberana del cielo y los bravos cuervos me habían ofrecido, y fue entonces cuando me incorporé del lugar donde me hallaba sentado, para mirar a mis cabras que guarecían (pastiaban) por encima de donde yo estaba a la corta distancia de unos cincuenta metros, lo primero que mis ojos retrataron fue el orgulloso y antipático macho cabrío, que empericotáu (subido) en un cuetaron (peñasco) a la par que espenucaba (arrancaba) las fuéas d'un pótchiscu (hojas de una enana encina), mientras que las enguyía, parecíame a mí que me estaba mirando desafiadora y despreciativamente, con sus grandes y retorcidos cuernos, su larga perilla y enorme cencerro, se me representaba como el diablo que sonriéndose ladinamente se guasaba de mi humilde persona, a la par que de mi buen Pelayu, pues a entrambos y dos el condenado nos había hecho correr infinidad de veces, por eso, tanto Pelayu como yo siempre que teníamos ocasión y traicioneramente, él le mordía sañudamente en sus cadríles (patas) y yo le atizaba barganazus (estacazos) y pedradas donde mejor encaldase (terciase). Ocurriósele a mi mente en aquellos momentos el darle un buen susto a aquel demonio con cuernos y cencerro, por eso así la escopeta con determinación, y cargada como se encontraba con dos cartuchos, apunté por debajo de donde él se hallaba con el firme propósito de tan sólo darle un susto que no olvidase en su vida, y ya sonriéndome adelantadamente por el resultado de la idea que sin más pérdida de tiempo iba llevar a la práctica, apreté los gatillos de la escopeta, y una doble y potente explosión originose que dio conmigo en el suelo por la fuerte sacudida que el arma emburrióu (empujó) con dolor en mi cuerpo. Pero escosóseme d'afechu (marchóseme del todo) tal dolor, cuando entre el repilar (ecos) de la montaña por la explosión, sentí al macho cabrío lanzar al viento grandes berridas, que hiciéronme con preocupada prontitud deducir, que aquel demonio odioso no se quejaba por el susto que pudiera recibir, sino por la perdigonada que sin yo proponérmelo le había albergado en su pelambroso y maloliente cuerpo, levanteme sin demora del pedregoso lecho donde la escopeta con su duro empujón me había acostado, y aún tuve tiempo de ver cómo el semental de mi rebano rodaba por entre los cuetus del xerrapeiru (peñas de la sierra) infiriéndose más heridas en su cuerpo que las que yo por equivocación con los dos disparos le había inferido, siendo quizás su muerte no la perdigonada que le había desequilibrado, sino los argutoxus cuetus (agudos peñascos) que cual cuchillos al rodar su pesado cuerpo por entre ellos le apuñalaban mortíferamente, por eso al detenerse en su poleamientu (rodar) detrás de un pótchiscu (encina) que encontró en su paso, dejó de berrar en el instante, que su vigoroso cuerpo perdiera la vida. Fuime yo corriendo acompañado de Pelayu que me ganó la palma en la carrera, hasta el lugar de aquel desgraciado suceso, y cuando llegué donde el chivo estingarráu (tirado, acostado) ya no contaba como enemigo vivo, vi cómo a torrentes se desangraba, a la par que Pelayu con su nutritiva sangre se fartaba (hartaba). Pensé yo con gran temor cómo decirle a mi amo lo que había pasado, él que sentía por su chivo un orgullo y continuo ponderado casi desmedido, pues siempre que la ocasión se le brindaba cuando con sus vecinos dialogaba, soliales afarrucado (faroleándose, chuleándose) decir, que no había en toda la comarca un macho cabrío que ni con mucho en raza y estatura, se le pudiese parecer al suyo. Era ya casi la hora de afalar (retornar arreando el ganado para casa) cuando se me ocurrió la idea de decirle a mi amo que el chivo por si sólo se había despeñado, así que guardé la escopeta en la cueva y apresuradamente yo temeroso y preocupado y Pelayu contento por hallarse harto, reunimos el rebaño y nos encaminamos hacia la aldea, parecía que hasta las mismas cabras que en otras ocasiones se mostraban rebeldes y saltarinas, aquel desdichado día caminaban cabizbajas y avizorantes, observando en todas las direcciones con pronunciosa alteración, buscando aquel macho cabrío que las dirigía y dominaba con su orgullosa presencia, haciéndose notar en todo momento, por el continuo tañir de su zumbiétchu (cencerro), que por primera vez en el rebaño no se sentía el caidonante ruxíu (dirigente sonido). Pienso yo que solo contento caminaba vigilante mi fiel Pelayu, porque ya nadie en el rebaño se atrevía a discutirle sus ladridos o frágiles mordiscos, cuando por orden mía a las cabras con eficiencia les infería. Más sin embargo yo, al igual que a mis cabras, algo me tenía también apresado, algo extraño para mí, por primera vez a mi espíritu esclavizaba, que ni era tristeza ni pena, pero sí era miedo y grande desesperanza. Siempre que retornaba con mi rebaño a la aldea, cuando en las atardecidas la montaña abandonaba, mi corazón ameruxáu d'allegría (rebosante de alegría) a mi garganta un torrente de cante le rogaba, y ésta inocente y falta de todo perjuicio, sintiéndose tan dichosa como los mismos celestiales ángeles, cantaba recias asturianadas, mientras que todo mi ente, afanosamente afalaba (arreaba) las cabras. Quizás cantara yo aquellas horas con más gracia que en todo el día por alegre que fuera y pudiera tener, porque por así decirlo me acercaba al sencillo y noble vivir de las gentes de mi aldea, pues diez o doce horas en la continua soledad que en las montañas me acompañaba, para un rapacín como yo era, eran muchas horas desamparado de la comunidad humana, y sobre manera yo, que con ser mi cuerpo ágil y fuerte hasta casi rayar en el desuso, empequeñecido se quedaba si le comparaba con mi espíritu tan ensoñador e imaginativo, que todas las cosas al engrandecerlas confundía, menos el miserable pan de la maxera (artesa) que mi amo me entregaba, que a pesar de ser tan escaso, jamás supe imaginar nada para engrandecerle. Estaba mi amo a la entrada de la aldea esperándome como siempre hacía para ayudarme a xebrar el rebaño, ya que como eran tantas cabras, no cogían todas en la misma corte (establo), y había que llevar parte de ellas a otra cortexa (cuadra pequeña) que estaba en la parte opuesta de la aldea. Entretenía siempre su espera el condenado de mi amo, hablando con un artesano del lugar, que se dedicaba a la fabricación de yugos y madreñas, que tenía su taller montado debajo de un hórreo, que estaba asentado a la salida de la aldea, mismamente en la desembocadura del pedregoso y empinado sendero que venía de la montaña. Desde tal lugar él sentía con antelación el potente tañir del zumbiérchu (cencerro) que ximielgaba (movía) con fuerza y hasta con orgullo el estupendo semental de su rebaño, entonces él liquidaba por el momento con el madreñeiru la conversación que estuviesen embargando, y dedicaba toda su atención a su rebano, observando con avarienta atención, en el propiar si sus ganados venían fartus óu famientus (hartos o hambrientos), o si alguna de sus cabras venía coxa (coja) por mor de haberle caído una piedra o cualquier otro accidente que hubiera acaecido, como solía ser normal algunas veces. Pero aquel inolvidable para mi atapecer (atardecer) vio antes sus cabras que escuchara el ya inexistente zumbiétchu, por eso con su vozarrón de trueno, y como una centella por mí temido, me preguntó a la distancia de una piedra lanzada cuesta abajo: —¿Qué fói lu que pasóu Xulín...? —¿El chivu perdiu 'l mayuelu...? —Quería decirme, que si el cencerro que llevaba su chivo, había perdido el majuelo, o pequeño péndulo que lleva dentro el cencerro. —Esto también era frecuente que sucediese. Contestele yo desde aquella altura con mucho menos miedo que si me encontrase ante su presencia, diciéndole que el chivo se había despeñado, y arriba en la montaña se encontraba muerto. Estas mis palabras que en el viento camino de la aldea mi voz empujó con fuerza, fueron escuchadas por mi amo que se encaricotóu (encendió) en una rabiosa tristeza, que si pudiese desahogarla, seguro que en mi persona haría él su complacencia. También la desgracia del chivo, que por mí a voces era anunciada, fue oída por algunos otros vecinos a parte del madreñeiru, y como aquel semental de macho cabrío había sido siempre tan aponderado e idolatrado por el babayu (bocazas, charlatán) de mi amo, que con su dichoso cabrón los vecinos de la aldea ya habían pescado la costumbre de decir siempre que alguien ponderaba una cosa, ¡non si paezme a mín, que moren más castrones que Manín na nuesa aldea! Bueno pues como estoy contando, todo el lugar en pocos minutos se había enterado y en parte congregado a la salida del camino que bajaba de la montaña, ya que la muerte de aquel chivo que había ya dejado entre ellos la ya dicha cantinela, les había algunos los más envidiosos y vengatibles alegrado, y a los otros los más sentimentales y nobles les entristecía la muerte de tan comentado castrón. (También se suele llamar castrones a los chivos muy grandes). Al fin entré yo en la aldea quizás con el mayor recibimiento que jamás a nadie le hicieran, y todos atropelladamente me preguntaban lo que con el dichoso castrón me había sucedido, y yo les repetía a la par que intentaba xebrar las cabras para llevarlas a sus respectivas cuadras, que se había despeñado y que todo descuatramindáu (deshecho, desarmado) se quedara en la montaña. Un ratiquín (un tiempo) más tarde, y ya siendo casi la oscurecida, tres vecinos del lugar haciendo cuadrilla con mi amo, caminaban en pos de Pelayu y mía, otra vez camino de la montaña, para enseñarles donde estaba estrapayáu (aplastado) el chivo, con el propósito de bajarle para casa, con el fin de aprovechar su piel y carnes, que serían curadas bajo las barras del xardu (secadero) una estupendísima cecina. Llegamos a la postre ya con la noche tan negra como la boca de el lobo, al xeitu (sitio) donde el chivo fechu 'n chaceiru (hecho un deshecho) ya en el frío de la muerte sin despertarse dormía, tanto Manín que yera mi amo, como los tres vecinos que le hacían compañía, sudorosos y respirando medio ahogados por el tremendo esfuerzo que suponía subir con tanta rapidez hasta tamaña altura, sin perder un momento amarraron el animal por las cuatro patas juntas haciendo cucara (en montón, juntándolas todas) con una cuerda que para tal menester ya traían, y colgándolas de un fuerte y largo palo del que también venían poseídos, echáronselo al hombro entre dos, y con menor rapidez y mayor precaución, relevándose entre ellos conseguimos llegar sin novedad a la aldea. A pesar de ser casi la media noche, aun había algunos vecinos en reunión dentro de al parecer amena charla que quizás tuviese mucho que ver con el castrón, Manín y con mi desventurada persona, esperándonos en el lugar donde el madreñeiru trabajaba. Entramos todos en procesión rumorosa en la corralada de la casa de Manín, detrás del cabrón que colgado del baral sofitado en los hombros de dos vecinos se xiringaba (balanceaba), vigilado siempre con sonrisa ladina por mi fiel Pelayu, que comprendía que al no tardar, iba a saciarse hasta el no poder manducar más, con los rojos hígados de quien en vida, le hubiera hecho correr con cierto temor con el rabo entre sus piernas. Mientras que mi amo y sus serviciales vecinos se disponían a desfoyar (desollar) colgado de unos garfios que había debajo del hórreo al desgraciado chivo, la muyer (mujer) de Manín sin parar de condolerse, y hasta inclusive queriendo a mi endilgarme parte de la culpa, me dio de cenar una escudilla de farines (harina de maíz cocida) con una taza de leche de cabra, porque la leche de las vacas la tomaban ellos y la que sobraba la hacían en manteca, que tampoco yo nunca la probaba. Por primera vez no se hallaba sentado a mi lado sacando la lengua y relamiéndose, mirándome con sus ojos inteligentes en espera que yo le tirase delante de sus narices una cucharada de mi comida a mi fiel Pelayu, pues él sabía que al lado del castrón, tenía una fiesta grande con sobrada pitanza. Comía yo vorazmente aquellas puliendras (farinas), a tan desusada hora de la noche, sin que mi mente de pensar cesara, y antes de terminar mi miserable cena, una luz que me llenó de cierto temor en mi cerebro escendiose, para decirme con su claridad, que no iba a transcurrir mucho tiempo antes de descubrirse mi mentira, porque al esmianaye 'l pelleyu (quitarle el pellejo) al castrón, le encontrarían incrustadas en su cuerpo las postas que le habían matado, y me interrogarían sobre tal suceso, siendo yo al momento un cómplice y encubridor de la muerte del condenado cabrón, que según parecía me iba a dar guerra hasta después de ser muerto. Seguramente querrían saber el por qué les había mentido, haciéndoles creer que se despeñara, cuando a la prueba estaba que fuera abatido por un tremendo pistoletazo. Bajé después de cenar a la corralada donde los hombres andaban a vueltas en la desfoyadura del castrón, a la luz de un par de candiles de carburo y no llevarían un cuarto de hora reparándoles en su circunstancial oficio de carniceros, cuando Antonón el de la Cuandia dijo sorprendido mirando para mi amo que le alumbraba con el candil en la mano para que los otros vieran mejor en la faena que encalducaban (hacían). ¡Ah Manín, isti castrón non morrióu comu diz el tou criadín despeñáu, pos tién ente 'l coración ya lus polmanes un manegáu de postes llancades, asina que si quiés saber quién l'achuquinóu, pregúntaye 'l tou rapazacu, lu que axucedióu! ¿Qué ye lu que me tas diciendu...? ¿Quién diañus diba pegái 'n tiru 'l miou cabrón ? Antonón arrabucandu d'ente les asaures del chivu cuatru ou cincu postes que yeren de grandies comu arbeyinus rancuayus, díxole 'l miou amu metiénduyes per dellantri 'l focicu: ¡Mira Manín, ístu fói lu qu'achuquinóu 'l tou chivu! (Ah Manín, este cabrón no murió despeñado como dice tu criado, pues tiene entre el corazón y los pulmones un cesto de postas plantadas, así que si quieres saber quién le asesinó, pregúntale a tu muchacho lo que sucedió). (¿Qué es lo que me estás diciendo? ¿Quién demonios le iba a pegar un tiro a mi cabrón?). (Antonón arrancando de entre las asaduras del chivo cuatro o cinco postas que eran de grandes como pequeños guisantes, le dijo al mi amo mostrándoselas por delante de su hocico: ¡Mira Manín, esto ha sido lo que asesinó a tu chivo!). Hallábame yo detrás de ellos a media penumbra, por eso no pudieron ver cómo todo mi cuerpo temblaba, y mis mexiétchas (mejillas) se encendían como las mismas brasas cuando el viento las apuxa (atiza). Quizás si fuese a pleno día, me hubiesen sacado la verdad al descubrir yo mismo por mis síntomas externos la mentira, pero la noche, encubridora de toda claridad que profané sus negras vestiduras, me ayudó a ser firme e inamovible de mi primera mentira. Convencido mi amo de que le había engañado, acercose a mí con el candil en una mano, y llena su despreciable alma de ira, y enloquecida venganza, con la otra su mano, atizome un fatáu de morráes (varias galletas, tortas, guantazos) que dieron con mi cuerpo en el suelo, y antes de que yo pudiese huir del peligro que me rodeaba, levantome del suelo con la misma mano que tan vilmente me castigara, y a la par que alumbraba mi rostro donde la abundante sangre que manaba de mi nariz lo embadurnaba, me dijo mirándome con sus ojillos de bracu (cerdo) donde la maligua ira en un brillo salvaje se enseñoreaba: ¡Ahora mismo me vas a decir hijo de perra y de republicano asesino, que el día que asesinaron a tu padre que era lo mismo que tu un embustero y un bandido, te tenían que haber envenenado a ti, para que no pudieses hacer el mismo mal que hizo tu condenado padre, vamos, dime quién fue el que disparó contra mi chivo, dímelo pronto o terminaré contigo! Y al tenor que esto me estaba diciendo, su dura mano caía una y otra vez sobre mi rostro, y fue entonces cuando aquellos hombres de entre sus manos me arrancaron, pues al no hacerlo, quizás aquella bestia humana, que había luchado en defensa de la (PAZ DE ESPAÑA) fácil me hubiera asesinado, como seguramente acostumbrado debía de estarlo, al haber practicado tal demoníaco proceder, con otros indefensos inocentes, de los miles que asesinados fueron en Nuestra Patria, por cobardes, dañinos y miserables hombres, como lo era mi despreciable amo. Fue curado con agua fresca mi amoratado y sangrante rostro por Antonón de la Cuandia, que me aconsejaba cariñosamente, les dijese lo que con el cabrón me había en la montaña sucedido, y que no tuviera ningún miedo de contar la verdad que se buscaba, pues ella misma me protegería de quien me hubiera amedrantado para que no le delatara. Cuéntanos hijo si fueron los huidos quienes al chivo le dispararon, ya que nadie más que ellos pudo hacer tal cosa, y ten presente que si no nos lo dices ahora, mañana vendrán los guardias y ya verás cómo con ellos no puedes seguir negando. Díjele a Antonón el de la Cuandia, que yo estaba dormido, y que me desperté cuando sentí al cabrón bramar desesperado al tenor que bajaba rodando por entre los peñascos, siendo aquello todo cuanto yo había visto y oído. Volvió otra vez ya más sosegado mi amo a insultarme y amenazarme, y a la postre me ordenó que abandonara su casa, pues él no fartaba bribones que lejos de cuidar su rebaño, permitían que personas tan canallas como yo lo era se lo asesinaran. Marcheme de aquella casa de noche, maltrecho mi cuerpo y deshecha de sufrimientos mi infantil alma, sin más pertrechos que los que llevaba a costillas, que eran los únicos que poseía, y que constaban de un mono de caqui hecho de la guerrera de un soldado, con más remiendinos que de plumas tiene una gallina y de todos los colores que imaginarse puede, calzado con unas alpargatas de esparto donde los calcaños se asentaban en el suelo y los dedos lo mismo hacían por no quedar de las alpargatas nada más que la parte del centro. Por primera vez desde hacía varios meses que Pelayu era o mejor dicho había sido compañero inseparable de hambres y fatigas, de juegos y caricias, de largas soledades entre ambos repartidas, por primera vez digo, mi fiel compañero ya no me seguía, me traicionaba el muy ladino por unas piltrafas que de vez en cuando aquellos hombres que carniceraban en el cabrón, le arrojaban en el empolvado suelo de la corralada, para él valía en aquellos momentos más la asquerosa pitanza, que todo el cariño que yo pudiera brindarle, ya no se recordaba el muy desagradecido de que yo repartía con él a partes iguales la escasa comida que para mi sólo me entregaba el llabascón (cerdo grande) de mi amo, en una palabra, Pelayu era un desagradecido y egoísta, propiedad que en mayor o menor cuantía, va fusionada en el instinto de todo ser mamífero de la Tierra. Llegué aquella primera noche de mi vida, que había sido maltratado, insultado, golpeado, pisoteado, arrastrado y ofendido a tan gran profundidad y altura, que dudo que a mis años en todo el mundo, a nadie le hubiera sucedido tan inhumana atrocidad, cuento yo, que hice mi entrada en la casa de mi madre, que en la sazón se encontraba trabajando en una alejada aldea, en el caserío de otra viuda que su marido había sido asesinado en el cementerio de San Salvador de Oviedo la misma noche y en el mismo paredón que fusilaran a mi padre, así pues, hallábame yo sólo en casa y eso enormemente en aquellos momentos me alegraba, pues si mi madre hubiera estado en la casa, le haría sufrir aviñonándome yo de pena, y quizás ocurriesen peores cosas, ya que mi madre era, y aun sigue siendo, y Dios me la conserve muchos años, pues fue lo mejor y lo único que he tenido en mi existencia, mujer de duro carácter, intrépida y valiente hasta no tener el más pequeño temor, de pelearse ella sólo contra todos los moradores de la aldea. ¡Cómo mi madre, nacen en un siglo pocas mujeres! Al día siguiente que era domingo, y por tener en la parroquia a que pertenecía mi aldea, un cura que para demonio había nacido, ya que el muy condenado había conseguido de las autoridades una ley, que no se quién se la había fabricado, pero el caso es que existía, y condenaba a todos los vecinos a oír la Santa Misa, y a no trabajar ni en las tierras, ni en los prados, ni en nada, bajo pena de una multa que la ley considerara justa por ser injusta. Como yo ya no tenía trabajo, pues cuidar los ganados estaba permitido, y aquel gochu de mi antiguo amo desde aquel día tendría que hacer el trabajo que como un miserable esclavo yo le hacía, me levanté tarde del único xergón de fuéa (jergón de hoja) que en la casa había, que lo había industriado de unos sacos, porque todo cuanto poseíamos que era bien poco, al terminar la guerra el honrado vencedor nos lo había robado, y no contentos con esto, todavía fusilaron a mi padre, acusándole de haber robado grandes cantidades de dinero, de haber hecho esto, lo otro, y lo demás allá, y todo porque se le querían cargar cuatro caciques, como se ha hecho en todos los lugares de mi Patria buena. Noté que me dolía el rostro y que le tenía ensangrentado, no pude mirármelo al espejo. porque éste era un lujo que en mi casa no existía, así pues, me fui hasta el río que por detrás de mi casa pasaba, y me lavé como mejor pude, secándome después a las sucias y ásperas mangas de mi mono, y sin desayunar nada, porque en la casa no habla ni la más mínima consolación de comida, me dirigí a oír la misa, ya que yo de pequeñín era muy creyente y religioso. Estando yo enredando (jugando) con algunos otros guaxinus (niños) de mi aldea, en espera que tocase la última campanada para entrar en la iglesia, vi llegar la pareja de la guardia civil y un vuelco de temor revolvió mi ánimo, que casi consiguió ordenarme que saliese corriendo, huyendo pronto de aquel nuevo peligro que me acechaba. Sin embargo no lo hice, porque o no era lo suficientemente valiente, o lo necesariamente cobarde para hacer tal cosa, lo cierto es que cesé de jugar y me quedé mirando para ellos, lleno de temor, de tristeza, de pena. Preguntaron a alguien quién era yo, uno de mis vecinos me señaló, entonces los guardias me llamaron, y yo hacia ellos avancé, cabizbajo, temeroso y desamparado, igual los niños que los vecinos me miraban sin urniar (decir) palabra, muy posible muchos de ellos, tanto fascistas como rojos, vencedores o vencidos, sintiesen una profunda pena al ver aquel niño, desventurado e inocente ruina que dejó la vil venganza de la posguerra, avanzar sin protección ni cariño de nadie hacia los guardias, al fin llegué junto a ellos y me los quedé mirando, no me gustaron sus rostros, que me parecieron dos demonios, entrambos se quedaron mirando unos momentos en silencio mi rostro, en el que se podía leer la despreciable cobardía y nefastosas intenciones, que se enraizaban en el podrido sentimiento de mi amo, pude comprobar que esbozaban una tenue sonrisa, y no pude descifrar, si era que les alegraba observar el sello del martirio anclado en mi cara, o si por todo lo contrario, me dedicaban un consuelo de lastimosa consideración. Qué enano era yo físicamente en aquella lejana y para mi inolvidable, desgraciada y maestrosa mala época, si desde mi distancia también en el momento mi señora prisionera, proyectó mi mente siempre libre, como el misterioso dios que en cada mente humana vive, cuento yo que si me observé ante toda aquella gente, asustados los unos, hartos de maltratos, satisfechos los otros, por formar parte del mando, e indiferentes los restantes por no contar nada en ningún bando, digo que si me vi tan insignificante en mayor cuantía todos cuantos me rodeaban eran, ya que ninguno de ellos optó, en defender a un niño inocente y lleno de temor, que no había cometido más delito que el matar sin querer a un chivo, que era menos cabrón que todos aquellos papalbus humanos. Uno de los guardias con el mosquetón en la mano, me acarició mi corta y jamás peinada cabellera, pues nada más que tenía dos dedos de larga, mi madre me la rapaba al cero para que los abundantes piojos en ella no sembraran la descendencia de sus miserias, y a la par que esto hacía tan despreciable celador de una ley muy poco justiciera, con palabras que pretendían ser cariñosas y amables me dijo: —Ya veo por las caricias que luces en tu rostro, que con todo merecimiento y sin ninguna duda el señor Manín te ha hecho, que eres un niño rebelde, desobediente y malo, que te niegas a decir la verdad, y por lo tanto por todos estos endemoniados pecados irás al infierno, así es, que si ahora mismo no me dices quién fue el que disparó contra el chivo de tu amo, yo también tendré que castigarte. En esto estábamos el guardia y yo rodeados por los vecinos que no decían ni pío, cuando hizo acto de presencia el señor cura, que relevando a la autoridad de su palabra no así de mi persona, me aconsejó apoyando sus frases en la Divinidad de Señor, para que les contase la verdad que me liberaría de todos mis sufrimientos. Díjele al cura lo mismo que al guardia que yo estaba dormido, y que sólo me había despertado al oír al chivo berrar a la par que bajaba por entre los peñascos rodando. La ruda mano de aquel guardia, que seguramente había sido toda su vida un rústico campesino y que la guerra le había liberado de tan honrado lugar para colocarle en el más delicado de los oficios, como es el de servir con dignidad a la Justicia, cuento yo que aquella pesada mano de aquel hombre que pensaba que las personas había que tratarlas como a las bestias con las que él hubiera vivido siempre, dejó de acariciar mi cabeza y sus dedos se aferraron como si fuesen fuertes murgazas (tenazas) a una de mis uréas (orejas), y sonriéndose como si me estuviese el muy hipócrita acariciándome, a la par que me rogaba que le contase la verdad, me apretujaba con tal fuerza, que el dolor que me inyectaba me hacía ver todas las estrellas. Creo que lo que más le molestaba aquel cobarde representante de la ley, no de la Justicia, era que yo, que la vida ya me había forjado en saber llevar el sufrimiento, ni llorara, ni gritara ni menos me quejara de nada, por eso el infame seguía despiadamente con todas sus fuerzas apretándome, aun es hoy el día, que cada vez que me recuerdo de aquel momento mi oreja se pone tan rápidamente colorada, que hasta me molesta el calor que alumbra. Así en este atroz sufrimiento yo me debatía, sin que nadie de los allí reunidos por mí intercediera, dentro del horripilante dolor que me producía aquel estrapayáu d'uréas (retorcimiento, aplastamiento de orejas), cuando llegó mi madre ante la concurrencia, pues como era domingo, bajaba la pobre de aquella aldea donde toda la semana había estado trabajando, trayendo encima de la cabeza una manieguina (cesta) llena de viandas que en el caserío le habían dado a cuenta de su esfuerzo. Cuando mi madre me vio a mí, en tal escarnecimiento, tiró la manieguca al suelo, y llena de una fuerza airada que la multiplicaba, se acercó tan randa como una centella hasta mi verdugo y arrancándole el mosquetón de un fuerte tirón de entre su mano, le pegó con él tamaño golpe encima de sus costillas, que dio con él como si se tratara de un muñeco de trapo en tierra. Antes de seguir con esta cierta historia, voy hacer un inciso, para describir muy someramente cómo era mi madre en aquella época. Era joven, aun no llegaría a los cuarenta años, y a pesar de su juventud, ya había perdido la pobrecita dentro de los mayores sufrimientos que se puedan imaginar, a dos hijos que luchaban en la guerra, a su marido que fuera fusilado y a todo cuanto poseía. Mi madre como perteneciente a la más ancestral raza astur, era rubia, con el pelo del color de la miel, o de la escanda sazonada, tan abundante lo tenía, que cuando lo llevaba suelto y se acuruxaba (agachaba) le tapaba todo su cuerpo como si lo cubriera con una preciosa manta. Sus ojos eran a veces tan azules como el transparente cielo de una mañana de primavera, y en ocasiones eran tan verdes como los mismos campos de nuestra aldea. Era tan pura y recia como la misma madre naturaleza, inamovible en sus decisiones, honrada y justiciera. Era una auténtica astur procedente de la primera raza que pobló las ubérrimas montañas de mi noble tierra, y no una mistificación como somos hoy en día más del noventa por ciento de las gentes asturianas, enraizados con todos los colonizadores de nuestra tierra. Mi madre enojada era una invencible fiera, y tranquila y serena, era tan hermosa y dulce como incomparablemente lo es mi asturiana tierra. Y ya dicho con suficiente claridad como era esta excepcional mujer, vuelvo a centrarme en el desaguisado que mi madre justicieramente preparara, con una valentía y decisión tal, que dejó a todos perplejos y anonadados, pues el guardia que en posición ridícula espanzarrado moraba en el suelo, desde tal lugar miraba con ojos desorbitados a mi madre que con el mosquetón en la mano y a la par que se lo arrojaba con fuerza y mala sangre contra su pecho le decía: ¡Yes un llimiagu, lu mesmu que toes istes xentes que conxentíen, qu'dellantri de la mesma ilexia del Faedor, y'en prexencia d'isti cura escosáu de coyones ya xusticieres razones, lú mesmu que tous vuexotrus que sois una cabaná de baldreyus, que tu que yes un cachiparru, martirizares a isti nenín pequenu, ya s'ístu faedis con miou fíu qu'entavía 'l probitín non sabe dúnde come, ¿qué faeredis con les prexones mayores? (Eres un rastrero baboso, lo mismo que todas estas gentes que te consienten, que delante de la iglesia de Dios y ante la presencia de este cura que no tiene ni cojones, ni justicieras razones, lo mismo que todos vosotros, que no sois nada más que un rebaño de cobardes, que tú que no eres nada más que un parásito martirizaras a este pequeño niño. Y si esto haceís con mi hijo, que todavía el pobrecito no sabe de dónde come, ¿qué hareis con las personas mayores...?). El otro guardia que sin lugar a dudas parecía un hombre con mejores sentimientos que el gusano que me había martirizado, intentaba sujetar a mi madre propinándole palabras que le aconsejaban que no complicara más las cosas, mientras que su repugnante compañero se levantaba del suelo, y ya con el arma entre sus manos, la enarboló por encima de su cabeza en amago de dejarla caer encima de mi madre a la sazón que con una inquina maligna y cobardosa le decía: ¡Si fuese usted un hombre, ahora mismo le partía la cabeza en dos para que al final de su existencia comprendiera usted, que el deber de todo ciudadano es respetar a la ley! A lo que mi madre le respondió de la siguiente manera: —Si you fora un home, a usté había qu'allevantalu dóu tá, p'ancuandiálu debaxu tierra, que ye 'l llugar quéi cuerresponde a la xentuza baldreyante comu ye usté. Ya tocante a la ley que reprexenta, que ye tan betchá de maldáes comu usté mesmu, pásula you ya toes les prexones decentes pente les piernes ya mexamus per echa. ¡Perque isa lley que tantu cacaréa achuquinóu ya t'achuquinandu a fatáus d'iñocentes, sin respetar nin al vietchu que t'encantu la xepoltura, nin al xoven qu'entavía non golióu 'l tafu de papalbus ya rapiegus que tienen tous los comedores que la endubiechan y'esmarachen! (Si yo fuese un hombre, a usted había que levantarle del lugar donde se encuentra para enterrarle bajo tierra, que es el sitio que le corresponde a la gentuza cobarde como lo es usted. Y tocante a la ley que tanto cacarea, que está tan rica de maldades como usted mismo, la paso yo y todas las personas decentes por entre las piernas y meamos por ella). (¡Porque esa ley que usted representa, ha asesinado y está asesinando a muchos inocentes, sin respetar ni al viejo que ya se encuentra al borde de su sepultura, ni tampoco al joven que todavía no se ha olido, el característico mal hedor que emana de los comedores, indeseables y ladrones que la han hecho, así como ustedes que atropelladamente obligan a punta de pistola y látigo a que se cumpla!). Aun puedo ver en los rostros de todas aquellas gentes que nos rodeaban, desde esta asquerosa celda donde viviendo el presente que me aprisiona en esclavo de unas injustas ordenanzas, mi mente desdoblándose en dimensiones pasadas, añora con tristezas y alegrías, las primeras alumbradoras fuentes de toda mi desgracia. Sí, veo los ojos asustados de algunos de mis convecinos, que al escuchar aquellas graves y acusadoras palabras que mi madre airada, enloquecida y por toparse en su justo desquiciada, le decía a aquel guardia que tan cobardemente la amenazaba. Sí, veo como todos ellos con tristeza pensaban, que mi madre no iba a salir de aquel asunto bien librada. Pues en aquellos tiempos por menor delito, al paredón de fusilamiento llevaban a personas más recomendadas. Vi los ojos de aquel guardia ruin y rastrero, vilos cómo se llenaban de una alegría satánica, quizás en otras ocasiones ya por él vivida, cuando a tantos inocentes martirizaba o asesinaba. Vi cómo dejó de amenazar a mi madre, cómo colgó el mosquetón de su hombro, y metiendo la mano sonriendo canallescamente en su macuto, sacó unas relucientes esposas con las que se disponía a encadenar a mi madre en el lleldar (acaecer) que le decía: —La voy a llevar a usted y a su hijo detenidos hasta el cuartelillo, y allí, le enseñaremos a usted a respetar la ley y el orden, ya verá usted cómo cuando nosotros la dejemos, no se le ocurrirá jamás ofender a la ley y al régimen, ni aun en su propio pensamiento. Y en cuanto a su cachorro, que parece ser tiene su misma casta, también le enseñaremos a decir la verdad aunque tengamos que arrancarle la lengua. Fue entonces cuando uno de los dos principales caciques de la aldea, que también ye menester que cuando encarte les diga cómo eran, le dijo al guardia con palabras amenazadoras: ¡Dexe tranquíl ista muyer ya 'l sou fíu, pos güéi mesmu vou cuntaye you 'l sou xefe la clás de guardia que ta fechu. (Deje tranquila a esta mujer y a su hijo, y hoy mismo le voy a contar a su jefe la clase de guardia que está hecho, que se ha dejado desarmar por una mujer cuando cobardemente usted martirizaba a su hijo, poco puedo poder yo si no le hago catar covixu noitre ufixu (oficio), perque nisti de guardia paeme amindi que nun ten llixa (arte, valer, etc.). La fuerza y poder que tenían aquellos desalmados caciques en aquellos tiempos de desalmados vivires, achindi mesmu xuntu lus mious güétchus (allí mismo frente a mis ojos) quedaba bien claro, porque aquel guardia aviñonáu de miéu (lleno de miedo), se justificaba rastrera y servilmente pidiéndole perdón aquel hombre que no había sido en toda su vida nada más que un verdadero canalla, per ístu miou má noxá fasta cuaxí la llocura dista maneira le falóu (por esto mi madre enojada hasta casi la locura de esta manera le habló). —Lu que me faltaba per uyír, que tena que debéi cumplíus a isti baldrayu d'achuquín, que dexóu la nuexa 'ldina xemá de güerfaninus dexamparáus de la mán del Faidor ya de lus homes. (Lo que me faltaba por escuchar, que tenga yo que deberle favores a este cobarde de asesino que dejó la aldea sembrada de huérfanos desamparados de la mano de Dios y de los hombres). ¿Nun foste tóu sou banduerru de lus enfermus el que denuncióu 'l miou home paque me l'achuquinaren na cárxel d'Uviéu? (¿No has sido tu comedor, canalla de los infiernos el que ha denunciado a mi marido para que me lo asesinasen en la cárcel de Oviedo?). ¿Ya con lus fíus de Manolón el Gocheiru...? ¿Qué foi lu que fixiste conechus baldrayán? Que yeren un par de rapazus más bonus qu'el pan d'escanda qu'enxamás fixerun mal a naide, ya cundu taben per aquíndi de millicianus, ya tóu t'encovaxabes fugáu per les branes, tóus xapiemus na cabana que t'empayaretabes, ya tantu nuexóitres perque yeras veicín comu aquechus ñocentinus rapazus qu’achuquinasti deximiémuste xempre pa que nun te prendieren. Que fatiquinus forun lus probetayus rapazus, y'anxín pagarun con las sous vides les sous fatezas, pos se te viexen deñunciáu, nistes gores tabes fechu 'n meruxéiru de merucus, xustamente lu que yes, y'echus taríen vivus al lláu de lus sous pás. (¿Y qué has hecho con los hijos del Cerdero?, que eran un par de mozos más buenos que el pan de escanda, que no han hecho más mal los pobrecitos, que cuando fueron al servicio militar por la quinta; y estuvieron por estos contornos de milicianos, mientras que tu andabas por la braña huido, y sabiendo nosotros en la cabaña donde te refugiabas, no te hemos denunciado porque eras nuestro vecino, aunque tuvieras la idea política que te diera la gana, que no debe de ser ninguna, porque te parió tu madre canalla desde la entraña, pues como te estoy diciendo, tanto aquellos grandes rapazos como nosotros, te olvidábamos siempre para que nunca te cazaran. ¡Qué tontos fueron aquellos pobres y desgraciadinos muchachos, y así pagaron con sus vidas sus tontezas, pues si te hubiesen denunciado, a estas horas, tu estarías hecho una verbena de gusanos, que ni más ni menos es lo que eres, y ellos estarían vivos al lado de sus desesperantes padres!). Todos escuchaban a mi madre silenciosos y asustados, considerando algunos con tristeza, que mi madre se había vuelto turulata (loca) para atraverse a manifestar acusadoramente ante los guardias, el cura y el pueblo, lo que todas las gentes de la aldea sabían que era cierto, pero no se detuvo mi madre en el acuse que le hacía aquel villano de todas sus bellaquerías, pues al no encontrar nadie que la importunara, siguió con su palabra y con igual fuerza mortificándole de esta manera: —E nus tiempus d'endenantes, cundu lus roxus mandaben lu mesmu que vuexotrus facedis nagora, non trañia l'esquilona de l'ilexa p'axuntanus en conceyu p'uyír la misa tres el cura, perque pieschada taba la casa del Faidor, ya con lus curas lus roxus nagua querían, peru a pesar de tar tan lexus del Faidor, a naide s'achuquinóu n'aldea, ya se morrierun un par de rapazus, fói nel frenti, peru nagora que tenemus l’ilexa 'l entestate, y'un cura que coyius de la man quiér chevanus a tóus pel atayu de non sei que Dios, ya non sei que cielu, pos con tou isti telar, entremedáu de cures, ya caciques comu lu yes tóu, de confexones, mises ya xermones, achuquinasteis n'aldea 'n poucus dies, más xentes que de mala manera, enxamás de lus xamases en Asturies murrierun. Se tóu xupiés so lladrón achuquinante, lu mesmu que toes istes xentes que m'acorrelan, lu que you tenu xufriu nes comunicaciones de la muerte que se encaldaben na cárxel d'Uvieu, dúnde 'l miéu ya 'l espavoríu facien fuercia, únde 'l fríu enxenebráu la entraña te queimaba, únde les chárimes esbocáes en el glayíu xapoixaben, atristeyáus ya dollores qu'eszarapicaben, tous lus xentíus de cuantus escuchaban. Non puéu apoixar de mious videtches, lus güeyus enfervecíus de aquechus homes, qu'agoxáes allumbraben engafuráes chárimes, con les manes tembluqueántes per el miéu, acoyendu con desesperación las rexes de fierru, que non lus dexaben en postreira vez, abrazar a la sou muyer ya lus sous fíus, qu'ameruxáus de cariñu, ya betcháus de dollor, choraben ya glayaben, xiringáus per el amore que profexaben naquel home, que yera 'l pá de lus fíus, el mantín desous quereres, y’l caidonal del sou llare. Naide algamía per mor de aqueches rexes de fierru entemedades, falagar cómu postreira despedida, a la muyer nin al home, nin lus pequeninus fíus, que güerfaninus naquecha nueche diben quedaré, perque banduerrus baldreyus lu mesmu que tóu, lus deñunciaben y'acusaben de faer fatáus de couxes, que ni nel xoñéu lus probetayus dacuandu lleldaren. Tóus nun mirabamus atristeyáus per debaxu la borrina qu'acobertoriaba lus güeyus encarnispáus pe les chárimes, ya lexus de falanus tantes couxes, nel tiempu tan escosu que nus daben, esfaíamonus en playíus choramiqueirus llastimeirus e nes fanes más mortales. Enclicáus tous per un dollor que nes entrañes esquiciáu t'esgarduñaba, tabamus fatáus de xocenes muyeres que güéi toes viudes y'esgraciaínes semos, enlloquecides y'engarrinchades a les rexes que a la llibertá ya la xusticia trincotiaben. Nagua podiamus decinus, perque la pallabra afogábase na conguetcha qu’el alma esfaída pe la tristieza sacupaba, sous penares nel gargüélu, a munchus el dollor añuedábayes el celebru con tal prietura, que esmurgazábanse col xentíu perdíu nel enllabanáu xuelu. Alcuérdume comu s’agora mesmu fora, ya xamás de lus xamases tal desxusticiáu, endiañáu, baldreyóuxu ya chuquinamientu de xentes abondes d'eches tan iñocentes comu isti rapacín, que la mesma lley qu'achuquinóu a suo padre, martirizóulu a él, ante 'l cura, que mangonéa la mitá la aldea, y'isti banduerru de cacique dumeña entrambas partes, ya tous voxoutrus qu'empaparáus per el miéu, olvidósebus defender tou lo güenu per lu que lus vuesus homes llucharun ya morrierun ¡Sin alcuerdume d'aqueches canallesques comunicaciones que se lleldaben na cárxel d'Uvieu, ya non esborraránseme de les mious vidatches metantu que la vida me acompañe! (En los tiempos ya pasados, cuando los rojos mandaban lo mismo que vosotros hacéis ahora, no tañía la campana de la iglesia, para llamarnos y rejuntarnos a todos en fraternal comunidad, para escuchar la misa detrás de un cura, porque cerrada estaba la Casa de Dios, y con los curas los rojos no querían saber nada. Pero a pesar según parecía de que se encontraban muy lejos del Hacedor, a nadie asesinaron en la aldea, y si han muerto un par de jóvenes, ha sido luchando en el frente. Sin embargo ahora, que tenemos la iglesia siempre abierta y un cura que asidos de la mano, quiere llevarnos a todos por el camino más corto para alcanzar, no sé a qué dios, ni tampoco a qué cielo, pues con todos estos sucederes que ahora están pasando, entretejidos por los curas, y por caciques como lo eres tú, de confesiones, misas y sermones, habéis asesinado en la aldea en pocos días, más gentes que de mala manera, jamás de los jamases no contando estos tiempos, en todo Asturias han muerto. Si tu supieras so ladrón y asesino, lo mismo que todas estas gentes que nos rodean, lo que yo he sufrido en las famosas comunicaciones de la muerte que se hacían en la cárcel de Oviedo, donde el miedo y el pavor, hacían fuerza, donde el helado frío que el temor producía, al mismo tiempo las entrañas te quemaba, donde las lágrimas deslocadas en gritos lastimeros se posaban, haciendo tristezas y dolores tan inmensos, que despedazaban todos los sentidos de cuantos escuchaban. No puedo apear de mi cerebro los ojos enardecidos de aquellos hombres, que a cestadas alumbraban envenenadoras lágrimas, y con sus manos temblorosas por el miedo, cogían con desesperación las rejas de hierro, que les prohibían por última vez, abrazar a sus mujeres e hijos, que llenos de cariño y ricos de dolor, lloraban y gritaban desesperadamente, movidos por el amor que profesaban a aquel hombre, que era el padre de los hijos que quedarían ya para siempre desamparados, el amante esposo de sus quereres, y el fuerte guía de sus lares. Nadie alcanzaba por la causa de aquellas rejas de hierro fuertemente entretejidas, halagar como última despedida, a la mujer ni al hombre, ni a los amados y pequeños hijos, que huerfanitos aquella noche si iban a quedar, porque indeseables cobardes lo mismo que tu eres, les habían denunciado y acusado, de haber hecho muchas y malas cosas, que ni en el sueño los pobrecitos, jamás ni habían pensado. Todos nos mirábamos entristecidos, por debajo de la niebla que nublaba los ojos enrojecidos por las lágrimas, y lejos de hablar de tantas cosas en el tiempo tan corto que nos daban, nos deshacíamos en lamentos lastimosos, que nos precipitaban en los abismos más mortales. Agachados todos por un dolor que en nuestras entrañas enloquecido sin piedad las arañaba, estábamos en aquella triste ocasión, muchas jóvenes mujeres que hoy todas viudas y desgraciadas somos, enloquecidas y agarradas con desespero a aquellas rejas, que a la Libertad y a la Justicia pisoteaban. Nada podíamos decirnos, porque las palabras ahogábanse en la garganta, que el alma deshecha por la tristeza, vertía en ella sus penares. A muchos el dolor les aprisionaba el cerebro con tal fuerza, que se desvanecían privados del sentido entre las losas que poblaban el suelo. Recuerdo como si ahora mismo estuviese sucediendo, y nunca jamás, tal injusticia, endiablada cobardía, y canallesco asesinamiento de gentes, muchas de ellas tan inocentes como este pequeño, que la misma ley que asesinó a su padre, le está martirizando ahora, precisamente ante la presencia del cura, que es el dueño de la mitad de la aldea, y de este indeseable de cacique, que domina entrambas partes, y de todos vosotros que llenos y dominados por el miedo, os olvidasteis de defender todo lo bueno y hermoso, por lo que vuestros hombres lucharon y murieron). (¡Sí recuerdo aquellas canallescas comunicaciones que se hacían en la cárcel de Oviedo, y que ya nunca podrán borrarse de mis sienes, mientras que la vida me acompañe!). Recuerdo perfectamente cómo todas aquellas gentes escuchaban a mi madre entre asombrados, y compasivos, entre temerosos avergonzados y ofendidos, y quizás hubiesen escuchado muchas más injusticias que habían hecho no los caballeros y valientes soldados, que denodadamente lucharon hasta conseguir la victoria, ni tampoco las juventudes que militaban en el partido triunfador, sino las gentes maduras, caciques que habían conservado la vida en entrambos bandos, que llenas de un odio vengativo y endiablado, habían hecho ellas más muertes criminales en la paz de la posguerra que todos los leales luchadores de enemigos bandos. Digo yo que mi madre con su cordura de mente les hubiese seguido acusando, si el cura, muy oportuno y diplomático, como son todos los religiosos de carrera larga, no se ausentara sin decir palabra, y ordenara al sacristán que tocase la última campanada, para entrar a la iglesia con el fin de escuchar la misa. Y ahora diré, que mal dicho está que yo diga que el sacristán tocase la campana, porque no había tal campana, ni en la iglesia de mi aldea ni en ninguna otra en todo el valle, ya que los rojos, se las habían llevado todas, no sé con qué fin ni propósito, como tampoco puedo comprender porque quemaban los santos que jamás les harían ningún daño, y dejaban con vida a indeseables como los caciques asesinos de mi aldea. Lo cierto es, que como campana de la vieja iglesia de mi aldea, había un trozo de raíl colgado del pórtico con una alambre, donde aporreaba el sacristán, con un martillo medio deshecho de los de cabruñar la guadaña. Nada más que el toque comenzó hacerse sentir, fueron las gentes desfilando tras la llamada de la postrera campanada, sin que nadie se osara replicarle a mi madre ni tan sola una palabra, bien fuese de desagrado o de conformidad con cuanto había enardecidamente manifestado. Todos se adentraron en la casa del Señor donde yo creo, que si el Nazareno pudiese apoixase (apearse) de la Cruz, no dudo que a todos ellos una tocata de barganazus les esfargayara. (Paliza de palos que en ellos prodigara). Dejó mi madre de reñir a voz en grito, pero siguió haciéndolo muy quedadamente, a la par que con gran remango recogía su cesta, que colocándola esta vez debajo el brazo, nos encaminamos para nuestro lar, mientras que aquellas gentes, culpables unas e inocentes las otras, le rogaban a Dios, los unos por sus pecados monstruosos ya cometidos, que en El no habían pensado cuando los ordenaban, los otros, quizás le pidieran paz y prosperidad para ellos, sus cosechas y ganados, pero Dios no escucharía ni menos ayudaría, ni al pecador tal vez arrepentido, ni al inocente libre de pecado, y lo sé por propia experiencia, porque yo, tantas veces le he llamado, suplicado y rogado, siempre a cuestas con el temor, la miseria y el desprecio que el mundo en mi había sembrado, y jamás El se dignó ni tan siquiera escucharme, porque si me hubiese escuchado, y no remediara con prontitud ni nefastoso sufrimiento, yo diría ya sin el menor equívoco, que el Dios que todos tememos y adoramos, no es nada más que un diablo. Y esto sin lugar a dudas es así, porque Nuestro Señor está harto de nosotros hasta la misma coronilla, y por eso pensó ya en inmemoriales tiempos, que o liquidarnos a todos, y olvidarse sin pena y con prontitud del mal invento que había industriado, o dejarnos vivir a nuestro aire, sin preocuparse ya para nada de nuestros haceres, hasta que la muerte nos lleve a su presencia. Caminaba yo detrás de mi madre, sujetándome con la mano mi dolorosa y sangrante oreja, que más doloroso sufrimiento me había reportado, cuando aquel imbécil y canalla de guardia me la había retorcido, que si me hubiesen molido todo mi cuerpo a palos. Llegamos a la postre a nuestra humilde casa, y siempre sin parar de reñir mi madre, de maldecir y de amenazar, estongóu 'l llar (limpió la cocina) de añejas cenizas, y con la rapidez con que ella solía hacer las cosas, tizóu ‘l fuéu (prendió el fuego) y después, puso un cazo lleno de agua con sal y unas hierbas (que ahora no sé cómo se llaman, pero que son muy buenas para las heridas) a hervir, y mientras que hervía, s'encaldóu nel trabayu de pulgar patacas (se hizo en el trabajo de mondar patatas), de las que había traído de la aldea de donde venía. Cuando el agua estuvo en su punto, que fue en el momento que ella terminara de aliñar las patatas ya listas para ser fritas, se dispuso mi madre a curarme, y al tenor que lo estaba haciendo, y viendo yo en su rostro retratado el cariñoso sufrimiento que por mí sentía, ella como siempre intentando disimular toda emoción, me preguntó dando muestras de un enfado cariñoso, ¿que qué era lo que había sucedido, o en qué líos me había yo alojado, para que los guardias me hubiesen puesto el rostro como un Ecce Homo? —Díjele a mi madre que el guardia no me había hecho nada más que estrapayáu l'uréa (deshecho la oreja), y que las otras heridas me las proporcionara el amo Manín, por las causas del condenado cabrón que ustedes ya saben. —Vi cómo las recias manos de mi madre temblaban al tenor que a mis heridas con aquella agua milagrosa me lavaba, sentí cómo su voz enardecida juraba y perjuraba contra aquel Manín de los infiernos, al cual ella decía, le iba a colgar la foiz (hoz) del pescuezo. Dio por terminada mi cura y en instantes me preparó la comida, que consistía en un buen cazo de patatas fritas con grasa de tocino, un gran cantezu (pedazo) de pan de escanda, y un escudiecháu de lleiche con borona (taza de leche con pan de maíz), y ya fartuquín fasta ‘l rutiar (harto hasta el eructo), preguntele que si podía ir a dar una vuelta por la aldea, a lo que ella me respondió afirmativamente, recordándome con amenazas, el que non m'engarricra con lus oitres rapacinus. (Que no me pelease con los otros niños). Cuando me dirigía al lugar donde todos los chicos por costumbre teníamos de reunirnos para enredar (jugar), en una de las callejas de mi aldea, me topé con Pelayu, que seguramente habría abandonado a su amo en el monte, por el extraño de no verme a mi como sucedía siempre. ¿Porque qué animal o persona con sentimientos nobles y cariñosos, podría vivir en la soledad del monte en la compañía de una repugnante bestia, como lo era Manín nuestro amo...? Viome primero Pelayu que yo a él le avistara, y casi estoy por asegurar, que me había olfateado antes de que yo desembocara en la calleja, donde él buscándose la vida por todos los rincones husmeaba. Porque yo jamás había visto a Manín, darle al pobre de Pelayu de comer nada, ya que Manín solía decir dándoselas siempre de razonero eficiente, que el perro no se le podía dar la esllaba óu llabaza de fregar lus cacíus (las aguas sucias residuos de lavar los cacharros de la cocina) porque estaban los bracus na cobil urniándu per llapalas (cerdos en el cubil gruñendo por tomarlas), que al perro lo único que se le podía dar, era aquello que no tuviese aprovechamiento para nada, como les llixes de les vaques cundu betchaban, de las uvées ya les cabras, óu cuallesquier oitra molicie que paque nún fediera menester yera encuandiála (como las libraduras de las vacas, de las ovejas y las cabras cuando parían, o cualquier otra porquería que para que no oliese mal, fuera necesario enterrarla). Vino Pelayu hacia mí envuelta su alma perruna por una gozasa alegría, pero me di cuenta con pena profunda, que no hacía tal acercamiento dentro del desenfado y gracial camaradería que en todas las ocasiones él conmigo usara, pues por primera vez mi buen Pelayu, para acercarse a mí, rastreramente se arrastraba, no era por el miedo de que yo le apaleara, ya que jamás ni de palabra le había ofendido, era sin duda porque se sentía muy avergonzado de haberme abandonado la pasada noche, cuando tan triste y solo me encontraba, y quizás más le necesitara. ¡Pobre Pelayu! ¡Qué alma más humana tenía, y a cuántos humanos, el alma de los rabiosos perros les dirigía! Me agabuxé (agaché) a su lado, envuelto yo por una sana, jovial, y angelical alegría, le besé su rostro varias veces entusiasmado, y acaricié con gozo su fino y sedoso cuerpo, y olvidándonos entrambos él de su cobardía y yo del rencor que pudiera por su gesto guardarle, nos fusionamos en un abrazo risueño y cariñoso, donde él dando pequeños ladridos por los que manifestaba su alegría y pena, me lamía una y mil veces las heridas que adornaban mis mexietchas (mejillas), y quizás se estuviese jurando, que aunque le costase la vida, nunca de mi lado se alejaría. Toda aquella tarde, estuve jugando al «llanque» y a la «palombietcha» con el único amigo de verdad que en la aldea tenía que se llamaba Muel. Pobre amigo mío, murió cuando apenas tenía veintiocho años, reventado por el más duro y esclavizante trabajo, que desde su niñez y en mi compañía, fustigados por el hambre y la necesidad, entrambos y dos a las severas órdenes de su padre, como serradores en casi todos los montes de mi Asturias, habíamos llevado a cabo, al final, su cuerpo ya deshecho, explotado y gastado, fue consumiéndose en la triste soledad del sanatorio del Naranco, donde murió devorado por una tisis galopante. Tenía Muel dos o tres años más que yo, y sin embargo éramos los dos de la misma estatura, y empezamos a serrar madera manualmente los dos en el mismo día, teniendo yo en la sazón, tan sólo trece años, fue nuestro maestro su propio padre, y nos trataba como nadie se puede imaginar, ya que no había día, que no nos untara ‘l focicu (nos azotaba) por lo menos un par de veces. No es que aquel hombre y excepcional trabajador fuese malo, no nada de eso, es que el pobre precisaba por fuerza mayor, para poder desarrollar el duro trabajo del serrador, que nosotros hiciésemos el trabajo de hombres y no éramos nada más que dos niños. Digo yo que aquella tarde, le conté a mi amigo Muel, como había encontrado en la montaña la cueva de las armas, y así hablando de nuestros proyectos, acordamos que al día siguiente subiríamos hasta ella, para jugar hasta cansarnos con aquellos juguetes de verdad. Así es que a la oscurecida retornamos cada uno para su casa, saboreando por adelantado lo felices que al día siguiente habíamos de ser. Caminaba en pos de mí, tan contento y satisfecho como siempre mi buen Pelayu, sin preocuparse para nada de que él, era un esclavo de Manín, y no un ser libre que pudiese hacer lo que más le conviniese, pero al llegar a la esplanada donde asentada estaba la bolera, lugar clave donde se reunían todos los vecinos de la aldea, después que concluían sus trabajos, bien fuese para charlas y cambiar impresiones, o para jugar unas partidas a los bolos, como cuento, allí estaba Manín, en diálogo con unos vecinos, ya de retirada para su casa después de haber encerrado las cabras, cuando vio a su desleal Pelayu, que muy contento y moviendo con gran felicidad su rabo, me acompañaba a mí, como si yo fuese en vez de él su amo, dejó a su contertulio con la palabra en la boca, y cambiando su pacífica charla por la riña loca, embistiome a mi con ofensiva y pecaminosa palabra, al mismo tiempo que con la vara que portaba en su mano, descargó sobre el confiado Pelayu tal varazo, que a quedarse el pobre tan sólo un segundo condoliéndose del acuciante dolor que en su cuerpo se anidaba, seguramente que hubiese llevado sobrada ración de varazos, que fácil la dejarían sin vida in situ. Pero no hizo tal cosa mi buen Pelayu, sino que salió huyendo como alma que se lleva el diablo, lanzando en el aire ladridos, que yo creo que no eran por el profundo sufrir que le proporcionara el castigo, sino que en su lenguaje, seguramente maldeciría aquella bestia con figura humana, que era capaz de azotar despiadadamente a un inocente niño, o de asesinarle a él mismo, que no se encontraba con más culpa, que de despreciar a su amo, por canalla y miserable. Y lo propio que Pelayu hizo, no lo dejé yo para más pensado, y a la vez que me perdía en la carrera, huyendo de aquel reptil repugnante y asqueroso, recuerdo que con rabia enloquecida yo le dije: ¡Fíu de put, baldreyu, llimiagu! (Hijo de puta, cobarde, rastrero, baboso..., etc., etc.). Pero miren ustedes por donde, estaba mi madre allí cerca en casa de una vecina hablando de sus cosas tranquilamente, cuando al sentir al Manín que me ofendía, al perro ladrar por la caricia que había recibido, y a mi insultándole poniéndole como un pingayu (de lo peor), salió mi madre de casa de su vecina, con todos sus muchos ánimos aviesporáus (envenenados, aguijoniantes), y cogiendo un palo que allí a mano había, bien seco y sudado, porque hiciera su servicio sirviéndole de mango a una fexoria (azada), se dirigió con extrema rapidez y silenciosamente al lugar donde Manín estaba, y sin decirle ni una sola palabra, empezó a darle palos con aquel formidable mango, que la suerte a Manín le cupió de que nuestros vecinos la detuvieran, porque sino, creo que le hubiese matado. «LA MULTA O EL REFORMATORIO» Al día siguiente, mi amigo Muel, yo y Pelayu, subíamos alegremente hacia la montaña, con locas ansias de llegar pronto a la cueva, con el infantil y firme deseo, de jugar hasta saciarnos con aquellas armas, recuerdo a mi querido amigo, futuro candidato al igual que yo, a la penosa esclavitud que como serradores nos aguardaba, la veo con su sana sonrisa, pintada en sus pequeños y vivarachos ojillos azules, acariciar una y otra vez, con una alegría inmensa aquellas armas, no existía para nosotros en el mundo, en aquellos felices momentos, nada que pudiésemos apreciar tanto, como aquellos mortíferos juguetes, de los que en la sazón, éramos los únicos señores y dueños, nos hallábamos fuera de la cueva, enredando cada uno con su escopeta, y una canana repleta de cartuchos colgada del hombro a la bandolera, Pelayu, desentendiéndose de nosotros mitigaba su hambre cazando grillos y mariposas, o cualquier otro insecto que plugiérale y fuérale rentable para entretener su enflaquecido estómago. Después de cansarnos de hacer la instrucción marcando el paso con la escopeta al hombro, emulando a los soldados cuando hacían prácticas en nuestra aldea, yo le dije a mi amigo señalándole el lugar, que desde aquel mismo sitio, yo había tumbado de dos certeros disparos al cabrón de mi amo. Muel, sacando dos cartuchos de la canana y metiéndolos dentro de la recámara de su escopeta, me dijo que él también pudiera haberlo hecho, y para asegurármelo de que no marraría el tiro, me señaló una piedra rojiza que había muy cerca de donde muriera el chivo, y a la par que se ponía la escopeta en el hombro para materializar lo que había asegurado, me decía ilusionado: —¡Fíxate Xulín!, ya veras cómu la desfaigu nun fatáu de cachiquinus—. (—¡Fíjate Julín!, ya verás como la deshago en mil pedazos—). El doble disparo retumbó dentro del natural silencio de la montaña, como si se tratase de un ruidoso trueno de las tormentas de los veranos, las águilas y los cuervos, así como todos los pájaros y animales que moraban por aquellos aledaños, moviéronse de sus lugares, graznando las aves al levantar el vuelo, y quizás las alimañas agudizasen al oído para saber el peligro que pudiese traerles aquel espanto. Hasta Pelayu dejó su caza insectívora para ladrar desaforado, como si presintiera que otro cabrón había sido abatido, que le haría de nuevo volver a hartarse, o tal vez nos estuviese reprimiendo, queriendo con su lenguaje decirnos, que aquella xuxeante folixa (crecido ruido, alegría, juerga, etc., etc.) que tan amanicomiadamente entamábamos (enloquecido ruido que hacíamos) no iba a reportarnos buenos resultados. Lo cierto fue que mi querido amigo Muel, no atinó a deshacer aquella rojiza piedra contra la que había disparado, y yo alegrándome por su fracaso, cargué con rapidez mi escopeta, me la puse en el hombro, y disparé contra aquel blanco otros dos disparos, tampoco pude yo hacer puntería, y él mofándose de mí, cargó de nuevo su escopeta con notoria alegría, a la vez que me aseguraba que de aquella no fallaría, volvía a disparar sin importarle para nada el tremendo culatazo que nos solían dar aquellos guerreros artefactos. Y así, una y otra vez, atenazados por un gozo y felicidad que nunca con tanta fuerza a nuestros juveniles espíritus había con entera libertad creado, disparábamos con alegría ilusionada contra aquel aproxetáu cuctu (enrojecida piedra), creyéndonos guerreros invencibles, o cazadores afamados. Muy posible yo me creyera un jefe poderoso, justiciero y honrado, que cada disparo que hacía, l'eszarapaba les vidatches d'uno de lus baldreyus homes, que habíen achuquináu ‘l miou padre. (Le deshacía las sienes de algunos de los cobardes hombres que habían asesinado a mi padre). Lo cierto fue, que tras de quemar veintitantos cartuchos cada uno, la piedra seguía en su sitio, y nosotros un poco desilusionados, hicimos un pequeño descanso, en el que acordamos cambiar de blanco. Disponíamos de nuevo hacer más atinadas prácticas sobre el rugoso y fuerte tronco de una encina, cuando Pelayu salió de junto nosotros y con apremiante prisa ladrando, contra un intruso que nos visitaba, guiado al parecer por el atronador ruido, que con nuestros alegrativos disparos formábamos. Era nuestro mal recibido visitador un rapazacu (mozalbete) que andaba por aquellos montes a la caza de la perdiz, que había endemasía nutridos bandos, que bajaban a veces hasta los sembrados d'arbeyinus y'oitres semáus (de guisante y otros sembrados) más alejados de la aldea, y ni el gran espantapáxaru tenía llixa de xebrayus (espantapájaros tenía fuerza para espantarlos). Jerónimo se llamaba aquel jovenzuelo indeseable, que había heredado de su padre toda la cobardía y males tales, que muchas gentes de mis lugares, le estarían rabiosa y odiativa, despreciable y asquerosamente maldiciendo, hasta que el Hacedor les llevara de este mundo tan poco lleno de humanidades. Era hijo de este sujeto tan maldecido, cacique de mi aldea con vuelos tales, que no del todo satisfecho con enviar para el otro barrio algunos de sus inocentes convecinos, en el acaecer se dedicaba, a que a sus vecinos la ley, que había, muy moldeable para dar por buenas todas las denuncias avaladas por caciques facciosos como él, se ensañara con crecidas multas, que al no tener dinero la gente aldeana para satisfacerlas, tenían que vender parte de sus ganados, y sabedores los tratantes por ser lobos de la misma camada aunque con diferente collor (color), que los campesinos tenían que vender sus reses con abonda priexa (mucha prisa) para satisfacer aquellas multas antes que se enrodietcharen (enredaran) peores males, pues como cuento, aquellas aves de rapiña de tratantes, se unían todos de tal manera, que lograban desbaratar los mercados hasta tal punto, que más que comprar, lo que hacían, era robar dentro de la ley a los aflijidos y siempre maltratados campesinos. Al quedarse los desdichados aldeanos sin sus ganados, por la causa de aquellas multas, que la verdad era nadie sabía que era lo que castigaban, aquellas asesinantes multas que la ley les inxertaba (injertaba), que les hacía dentro del acuciante temor que en aquel lleldar (ácaecer) era aterrante, deshacerse de sus ganados para pagar tan diabólicas y desnaturalizantes sanciones. Y como los campesinos, por lo menos en todas las embrujadoras aldeas de mi melgueira tierrina (dulce tierra), y me supongo que tal sucederá en todas las aldeyuelas del mundo, sin ganados de tiro no pueden trabajar sus erus (tierras), tenían que por fuerza mayor, agenciárselo aunque fuese dentro de las más viles condiciones, y así, el canalla de cacique de mi aldea, daba vacas, yegüas, cabras, y ovejas a la comuña (condición) que tan sólo el agobio de la desesperante necesidad hacíales aceptar, con lo que se condenaban a ser esclavos de un ganado que no era de ellos, siendo en la mayor parte de las ocasiones las ganancias completamente nulas, pues si una res se moría, se despeñaba, la mataban los lobos o la devoraba el oso, no la perdía el dueño, sino el comuñero, y así, de esta miserable forma, este canalla de cacique, explotaba vilmente a muchos campesinos que por imperativa necesidad, eran comuñeros de este indeseable asesino, que no había hecho la guerra en las trincheras, porque su cobardía era tan grande, que le había obligado a pasar toda la contienda escondido en los montes, y ahora que la guerra ya terminara, era cuando él verdaderamente la hacía, en la entristecida y enlutada paz que poseían las gentes de mis aldeas. ¿Cuántos despreciables seres como este nefasto individuo había en mi Patria... ? ¡¡Yo creo que honradamente debemos todos de reconocer, que había un par de ellos en cada aldea, y en las villas y ciudades me supongo que morarían muchos más!! Cuento que llegó el Jerónimo con su escopeta al hombro acompañado de su perro perdiguero ante la nuestra presencia, y ufanándose altaneramente quizás pensando que nos iba a hacer, lo que le diera la gana, nos dijo con apariencia muy enojada, al mismo tiempo que nos ofendía con sus palabras: ¡Haber decirme pronto, ¿dónde habéis robado estas escopetas?, si no queréis que vos falague ‘l llombu con ista bardiaca! (que nos moliera a palos todo el cuerpo con una vara que portába en sus manos). No despegó sus labios en el momento mi amigo Muel, porque el padre de aquel llabasquín (cerdo pequeño) era el dueño de los ganados de su casa, y por aquello de que el amo siempre, sin la razón con la ganancia anda, no le refutó pequeña palabra. Pero yo que ya me había creído que aquel babayu de guaxón (farolero, fantasma de mozalbete) se iba apoderar de mis armas, las que yo creía que eran de mi entera propiedad, le dije sin miedo y desafiantemente, que aquellas escopetas eran mías, y que ni él ni nadie sería capaz de quitármelas. Entonces Jerónimo mirándome acusadoramente me replicó seguidamente con estas palabras que me condenaban: ¡Entonces... tu fuiste el que mató antes de ayer al chivo de Manín? ¡Si yo fui!, le dije envalentonado y poseído de una airada rabia, a la vez que le encañonaba con la escopeta y amenazándole firmemente le aconsejaba: ¡Fáinus el favore de dexanus nel nuexu antroxu, ya colar pel mesmu xeitu per únde sen chamate 'llegasti, se nun quiés que faiga nel tou ventrón, el mesmu buracu quei fexe nus fégadus del cabrón de Manín! (¡Haznos el favor de dejarnos con nuestra alegría, y márchate por el mismo sitio, por donde sin llamarte has llegado, si no quieres que haga en tu barriga, un orificio parecido, al que le hice en los hígados del cabrón de Manín!). —Y fue entonces cuando Muel valientemente apoyándome con su amenazante escopeta y con sus advertientes palabras le dijo: ¡Mira Jerónimo, no tiene nada que ver que mi padre se arrastre frente a vosotros, por el miedo de que le quitéis el ganado, pero yo ahora no soy mi padre, y si no sales en el momento corriendo como una exhalación (centella, rápido), me parece a mí, que te vamos a coser a perdigonazos! Justificándose Jerónimo con el atropello que en el miedo se cosecha, dio media vuelta y casi a las carreras, tomó las de villadiego, a la par que se alejaba murmurando no se qué amenazas. Su perro, quedose unos instantes olisqueándose con Pelayu, al que yo achuché (azuzé), y Pelayu que para engarradiercharse (pelearse) era una ardorosa fiera, saltó como un león, atacando con un furor endemoniado al fino can perdigonero, y si no es por Muel, me parece que allí en el mismo lugar que había muerto el chivo, Pelayu hubiera despachado, aquel hermoso, cariñoso e inocente perro. Quedámonos muy satisfechos y gozosos, a la par que en nuestros espíritus, navegaba el orgullo perfumándose con la vanidad Humana, y todo, por haber acoyanáu ya féchule moscar ameruxáu de miéu (acojonado y haberle hecho huir, lleno de miedo) al hijo de uno de los amos de la aldea, que en un principio se había creído, que le sería sencillo hacer con nosotros cuanto le viniese en gana. Durante algún tiempo, estuvimos llindiándu (vigilando, cuidando) a Jerónimo por ver el camino que se tomaba, pues teníamos el temor que se ocultara para después sorprendernos, pero no fue así, y al final muy contentos ya le vimos corriendo que se las pelaba en compañía de su perro, desembocando en el pedregoso camino que le conducía a la aldea. Sabiéndonos libres del temor del adefesio de Jerónimo, y olvidándonos en el mismo instante de cuanto con él nos había acontecido, volvimos a nuestro peligroso juego, de disparar las escopetas contra diferentes blancos, y así, hablando de nuestras cosas con satisfacción que nos embargaba dentro de una felicidad pasajera, deslizábase el tiempo sin enterarnos, hasta que a la postre, dimos fin a todos los cartuchos que teníamos, y fue entonces, cuando decidimos esconder las armas en la cueva, y con los hombros doloridos por las sacudidas que nos propinaban las escopetas por los disparos, disponíamosnos muy contentos en el regreso para nuestras casas, y para simular que veníamos de la leña, agenciámosnos unos tochacus de pochiscus (leños de encina) y poniéndonoslos al hombro, bajamos corriendo por entre los vericuetos y las serpenteantes sendas, hasta llegar al camino real que nos conduciría a la aldea. El ubérrimo valle de alegría alborazada, que poblaba por entero nuestros espíritus, viose en unos segundos nublado y con rapidez cubierto, por un zozobrante y temeroso manto, nacido del retrato que nuestros ojos hicieran, cuando a la entrada de la aldea, justamente en el mismo lugar donde por costumbre, mi amo solía esperarme para xebrar (apartar) sus cabras, estaban aguardándonos los guardias, en la alegre compañía de Jerónimo, que poseyendo las mismas indeseables zunas (costumbres) que su padre, no había perdido ningún tiempo en ir hasta el cuartelillo para delatarnos. Yo tentado estuve cuando me percaté que eran los mismos guardias que el día anterior me habían cobardosamente martirizado, de tirar los garbetus (leños) que llevaba en el hombro, y salir corriendo para huir de aquel verdugo que sonriéndose ladinamente, quizás estuviese pensando su enrevesada y nefastosamente, el volver a esforgayame (arrancarme, estriparme, deshacerme) la única oreja que me quedaba sana. Sin embargo, logré dominar el miedo, y dejando a Muel que abriera la marcha, llegamos a la postre ante la presencia de ellos, y aquel canalla de guardia, no se dirigió a Muel a pesar que unos metros delante de mí iba, sino que vino sonriendo malignamente hacia mí, con las mismas asesinas intenciones que el hambriento lobo lleva, cuando para satisfacer sus ansias del espíritu y la carne, sin el menor miedo se lanza, sobre el inocente corderillo que no tiene a nadie que le defienda. Antes de dirigirme la palabra, aquel demonio con tricornio, que a fe mía desprestigiaban, porque hermosa para el pueblo es la esclava de la Justicia, cuando todas sus obligaciones y credos justamente da cumplidas. Digo yo, que lo primero que hizo fue cogerme mi oreja sana, apretarme un poco para ponerme en atención, y luego mirándome altanera y sonrientemente me dijo: ¡Ahora ya no me negarás de que no has sido tu quien disparó sobre el cabrón de tu amo, y me supongo que también me dirás, dónde has conseguido las armas, maldito pilluelo, hijo de una bruja y de un rojo republicano, o comunista sin entrañas! Tiré los tochucus (leños secos) al suelo apremiado por el dolor que de rabia me desencaldaba (deshacía), con tan mala fortuna que por mí no había sido pensada, que diéronle en las piernas de aquella fiera uniformada, y gran dolor en él tuvo que lleldarse (hacerse), porque dejó de esfarugarme (deshacerme la oreja), para acariciar con gestos de dolor la caña de una de sus piernas, al mismo tiempo que yo hacía lo propio con mi oreja, que ya colorada como una guinda, me resquemaba como si estuviese ardiendo. Mirome con ojos extraviados por la rabia que le enloquecía, y siendo mayor la fuerza de su cobardosa entraña ya en poder de las iras que lo movilizaban, que el dolor que su cuerpo sentía, soltome de revés dos guantazos, que dieron conmigo en tierra, con el rostro manando abundante sangre. Fácil siguiese abofeteándome, pues ya estaba enclicándose (agachándose) para hacer conmigo vayan ustedes saber qué, cuando intercedió su compañero que asiéndole por un hombro, con desprecio y enfado le dijo: ¡Lo que terminas de hacer con este pequeño es una canallada, y como otra vez intentes tocarle del pelo la ropa, te las vas a entender conmigo! ¡¡Estoy harto de tus abusos, y de tus odios y desprecios por todas las gentes desgraciadas!! Ayudome aquel buen guardia a levantarme, y después con su propio pañuelo limpiábame el rostro de sangre, y al parojo que esto hacía cariñosamente me decía: ¡Te juro que nadie te volverá a martirizar más pequeño, y ahora si tu quieres, y que conste que ni te ordeno ni te obligo a contarnos nada, dinos de una vez dónde están esas malditas armas que tanto doloroso daño te han originado! Dime cuenta pronto que de seguir negando no sacaría en limpio nada, ya que el baldroyán (cobarde) de Jerónimo había descubierto ya todo, y a poco listos que fuesen, nada más que les conduciese al lugar donde nos había sorprendido, darían pronto con la cueva, donde se ocultaban las armas. Así que acompañado de Muel y de Pelayu, y seguido de cerca por los dos guardias y el delator de Jerónimo, guielos a paso rápido por entre las vegetativas y pedregosas sendas que serpenteaban por casi inaccesibles lugares, pronto me alegré al comprobar cómo aquel despreciable guardia que tan sañudamente me había martirizado, abarquinaba (respiraba) con penoso trabajo, al mismo tiempo que se deshacía en copiosos sudores el condenado, lo mismo que la manteca fresca expuesta al sol en el verano. Al observar el penoso esfuerzo que aquel guardia repugnante y gordo, imbécil y malvado, tenía que realizar para seguirnos, apreté más aun el paso, que casi se convirtió en carrera y que sólo Muel y Pelayu pudieron aguantarme alejándanos en cuestión de segundos un largo trecho de nuestros enemigos, que en el lleldar (acontecer), ya se habían detenido para hacer acopio de energías unos momentos. Aproximadamente aun no habíamos caminado ni una décima parte del trayecto que nos separaba de la cueva, y ya el llimiagu (baboso) de aquel guardia, se encontraba casi d'afechu despaxaretáu (deshecho), seguramente que antes de llegar al final, en la mente de aquel fucheiru (estercolero) humano, se dibujaría el ruin pensamiento, de maldecir a la ley que como enyordiáu pioyu (sucio piojo) servía, al cachiparru (parásito) que me había delatado, y a mí, por no haber seguido negando. Muel y yo con satisfacción nos reíamos de aquellas gentes, que en nuestras infantiles y sin cultivar mentes, habíamos retratado como personas que tenían menos llixa (fuerza, arte, valer, etc.) que un mure entre las zarpas de un gato. Estaríamos como a la mitad de la andadura, cuando la distancia que nos separaba ya era enorme, y a pesar que de continuo nos ordenaban que no corriésemos tanto y que procuráramos ir siempre a su lado, la verdad es, que ya les habíamos perdido todo miedo y que no les hacíamos el menor caso. Fue entonces cuando se me ocurrió la idea de decirle a mi amigo Muel, que cuando llegásemos al potchisquéiru (encinal), yo me adelantaría corriendo con todas mis fuerzas, para volver aquel mismo lugar antes que ellos lo hicieran, pero después de haber ya ido a la cueva, para poder esconder para nosotros, dos pistolinas muy atongadetas (bonitas, curiosas), que era una pena que se llevaran los guardias, y que nosotros podíamos esconder en cualquier lado. Y así lo hice, y logré regresar, mucho antes de que ellos, llegaran escadriláus (derrengados), claro que descontando a Jerónimo, porque éste andaba tanto como con la lengua si quisiera andarlo. El caso fue que los guardias aquel día se llevaron las armas, y a los cinco o seis días, regresaron a la aldea preguntando por mi madre y el padre de Muel, para llevarles hasta el cuartelillo, con el fin de no sé qué preguntarles o darles. Cuando mi madre en compañía del padre de Muel regresaron del cuartel, estábamos nosotros xugaretiándu (jugando) debajo del ñoceón (nogal grande) que había a la entrada de la aldea, que tanto como tenía de frondoso y grande, eran de pequeñas, escasas e insípidas sus nueces. De donde viene un adagio asturiano que dice: ¡Mucher grandie ande óu non ande, peru tantu s'espatuxa, comu senún lu fixera, en dalgún lláu fae bona atongadura! (Mujer grande, ande, o no ande, pero tanto si camina, como si no lo hace, por grande en todos los lugares estorba). «Claro que se me olvidó decir, que menos en el catre, para añuedar el cibietchu cundu nun hay oitra, pequenina, atongaina ya melgucira». (Para hacer el amor, cuando no hay otra, pequeñita, bien hecha, y tan dulce como lo que debe ser vivir en la gloria). Digo yo que al ver nuestros padres corrimos hacia ellos, y cuando ante su presencia nos encontramos, casi sin darme cuenta vi a mi amigo rodar por el suelo, por la fuerza vigorosa del tremendo castañazo que su padre le llantó nuna mexietcha (le plantó en una mejilla), pero antes de que yo me percatara del peligro que sobre mí se cernía, vime acochetáu (cojido, sacudido) por mi madre, que me allumbróu (alumbró) un mamplenáu (muchos) pescozones, tan seguidos y atinados, que me parecía que todos me llegaban en ringlera, no teniendo que esperar uno por el otro, para que no se enfadasen ninguno. Y allí mismo por este procedimiento que nuestros progenitores nos hacían, comprendimos que nada bueno los guardias a nuestros padres les habían hecho. Y claro que no era nada respetable ni justo, sino un atropello despiadado, inhumano, mezquino, repugnante y apartado de la Justicia a tanta distancia, como la que existe desde la Tierra hasta el Infinito Cielo. Resulta que la canallesca ley que en aquella para mí inolvidable época existía, nos había condenado a ir a un reformatorio, o a que pagasen nuestros padres una multa de ciento cincuenta pesetas en papel del Estado, en el término de treinta días. Y fue entonces cuando yo empecé a preguntarme, ¿que qué era lo que tenían que reformar en mi...? ¿Acaso entraba en la reforma que aquella ley que estaba por todos los rincones de la Patria haciendo encima de los vencidos y sus descendientes, asesinar a nuestros padres, hermanos, parientes y hasta madres, privarnos de nuestra libertad, y robarnos cuánto teníamos? —¿Aquella ley digo, todavía tenía que reformar algo más en mí, que en un principio ya no hubiese inhumana y endemoniadamente reformado? Yo que era en aquel lleldar un pobre niño de poco más de ocho años, condenado precisamente por la misma ley, a no tener jamás ya el amoroso cariño de mi padre, yo que había sido condenado como todos los jóvenes hijos de los vencidos y encarcelados y asesinados padres, yo que estaba lleno de hambre, de miseria, de sufrimiento y de una soledad inconsolable, yo que si quería comer un trozo de pan duro, tenía que caminar descalzo y medio desnudo, por entre las zarzas y guijarros de las montañas, esclavizando mi cuerpo y mis sentidos, en el cuidado de unos ganados que no eran míos, a mí, a un ser así de natural, puro, desamparado y desgraciado, ¿aún quería aquella entroyada (sucia) ley reformarme por considerarme malo? —Yo nunca he sido político, pienso ahora, ni tampoco con mis palabras harto vulgares y aldeanescas, pretendo fomentar el odio hacia nadie, soy ante todo un liberal disciplinado, que ama a mi Patria, por la que estoy en cualquier momento dispuesto a morir, pero me creo con el suficiente derecho de contar al mundo de cuanto yo he sufrido, que es el retrato de tantos otros huérfanos de guerra que lo mismo que yo tanto sufrieron, aunque más en duda, pongo que lo hubieran hecho, quiero contar todo lo que considero que siendo verdad, no debe ser olvidado, y desearía con toda mi alma, que mis palabras tuviesen repílos (ecos) más clarividentes, que los que en su origen se formaron, para que llegasen a todos los oídos, y en sus mentes gigantesca Humanidad digna y justa edificasen, que diera paso a una libertad liberal y disciplinada, que atrancase (cerrase, peslase) sus puertas a todo cuanto no fuese digno y honrado, de esta sencilla y natural manera, la fraternidad sería por primera vez, el tesoro más puro, luminoso y deseado, que la Humanidad en toda su existencia hubiese conquistado. En este relato, que para muchos críticos comedores, que sólo saben fartase comu gochus (comer como cerdos) e intentar con sus medios deshacer lo que alguien con más capacidad creativa que ellos, más bien o peor ha edificado, digo yo, que muchos críticos fanáticos defensores de normas idealísticas, que con sus leyes en la ocasión asquerosamente convencionales, que lograron deshacer el destino que a mi vida creo que le pertenecía, al igual que a toda la generación de los hijos de los perdedores, no les agradara en absoluto, que un hombre que fue despojado de cuanto poseía, y empujado vengativa y canallescamente al arroyo, cuando él por ser un niño, no podía defenderse, tenga ahora la osadía, con sus pobres medios culturales, d’abayucar la trelda (revolver la porquería), que nadie hasta el presente, tan ajustada y verídicamente pudiera contar jamás. Digo porquerías, pues es eso precisamente lo que suelen dejar las secuelas de una guerra civil, y pobre de aquellos países que la sufran, porque sus hijos quedarán divididos, y los perdedores, tendrán que soportar un yugo, que más flojo, o menos prieto, esclavizándolos los ha de postergar. En este relato retrato yo, al vencedor y al vencido, menos al perdedor de quien soy hijo, ya que he tenido la desgracia de conocerle cuando el desventurado ya era un vencido, pero con el vencedor he vivido siempre, sirviéndole con decencia y honradez, silenciosamente observándole siempre, y no recibiendo de él, nada más que calamidades y ofensas, y sin embargo, nunca le odié, siempre disciplinadamente le serví, y si en el lleldar se siente ofendido por lo que de verdad digo, espero que se comporte conmigo, de la misma manera que con él siempre yo he hecho. Sé que estas narraciones no se han de publicar en mi Patria, porque la censura no permitirá que el hijo más humilde, cuente una verdad que denigra no a mi querida y noble España, sino algunos de sus inamovibles sistemas, pero tengo la firme certeza, que algún querido hermano país, sin el menor odio ni rencor sí ha de hacerlo, y con esta mi voz del pueblo, sencilla y natural, ubérrima y estéril, millones de seres de la Tierra habrán de saber, que hoy todavía, vive en mi Patria, la mitad de una generación, descendiente de los perdedores de la sanguinaria Guerra Civil que empobreció a la más maravillosa nación del mundo como es mi España, apartados de todo acceso a cualquier puesto de responsabilidad, bien en el gobierno, en los sindicatos, o en cualquier otro lugar, de responsabilidad de la Patria. Y desde aquí, invito a todos los españoles para que investiguen esto que he dicho, y ya verán como es una verdad, que no admite discusión posible. Cuánto placer sentiría yo si me pudiese expresar con ustedes en la maravillosa, ancestral y rica Lengua Asturiana, pues para mí, decir las cosas en Castellano es un verdadero fastidio, con tantos puntos y comas, y demás signos ortográficos, que para un hombre sin estudios de ninguna clase como yo, es una verdadera tortura, pues mi imaginación que idea y piensa con la fuerza de un enorme río enloquecido, a la hora de querer contar estas copiosas cosechas, que hasta en los mismos sueños me alumbra, cuando me pongo a escribir todos estos pensamientos y acaeceres, al expresarlos en español, meto la pata hasta los corbétchones, por esto ruego me perdonen, y háganse a la idea, de quién les está hablando, no es nada más que un humilde aldeano, sin más escuela que la siempre dura universidad de la vida. Y con la fortuna o desgracia de haber nacido con el embrujador duende de ser soñador, no por aparentar, por ocio o por estudio, sino con la intima necesidad que me tortura el alma, al mismo tiempo que me embarga dentro de una felicidad, que me hace en ocasiones ser dichoso, sin jamás haber sido feliz, y en otras dimensiones me llena de tal tristeza, que en apariencia sin sucederme nada, me encuentro tan apenado y deprimido, que todo cuanto me rodea y hasta yo mismo, me parece la pestilente porquería, con que se harta sin jamás hastiarse, el nefasto diablo al que entusiasmados y egoístas servimos. Enteponíu colaba you dellantre de miou madre, espatuxandu caleya adiantre, afalau per las engafuráes pallabres de miou má, camín de la nuesa teixá. (Conducido corría yo delante de mi madre, caminando rápido calleja arriba, arreado por las envenenadoras palabras que mi madre me dirigía, a la vez que hacia nuestro hogar nos acercábamos. Yo miraba arisco para ella, pensando que me iba alcanzar presto, para propinarme ante mis vecinos, otra somanta (paliza) como la que de aun mi cuerpo se condolía. Al fin llegamos a nuestra casa, y ya en ella encoyíu (encogido) por el temor, aguardaba resignado que mi madre calmara su furia dándome una nueva cuera, que mereciéndola, no la merecía. Estaba visto que llevaba unos días, que todos los golpes me habían elegido a mí para sus descansos, primero el cobarde de mi amo, que con sus asquerosas manos, me había puesto el rostro, tan descalabrado que no había en él un lugar sano donde coyera una guya (cupiera una aguja), después el canalla del guardia, que me dejara las orejas tan maltratadas, que me parecía que no eran mías, y para finalizar mi madre con aquella argurtóuxa tocata que m'apurriera (alta paliza que me propinara), que según me parecía, no había sido nada más que la parba (desayuno breve) de la que se esperaba Furibunda y desesperada asiome mi madre por mis maltrechos hombros, y al mirarme yo en sus hermosos y enojudos ojos, pude ver en lo más profundo de ellos, el desmesurado amor que la pobre me tenía, y lejos de azotarme como yo pensaba, sólo me preguntó muy apenada y preocupada: ¿De dónde vamos a sacar esas ciento cincuenta pesetas Xulín? ¡En alguna parte hijo, nos las agenciaremos, porque yo no permitiré que esta canallesca ley, hecha por indeseables sin entrañas, te lleven al reformatorio, donde ellos se tenían primero que reformar, para no seguir sembrando entre los desventurados vencidos, tanta vengativa y nefastosa canallada! Al día siguiente al rayar el alba, después de desayunar el rabón, (leche ácida cocida con harina de maíz) del que yo sí que me harté, pero ella la pobre apenas comió unas cucharadas, armada mi madre de un azáu (hacha) que había pedido prestado a un vecino, y yo de una foiceta (hoz) de podar la leña, fuimos al monte comunal a baltiar (cortar) leña, pues un carro de leña de encina, roble y espinero, que pesaba más de tres mil kilos, pagaba el maestro panadero, de la única panadería que había en el concejo, cincuenta pesetas por él, así que teníamos todo un mes por delante, para preparar los nueve mil kilos de leña, que nos proporcionarían las ciento cincuenta pesetas, con las que calmaríamos las iras de aquella inhumana ley, que tan despiadadamente nos había castigado. Parecía que mi madre poseía la fuerza del más intrépido de los hombres, talmente era un gigante que con una fiereza incomparable, chorreando sudor y espelurciada su rubia cabellera al viento, cortaba sin el menor descanso encinas, robles y espineros, mientras que yo imitándola en cuanto podía, podaba aquellos arbustos con el más grande de todos mis entusiasmos. Serían las tres de la tarde y no habíamos hecho aun el más pequeño descanso, cuando mi madre me dijo que buscase caracoles, que se criaban en abundancia por aquellos lugares, tal cosa hice mientras que ella prendía un buen fuego, y allí asamos los caracoles que al ser atacados por el calor, estiraban su cuerpo asándose perfectamente, y fue aquella asquerosa comida la que mitigó nuestra hambre. Y así un día, y quince, y veinte, hasta que logramos preparar sin desfallecer ni descansar, los tres carros de leña, acarreándolos a las costillas, en otras ocasiones poleándolos (haciéndoles rodar) por entre los zarzales y las peñas, hasta poder llegar con tan copiosa cantidad de leña, al estratégico lugar donde el panadero con su carro, pudiera cargar la leña. Estábamos embalagándola (apilándola) mi madre y yo muy ufanos y satisfechos, de la difícil victoria que habíamos en tan escaso tiempo conseguido, porque en duda pongo, que pocas gentes en todo el Universo en las circunstancias que nosotros nos encontrábamos hubieran podido lograrlo. Digo yo que en tal trabajo nos encontrábamos amontonando aquella leña, que todos los tochos (leños) medio descortezados por la cantidad de veces, que fue menester rodarlos por entre los cuetus (piedras) que poblaban aquel xerrapeíru (sierra) daban señales y no por los cortes de las herramientas, de haber sufrido lo indecible por encontrarse despeyexáus (despellejados) hasta casi el total emporricamiento (desnudez) de las arnas (cortezas) que los cubrían. Nuestras físicas humanidades se encontraban tan maltrechas después de tantos días de sobrehumano trabajo y de raquíticos y deplorables alimentos, que tal parecía que éramos cadabres (cadáveres) vivientes, sino supiesen cuantos nos conocían, que éramos dos invencibles barras del más puro acero. Yo descalzo de afechu (del todo) y mi madre con las alpargatas dándoles vueltas alrededor del tobillo, imposibilitadas del menor encatesu (remiendo) todas nuestras escasas vestiduras lucíanse tan acuchilladas, como si fatáus (muchos) puñales anárquicamente las hubieran rasgado. Y nuestras pieles por todos los lados se encontraban arraguñáes (arañadas), pinchadas, magulladas, en definitiva martirizadas por las piedras, por los espinos, por la infinidad de arbustos que en aquella sierra casi inaccesible para las mismas cabras, yo y mi madre como dos guerreros invencibles, cortamos aquellos tres carros de leña, que al decir de mi madre, servirían estupendísimamente bien para amagostar (asar) a la propia ley, y a los sinvergüenzas y deshumanizadores fascistones que la vieran fechu (hubieran hecho). Y en postura tan deplorable se empobrecían nuestros desventurados cuerpos, por todo lo contrario, nuestros espíritus se lucían sanos y fortalecidos, orgullosos y alegres, por haber conseguido aquel trabajoso y casi imposible triunfo. También solía decir mi madre dentro de una rabia y desilusión enfurecida, que si los «roxus» (rojos) hubiesen batallado con el mismo ardor, e indómito entusiasmo que nosotros habíamos puesto, todos los fascistones de Europa serían nada para vencerlos, ni en lo más mínimo. Vuelvo a repetir, que concluíamos mi madre y yo de empericotar (apilar) los cuatro leños que faltaban para dar por terminada aquella proeza, cuando la diosa fortuna nos vino a visitar en la forma de Falu el maderero, que más o menos, esto fue lo que nos hizo, y nos dijo: ¡Buenas tardes Lluza!, que así era como llamaban en asturiano a mi madre, ya que en castellano su gracia es Luzdivina. ¡Se ‘l tou home allevantara la motchera, ya te viera a tí ya ‘l tuo fiyiquín, nel estáu que vus deixó la llamazoúsa ley del venceor, paime amín, qu'el probetayu espavoríu per tan grandie inxusticia, oitra vez se morrería! (Si tu marido volviera al mundo y te viera a ti y a tu pequeño hijo, en la situación que os ha dejado la fangosa ley del vencedor, me parece a mí, que el pobre lleno de un enloquecedor pavor por tan grande injusticia, otra vez se volvería a morir). —Recuerdo yo muy bien, lo mismo que si en este momento de nuevo lo estuviese viviendo, lo que me ha hecho esta canallesca ley que ahora a ti te martiriza, cuando en los frentes de Teruel me cogieron prisionero. Me internaron en un campo de concentración, y me dieron más palos que días me quedan de vida, aunque muerra tan viétchu (muera tan viejo) como Marcelín el de Fresnedo, que le llevó Dios cuando pasaba de los ciento diez años. Como comida nos daban una lata redonda de sardinas o bonito, que los prisioneros le llamábamos «el reloj», ya que así era de pequeña. Cuando te salía podre, que sucedía la mayor parte de las veces, te pasabas el día haciendo vigilia. ¿Cuánto te va a dar el panadero por esta leña Lluza? ¡Hombre yo creo que son tres carros buenos, y como está pagándose a diez duros el carro, pues me dará treinta! ¿Algamate? (alcánzate para la multa). ¡Sí Falu, ye lu xustu! (Es lo justo). Rafael, que así se llamaba Falu, (uno de los hombres más honrados, trabajadores y enteros que yo he conocido), a la vez que del bolsillo interior de su chaqueta sacaba la cartera dijo: ¡Mera compañera, voy a venir con el camión de la compañía maderera y llevar toda esta montaña de leña a Trubia, yo te voy a entregar ahora por ella trescientas pesetas, si después vale más, ya te daré el resto, y si vale menos, considera ese dinero que te di, como regalo de un roxu decente ya honráu comu tú le yes miou neña! (Rojo decente y honrado como tú lo eres mujer). Al día siguiente que era feria semanal en la capital del concejo, pidiole mi madre prestado a una buena vecina amiga suya un paxiechacu (traje, vestido) y unas zapatillas, y así vestida de prestado la pobre, se trasladó bien de mañana a la Villa, pagó la multa a aquellos canallas que servían a una ley tan ultrajante, que a los vencidos y sus inocentes descendientes peor que a apestosos esclavos nos trataba. Luego, después, compró ella un paxietyín (un vestidito), unas zapatillas y unas madreñas, para mí, un buzo, que era la vestimenta que entre los pobres se estilaba, unas alpargatinas y unas fuertes madreñas, y después de mercar algunas cosas necesarias, vino para casa la mar de contenta y satisfecha. Y ahora yo me pregunto a muchos años de distancia, viviendo aquellos por mí vividos pisoteados y vengativos tiempos, ¿a qué asesinas, sucias y cobardosas manos, irían a parar, aquellos nuestros dineros, ganados con el sobrehumano esfuerzo y la más justa honradez, manchados por la sangre de nuestras heridas producidas en el agotador trabajo, y mojados por tantas gotas de sudor, como de estrellas debe de haber en el infinito cielo? ¿No se dan cuenta amigos lectores, que injusticias como ésta, o de otra índole aun mayores, deben de contarse al Mundo, pese a quien pese, para quienes las escuchan forjen en sus sentimientos, de que en toda guerra, y sobre todo las civiles, dejan tras de sí, primeramente el dolor más deshumanizante, después las venganzas más pervertidas, que darán vida con fuerza ilimitada, a la repugnante, sanguinaria y odiosa fiera, que todo ser humano, desde los primitivos tiempos de su nacencia, lleva celosamente escondida, en el apartamiento más oscuro y más brillante de su espíritu, donde se mueve gozoso el sentimiento humano, tras de saber que a su Prójimo bien le ha hecho, y se revuelve envilecido, encanallado y airado por el odio y las iras endiabladas, cuando también comprende que a sus semejantes, en el dolor y el sufrimiento los ha sumergido. Y fue precisamente a estos desatinados sentimientos, manejantes en aquellos tristes momentos, de las inhumanas leyes que regían los destinos de mi Patria, donde fueron a parar mis dineros, mis primeros dineros, ganados con más santidad y honradez, que pueda llevar dentro la propia Hostia Santa, que es tanto como decir, que sólo los mismos demonios faltos de toda conciencia y sin el más mínimo sentimiento de honestidad, podrían sin sentir asco de sus propias personas, apoderarse de los honrados y muy fatigosos trabajos, de una viuda de los roxus (izquierdistas, rojos, por el mismo estilo), y de un huérfano de los mismos. ¡¡Yo creo, que como aún no habían satisfecho sus ansias asesinas, con la muerte de mi padre y de tantos inocentes, precisaban en el momento que preciso les venía, afestinarse en postres con el esfuerzo y sufrimiento de sus deudos!! Durante algunos días viví yo jugueteando por la aldea, mi vida sin ninguna preocupación, muy contento porque iba vestido con aquel mono nuevo, más delgado que un papel de fumar, ya que se me había esgazáu (roto) por más de media docena de lugares, pero aún así, a mí me parecía que llevaba puesto, mejores galas que el mismo vencedor, que poco lucía sobre sus costillas, que se le pudiera denominar verdaderamente honrado. Mi madre mientras tanto, seguía incansablemente trabajando por las tierras de los vecinos, sin jamás cobrarles ni una peseta de sueldo, pues ella tan sólo quería, que al cambio de sus sudores le dieran una cestina de patatas, una fontadina de farina, ou de fabes lu mesmu foran prietes que blanques, d'arbeyinus ou d'oitra cebeira, dalgún terreñaín de lleiche, mazá, tarabazá, ‘n culiestrus ou cabantes de brañar. (Una fuente de harina, o de alubias de cualquier marca o color que fueran, de guisantes o de cualquier otro cereal que fuera, algún jarro de leche, desnatada, cuajada, o la que alumbran las vacas recién paridas, o de la que terminasen de ordeñar a una vaca de leche). Ella llegaba todos los atardeceres a nuestra casa, sudorosa y cansada, pero resplandeciente de alegría, porque en su mandil traía mi comida. Luego, después de que yo me hartaba, nos acostábamos los dos en aquel jergón de sacos, repleto de hojas de maíz y también de pulgas, y abrazada a mí, se quedaba muy pronto profundamente dormida. Yo que desde niño he dormido poco siempre, quizás para hacer bueno el dicho que de camino me invento, que considera al que poco duerme más infeliz, que quienes tienen la dicha de dormir prácticamente, dentro de estos mis desvelos, en la silenciosa tranquilidad de la noche de aquella amplia sala desmueblada, cuyas paredes y techo estaban del sarro que deja el humo, y plagadas de arroxetáus (enrubiecidos) goterones, que ponían al descubierto las primeras pinturas que habían tenido, fendíu (cortado) de continuo este silencio, por el risueño y sórdido murmullo que alumbraba el pequeño río que vertiginosamente se deslizaba a menos de diez metros de nuestra casa, y otras veces también era enruxeráu (alterado) aquel silencio, por los ladridos de los perros de la aldea, o por el cante siempre misterioso y apabullador que hacen las curuxas (buhos) en la noche, cuento yo en que estos desvelos, observaba el placenteroso dormir de mi madre, con su respirar acompasado, fuerte y sano, con todos sus acerosos músculos, con naturalidad relajados, talmente parecía mi madre del todo inofensiva, mas sin embargo, aquel perfecto y vigoroso cuerpo que acoplaba fuerzas en el descanso, de la misma natural manera que agigantadamente dormido descansaba, cuando despierto se hallaba, se transformaba en un invencible e incansable guerrero, condenada ya a luchar en l'engarradiétcha del trabayu (la pelea del trabajo), todos los momentos de su vida, por los mismos endemoniados vencedores, que primeramente le habían achuquináu ‘l sou home ya lus sous fíus. (Asesinado a su marido y a sus hijos). Y ahora que ya todo ha pasado, y lejos de olvidarlo se agiganta cada día más en mi mente, yo me pregunto, que si mi madre no hubiese sido así de luchadora, de brava, de valiente y honrada, qué seria de mí y de ella misma, acosados en todo momento por la ley insana del vencedor, y xunius (uncidos) también para siempre, en el desventuroso carro de la esclavitud bien vigilada, por el látigo y la pistola del triunfador.Primer Diccionario Enciclopédicu de la Llingua Asturiana > carraca
-
9 herself
1) (used as the object of a verb or preposition when a female person or animal is the object of an action she performs: The cat licked herself; She looked at herself in the mirror.) se, sí misma2) (used to emphasize she, her, or the name of a female person or animal: She herself played no part in this; Mary answered the letter herself.) ella misma3) (without help etc: She did it all by herself.) ella sola, ella mismaherself pron1. se / ella misma2. sí misma / ella mismatr[hɜː'self]1 (reflexive use) se2 (emphatic) ella mismaherself [hər'slf] pronshe dressed herself: se vistióshe fixed it herself: lo arregló ella misma, lo arregló por sí solapron.• consigo pron.• ella misma pron.• se pron.• sí pron.• sí misma pron.hər'self, hə'selfa) ( reflexive)she cut/hurt herself — se cortó/lastimó
something's not right, she thought to herself — -pasa algo -pensó para sí or para sus adentros
b) ( emphatic use) ella mismac) ( normal self)[hɜː'self]PRON1) (reflexive) se2) (emphatic) ella misma; (after prep) sí (misma)she went herself — fue ella misma or en persona
she said to herself — dijo entre or para sí
3) (phrases)•
she came by herself — vino sola•
she's not herself — no se encuentra nada bien* * *[hər'self, hə'self]a) ( reflexive)she cut/hurt herself — se cortó/lastimó
something's not right, she thought to herself — -pasa algo -pensó para sí or para sus adentros
b) ( emphatic use) ella mismac) ( normal self) -
10 himself
1) (used as the object of a verb or preposition when a male person or animal is the object of an action he performs: He kicked himself; He looked at himself in the mirror.) se, sí mismo2) (used to emphasize he, him or the name of a male person or animal: John himself played no part in this.) él mismo3) (without help etc: He did it himself.) él solo, él mismohimself pron1. se / él mismo2. él mismo / sí mismotr[hɪm'self]1 (reflexive) se; (alone) solo, por sí mismo2 (emphatic) él mismo, sí mismo, en persona■ he told me so himself me lo dijo en persona, me lo dijo él mismohimself [hɪm'sɛlf] pronhe washed himself: se lavóhe did it himself: lo hizo él mismo, lo hizo por sí solopron.• se pron.hɪm'selfa) ( reflexive)he cut/hurt himself — se cortó/lastimó
very strange, he thought to himself — -muy raro -pensó para sí or para sus adentros
b) ( emphatic use) él mismoc) ( normal self)[hɪm'self]PRON1) (reflexive) se2) (emphatic) él mismo; (after prep) sí (mismo)he went himself — fue él mismo, fue en persona
he said to himself — dijo entre or para sí
3) (phrases)•
he came by himself — vino solo•
he's not himself — no se encuentra nada bien* * *[hɪm'self]a) ( reflexive)he cut/hurt himself — se cortó/lastimó
very strange, he thought to himself — -muy raro -pensó para sí or para sus adentros
b) ( emphatic use) él mismoc) ( normal self) -
11 venire
come( riuscire) turn outi suoi disegni vengono ammirati da tutti his drawings are admired by allvenire a costare total, work out atvenire a sapere qualcosa learn something, find something outvenire al dunque get to the pointmi sta venendo fame I'm getting hungry* * *venire v. intr.1 to come*: vieni con noi?, are you coming (o will you come) with us?; vengo!, I am coming!; venite dunque!, come along, then!; non è ancora venuto, he hasn't come yet; è venuto ieri, he came yesterday; vieni a trovarmi, come and see me; vieni a vedere chi c'è, come and see who is here; sono venuto a prendere il libro, I've come for the book; vieni da piazza della Scala?, have you just come from piazza della Scala?; da che paese vieni?, where do you come (o are you) from?; mi venne vicino, incontro, dietro, he came near (o up to), towards, after me; sono venuto a piedi, in automobile, per mare, I've come on foot, by car, by sea; dopo gennaio viene febbraio, after January comes February; è venuto il tempo di dirglielo, the time has come to tell him // venire su, to come up, ( per le scale) to come upstairs, ( crescere) to grow up: viene su una bella ragazza, she's growing up into a beautiful girl; le cipolle mi sono venute su tutto il giorno, onions repeated on me all day; venire giù, to come down, ( per le scale) to come downstairs; la pioggia veniva giù a scrosci, the rain was pelting down // venire dentro, to come in; venire fuori, to come out (anche fig.): venne fuori a dire che non voleva più andare a scuola, he came out all at once and said he didn't want to go to school any longer // venire via, to come away, ( staccarsi) to come off: il chiodo è venuto via, the nail has come off // venire avanti, to come on: venne avanti e disse..., he came on and said...; vieni avanti!, come here! // venire meno, ( svenire) to faint (o to swoon), ( svanire) to fail (s.o.), ( mancare) to break (sthg.): gli vennero meno le forze, his strength failed him; venire meno a una promessa, to break one's promise // venire prima, dopo, to come first, after: la salute viene prima, tutto il resto viene dopo, health comes first, all the rest comes after // far venire: fecero venire il dottore, they sent for (o called in) the doctor; fa venire i suoi abiti da Parigi, she has her dresses sent from Paris; bisogna far venire dell'altro vino, you must order some more wine; mi fa venire i brividi, it makes me shiver; questo cibo mi fa venire l'acquolina in bocca, la nausea, this food makes my mouth water, makes me sick2 ( provenire) to come*; ( derivare) to derive: un vento che viene dal mare, a wind (coming) from the sea; viene da una buona famiglia, he comes of a good family; questa parola viene dal latino, this word derives from Latin3 ( manifestarsi) to have got (sthg.): mi viene un dubbio, I've got a doubt; m'è venuta un'idea, I've got an idea; gli è venuta la febbre, he's got a temperature4 ( riuscire, risultare) to turn out; to come* out: venire bene, male, to turn out well, badly; il dolce non è venuto bene, the cake hasn't turned out well; non vengo bene in fotografia, I don't come out well in photographs (o I don't photograph well); il solitario non mi viene, this game of patience isn't coming out; la divisione non mi viene, the division won't come out; ho fatto la divisione e mi è venuto questo numero, I did the division and it gave me this number // è venuto il 90, ( è stato estratto) 90 came up7 ( essere) to be: viene rispettato da tutti, he is respected by everyone; verrà trasferito ad altro ufficio, he will be transferred to another office; il lavoro venne eseguito male, the work was done badly8 ( seguito da gerundio) to be: veniva scrivendo, he was writing; mi vengo accorgendo che avevi ragione, I'm beginning to realize that you were right.* * *1. [ve'nire]vb irreg vi (aus essere)1) to comeè venuto in macchina/treno — he came by car/train
vengo! — I'm coming!, just coming!
2) (giungere) to come, arrivenon è ancora venuto — he hasn't come o arrived yet
venire al mondo o alla luce — to come into the world
venire a patti/alle mani — to come to an agreement/to blows
venire a capo di qc — to unravel sth, sort sth out
venire al dunque o nocciolo o fatto o sodo — to come to the point
questo lavoro/quel tipo mi è venuto a noia — I'm fed up with this work/with that guy
è venuto il momento di... — the time has come to...
negli anni a venire — in the years to come, in future
gli era venuto il dubbio o sospetto che... — he began to suspect that...
mi viene da piangere/ridere — I feel like crying/laughing
ti venisse un colpo/accidente! fam — drop dead!
3)venire da — to come from4) (riuscire: lavoro) to turn outvenire bene/male — to turn out well/badly
il maglione viene troppo lungo/stretto — the sweater is going to end up too long/tight
non mi viene — (problema, operazione, calcolo) I can't get it to come out right
5) (fam : raggiungere l'orgasmo) to come6) (costare) to costquanto viene? — how much is it o does it cost?
7) (essere sorteggiato) to come up8)venire fuori — to come outvenire fuori con — (battuta) to come out with
venire meno — (svenire) to faint
venire meno a — (promessa) to break, (impegno, dovere) not to fulfil Brit o fulfill Am
venire via — to come away o off, (macchia) to come out
9)far venire — (medico) to call, send for
mi hai fatto venire per niente — you got me to come o you made me come for nothing
mi fa venire il vomito (anche) fig — it (o he ecc) makes me sick
mi fa venire i brividi (anche) fig — it (o he ecc) gives me creeps
10)(come ausiliare: essere)
viene ammirato da tutti — he is admired by everyoneverrà giudicato in base al suo punteggio — he will be judged on his marks Brit o grades Am
2. vip (venirsene)3. sm* * *I [ve'nire]1) [ persona] to come*venire a piedi, in bici — to come on foot, by bike
dai, vieni! — come on!
adesso vengo — I'm coming, I'll be right there
fare venire — to send for, to call [idraulico, dottore]
mi venne a prendere alla stazione — she came to meet me o she picked me up at the station
2) (arrivare) to come*, to arrivel'anno che viene — the coming o next year
verrà il giorno in cui... — the day will come when..., there will come a day when...
la famiglia viene prima di tutto il resto — fig. the family comes before everything else
3) (provenire) to come*4) (passare)venire a — to come to [problema, argomento]
5) (sorgere, manifestarsi)mi è venuta sete, mi è venuto caldo — I'm feeling thirsty, hot
mi fa venire fame, sonno — it makes me hungry, sleepy
se ci penso, mi viene una rabbia! — it makes me mad to think of it!
questo mi fa venire in mente che... — this reminds me that...
6) (riuscire) to come* out, to turn out; [ calcoli] to work outvenire bene, male — to come out well, badly
7) (risultare)che risultato ti è venuto? — what result o answer did you get?
8) colloq. (costare) to cost*9) colloq. (spettare)ti viene ancora del denaro — you've still got some money coming to you, some money is still owed to you
mi viene da piangere — (ho voglia) I feel like crying; (sto per) I'm about to cry
11) (con valore di ausiliare) to be*, to get*venne preso — he was o got caught
12) colloq. (avere un orgasmo) to come*13) venire avanti (entrare) to come* in; (avvicinarsi) to come* forward14) venire dentro (entrare) to come* in15) venire dietro (seguire) to follow16) venire fuori (uscire) to come* out17) venire giù (scendere) to come* down; (piovere)viene giù come Dio la manda — it's raining buckets o cats and dogs, it's pouring
18) venire meno (svenire) to faint; (mancare) [interesse, speranza] to fadeil coraggio gli è venuto meno — courage failed him; (non rispettare)
venire meno a una promessa — to break o betray a promise
venire meno ai propri doveri — to fail in o neglect one's duties
19) venire su (salire) to come* up; (crescere) [ persona] to grow* up; (tornare su)20) venire via (allontanarsi) to come* away; (staccarsi) [ bottone] to come* off; (scomparire) [ macchia] to come* out, to come* off21) a venire22) venirseneII [ve'nire]sostantivo maschiletutto questo andare e venire — all this toing and froing o these comings and goings
* * *venire1/ve'nire/ [107](aus. essere)1 [ persona] to come*; venire a piedi, in bici to come on foot, by bike; vieni da me come to me; è venuto qualcuno per te someone came to see you; dai, vieni! come on! adesso vengo I'm coming, I'll be right there; fare venire to send for, to call [idraulico, dottore]; mi venne a prendere alla stazione she came to meet me o she picked me up at the station; vienimi a prendere alle 8 come for me at 8 o'clock; venne a trovarci he came to see us; vieni a sciare con noi domani come skiing with us tomorrow; vieni a vedere come and see; vieni a sederti accanto a me come and sit by me2 (arrivare) to come*, to arrive; l'anno che viene the coming o next year; quando la primavera verrà when spring comes; verrà il giorno in cui... the day will come when..., there will come a day when...; è venuto il momento di partire it's time to leave; prendere la vita come viene to take life as it comes; è di là da venire it's still a long way off; la famiglia viene prima di tutto il resto fig. the family comes before everything else3 (provenire) to come*; da dove viene? where is she from? where does she come from? venire da lontano to come from far away; venire da una famiglia protestante to come from a Protestant family5 (sorgere, manifestarsi) mi è venuto (il) mal di testa I've got a headache; mi è venuta sete, mi è venuto caldo I'm feeling thirsty, hot; mi fa venire fame, sonno it makes me hungry, sleepy; la cioccolata mi fa venire i brufoli chocolate brings me out in spots; gli vennero le lacrime agli occhi tears sprang to his eyes; se ci penso, mi viene una rabbia! it makes me mad to think of it! le parole non mi venivano I couldn't find the right words; mi è venuta un'idea I've got an idea; questo mi fa venire in mente che... this reminds me that...; mi venne in mente che it occurred to me that; il nome non mi viene in mente the name escapes me; mi è venuta voglia di telefonarti I got the urge to phone you6 (riuscire) to come* out, to turn out; [ calcoli] to work out; venire bene, male to come out well, badly; venire bene in fotografia to photograph well7 (risultare) che risultato ti è venuto? what result o answer did you get? mi viene 6 I got 6 as an answer8 colloq. (costare) to cost*; quanto viene? how much does it cost? how much is this? viene 2 euro it's 2 euros9 colloq. (spettare) ti viene ancora del denaro you've still got some money coming to you, some money is still owed to you10 (con da e infinito) mi viene da piangere (ho voglia) I feel like crying; (sto per) I'm about to cry11 (con valore di ausiliare) to be*, to get*; viene rispettato da tutti he is respected by everybody; venne preso he was o got caught12 colloq. (avere un orgasmo) to come*14 venire dentro (entrare) to come* in15 venire dietro (seguire) to follow16 venire fuori (uscire) to come* out; è venuto fuori che it came out that; venire fuori con una scusa to come out with an excuse17 venire giù (scendere) to come* down; (piovere) viene giù come Dio la manda it's raining buckets o cats and dogs, it's pouring18 venire meno (svenire) to faint; (mancare) [interesse, speranza] to fade; il coraggio gli è venuto meno courage failed him; (non rispettare) venire meno a una promessa to break o betray a promise; venire meno ai propri doveri to fail in o neglect one's duties19 venire su (salire) to come* up; (crescere) [ persona] to grow* up; (tornare su) i cetrioli mi vengono su cucumbers repeat on me20 venire via (allontanarsi) to come* away; (staccarsi) [ bottone] to come* off; (scomparire) [ macchia] to come* out, to come* off22 venirsene se ne veniva piano piano he was coming along very slowly.————————venire2/ve'nire/sostantivo m.tutto questo andare e venire all this toing and froing o these comings and goings. -
12 mucho
adj.a lot of, too much, much, plenty of.adv.1 a lot, much, very much, a great deal.2 very often, too often.m.a great deal, quite much, much, a lot.* * *► adjetivo1 (singular - en afirmativas) a lot of; (- en negativas, interrogativas) a lot of, much■ no tiene mucho dinero he hasn't got a lot of/much money■ ¿nos queda mucha gasolina? have we got a lot of/much petrol left?2 (plural - en afirmativas) a lot of, lots of; (- en negativas, interrogativas) a lot of, many■ no hay muchas copas there aren't a lot of/many glasses■ ¿tienes muchos libros? have you got a lot of/many books?■ hace mucho calor/frío it's very hot/cold■ tengo mucha hambre/sed I'm very hungry/thirsty3 (demasiado - singular) too much; (- plural) too many1 (singular) a lot, much; (plural) a lot, many► adverbio1 (de cantidad) a lot, much■ mucho mejor/peor much better/worse■ ¿te ha gustado la película? --sí, mucho did you like the film? --yes, very much■ ¿estaba buena la comida? --sí, mucho was the food good? --yes, very good■ mucho antes/después much earlier/later3 (de frecuencia) often\como mucho at the mostcon mucho by farni con mucho nowhere near asni mucho menos far frompor mucho que however much* * *1. (f. - mucha)adj.many, much, a lot of, plenty of2. adv.much, a lot- con mucho
- mucho tiempo 3. (f. - mucha)pron.many, much, a lot* * *1. ADJ1) [en singular] [en oraciones afirmativas] a lot of, lots of; [en oraciones interrogativas y negativas] a lot of, muchtengo mucho dinero — I have a lot of o lots of money
había mucha gente — there were a lot of o lots of people there
¿tienes mucho trabajo? — do you have a lot of o much work?
no tengo mucho dinero — I don't have a lot of o much money
2) [en plural] [en oraciones afirmativas] a lot of, lots of; [en oraciones interrogativas y negativas] a lot of, manytiene muchas plantas — he has got a lot of o lots of plants
muchas personas creen que no — a lot of o lots of people don't think so
se lo he dicho muchas veces — I've told him many o lots of times
¿había muchos niños en el parque? — were there a lot of o many children in the park?
no había muchos patos en el lago — there weren't a lot of o many ducks on the lake
3) * [con singular colectivo]había mucho borracho — there were a lot of o lots of drunks there
hay mucho tonto suelto — there are a lot of o lots of idiots around
mucho beso, pero luego me critica por la espalda — she's all kisses, but then she criticizes me behind my back
4) (=demasiado)es mucha mujer para ti — * that woman is too much for you
esta es mucha casa para nosotros — * this house is too big for us
2. PRON1) [en singular]a) [en frases afirmativas] a lot, lots; [en frases interrogativas y negativas] a lot, muchtengo mucho que hacer — I have a lot o lots to do
tiene la culpa de mucho de lo que pasa — he's to blame for a lot of o much of what has happened
¿has aprendido mucho en este trabajo? — have you learnt a lot o much from this job?
no tengo mucho que hacer — I haven't got a lot o much to do
-¿cuánto vino queda? -mucho — "how much wine is left?" - "a lot" o "lots"
b) [referido a tiempo] long¿te vas a quedar mucho? — are you staying long?
¿falta mucho para llegar? — will it be long till we arrive?
-¿cuánto nos queda para acabar? -mucho — "how long till we finish?" - "ages"
hace mucho que no salgo a bailar — it's a long time o ages since I went out dancing
2) [en plural] [en frases afirmativas] a lot, lots; [en frases interrogativas y negativas] a lot, manysomos muchos — there are a lot of o lots of us
son muchos los que no quieren — there are a lot o lots who don't want to
muchos dicen que... — a lot of o lots of o many people say that...
muchos de los ausentes — many of o a lot of those absent
-¿hay manzanas? -sí, pero no muchas — "are there any apples?" - "yes, but not many o not a lot"
¿vinieron muchos? — did many o a lot of people come?
-¿cuántos había? -muchos — "how many were there?" - "a lot" o "lots"
3. ADV1) (=en gran cantidad) a lotte quiero mucho — I love you very much o a lot
viene mucho — he comes often o a lot
me gusta mucho el jazz — I really like jazz, I like jazz a lot
sí señor, me gusta y mucho — I do indeed like it and I like it a lot
- son 75 euros -es mucho — "that will be 75 euros" - "that's a lot"
lo siento mucho — I'm very o really sorry
¡mucho lo sientes tú! — * a fat lot you care! *
•
muy mucho, se guardará muy mucho de hacerlo — * he'll jolly well be careful not to do it *•
pensárselo mucho, se lo pensó mucho antes de contestar — he thought long and hard about it before replying2) [en respuestas]-¿estás cansado? -¡mucho! — "are you tired?" - "I certainly am!"
-¿te gusta? -no mucho — "do you like it?" - "not really"
3) [otras locuciones]•
como mucho — at (the) most•
con mucho — by far, far and awayfue, con mucho, el mejor — he was by far the best, he was far and away the best
no se puede comparar, ni con mucho, a ninguna de nuestras ideas — it bears no comparison at all o you can't begin to compare it with any of our ideas
•
cuando mucho — frm at (the) most•
tener a algn en mucho — to think highly of sb•
ni mucho menos, Juan no es ni mucho menos el que era — Juan is nothing like the man he wasmi intención no era insultarte, ni mucho menos — I in no way intended to insult you, I didn't intend to insult you, far from it
•
por mucho que, por mucho que estudies — however hard you studypor mucho que lo quieras no debes mimarlo — no matter how much you love him, you shouldn't spoil him
* * *Ia) <salir/ayudar> a lotme gusta muchísimo — I like it/her/him very much o a lot
funciona mucho mejor — it works much o a lot better
¿llueve mucho? — is it raining hard?
b) ( en respuestas)¿estás preocupado? - mucho — are you worried? - (yes, I am,) very
II¿te gusta? - sí, mucho — do you like it? - yes, very much; para locs ver mucho III 3)
- cha adjetivo1)a) (sing) a lot of; ( en negativas e interrogativas) much, a lot of¿tienes mucha hambre? — are you very hungry?
b) (pl) a lot of; ( en negativas e interrogativas) many, a lot of¿recibiste muchos regalos? — did you get many o a lot of presents?
2) (sing)a) (fam) ( con valor plural)mucho elogio pero no me lo van a publicar — they're full of praise but they're not going to publish it
b) (fam) ( con valor ponderativo)III- cha pronombre1) (refiriéndose a cantidad, número)mucho de lo que ha dicho — much o a lot of what he has said
muchos creen que... — many (people) believe that...
2) mucho ( refiriéndose a tiempo) a long time¿falta mucho para llegar? — are we nearly there?
¿tuviste que esperar mucho? — did you have to wait long?
3) (en locs)con mucho — by far, easily
no es un buen pianista ni mucho menos — he isn't a good pianist, far from it
* * *= heavily, much, widely, a great deal, eminent + Nombre, utmost, vitally + Verbo, plenty, to any great degree, severely, lots of, rather a lot, numerable, a whole lot (of), a great deal of, a good deal of, greatly, wide [wider -comp., widest -sup.], broad [broader -comp., broadest -sup.], extensively, a barrel/barrow load of monkeys, bags of.Ex. Regular overhaul of guiding is important, especially for the new user who may rely heavily upon it.Ex. Although the 1949 code was much longer than its predecessor, the 1908 code, it only contained rules pertaining to headings.Ex. An aggressive approach is made to publicity, with posters and leaflets distributed widely, visits to local shops, post offices, doctors surgeries etc, to drum up business, and the use of volunteers to hand out leaflets at street corners = Se inicia una campaña de publicidad enérgica, distribuyendo de forma general folletos y pósteres, visitando las tiendas, oficinas de correos y consultorías médicas de la localidad, etc., para promocionar el negocio, además de utilizar voluntarios para distribuir prospectos por las esquinas de las calles.Ex. Thus charwomen and porters in a university work in an institution where books are used a great deal but they themselves are highly unlikely to use them.Ex. 'I think it makes eminent sense, for the reasons I've outlined,' he said and started toward the door.Ex. Indeed, he must take the utmost care never to jump to conclusions.Ex. Though the reference librarian cannot enter the reference process until he receives the question from the enquirer he is vitally concerned about all of its stages.Ex. One of the great glories of books is that there are plenty to suit everybody, no matter what our taste, our mood, our intellectual ability, age or living experience.Ex. Consumer advice centres were not used to any great degree by the working classes or those groups most at risk as consumers -- the elderly, divorced, widowed and separated.Ex. Pressure on space will create the desire on the part of the editor to limit severely the length any paper being published.Ex. Though reference work is the backbone of their task, they do lots of things that are not reference work.Ex. Carlyle has been dead nearly a hundred years, but many an academic would like to agree with Carlyle even if, perhaps, universities have changed rather a lot since his day.Ex. During the past decade both groups have developed numerable measures to assess creative potential.Ex. For the libraries in Belgium CD-ROM offers a new range of possibilities and a whole lot of reference works will be searchable and much more used.Ex. As earlier sections amply demonstrate, there is a great deal of choice with regards to data bases.Ex. There is a good deal of scope for users and novice cataloguers to find difficulty in identifying the appropriate heading for many of the works which are the responsibility of corporate bodies.Ex. The computer can greatly assist in thesaurus compilation and updating.Ex. The method is sufficiently flexible to allow for wide modifications.Ex. In 'upper town' streets are broad, quiet, and tree-shaded; the homes are tall and heavy and look like battleships, each anchored in its private sea of grass.Ex. Fiction classifications are used extensively in public libraries.Ex. The landlord is as mad as a barrel load of monkeys, but a fine man and ex-soldier.Ex. His colleagues would say he's as daft as a brush, has bags of energy and enthusiasm but gets the job done.----* a costa de mucho = at (a) great expense.* afectar mucho = hit + hard.* Algo a lo que hay que dedicar mucho tiempo = time-consuming [time consuming].* Algo que lleva mucho tiempo de hacer = time-consuming [time consuming].* a muchos niveles = many-levelled [many-leveled, -USA].* andarse con mucho cuidado = walk on + eggshells, tread + the thin line between... and.* andarse con mucho ojo = keep + Posesivo + eyes peeled, keep + Posesivo + eyes skinned, keep + Posesivo + eyes (wide) open.* arriesgar mucho = play (for) + high stakes.* avanzar mucho = travel + a long way down the road.* bajar mucho = go + way down.* beber mucho = drink + heavily.* bebida alcohólica con muchos grados = hard drink, hard liquor.* cada vez mucho mayor = fast-increasing, exploding.* causar muchas víctimas = take + a toll on life.* como mucho = at best, at most, if at all, at the most, at the very latest.* conceder mucha importancia a = lay + great store on.* con mucha antelación = far in advance.* con mucha ceremonia = ceremoniously.* con mucha diferencia = by far.* con mucha energía = high energy.* con mucha frecuencia = very often.* con mucha información = populated.* con mucha labia = glibly, smooth-talking.* con mucha palabrería = glibly.* con mucha población = heavily populated.* con mucha pompa = ceremoniously.* con mucha prisa = without a minute to spare.* con muchas actividades = event-filled.* con muchas deudas = heavily indebted.* con muchas ilustraciones = copiously illustrated.* con muchas imágenes = image intensive.* con muchas prestaciones = feature-filled, multifacility.* con mucha vitalidad = lively [livelier -comp., liveliest -sup.].* con mucho = very much, far + Verbo, grossly, by far, by a long shot, by a long way, hands down.* con mucho ánimo = spiritedly.* con mucho bombo = ceremoniously.* con mucho contenido = information packed [information-packed].* con mucho esfuerzo = painfully.* con mucho éxito = with a wide appeal.* con mucho protocolo = ceremoniously.* con mucho público = well attended [well-attended].* con muchos acontecimientos = event-filled.* con muchos detalles = elaborately.* con muchos eventos = event-filled.* con muchos huesos y poca carne = bony [bonier -comp., boniest -sup.].* con muchos lectores = with a wide appeal.* con muchos miramientos = ceremoniously.* con mucho trabajo = painfully.* conseguir mucho = do + much.* contener mucho = be high in.* costar mucho trabajo = have + a tough time, have + a hard time.* dar mucha importancia = put + a premium on.* dar mucho en qué pensar = give + Nombre + much to think about, give + Nombre + a lot to think about.* dar mucho valor a Algo = value + Nombre + highly.* darse (muchos) aires = give + Reflexivo + such airs, aggrandise + Reflexivo.* decir mucho de Algo = speak + volumes.* de hace muchos años = long-standing.* de hace mucho tiempo = age-old, long-term, long-lost.* dejar mucho que desear = fall (far) short of + ideal, leave + a lot to be desired, leave + much to be desired.* demandar mucho esfuerzo por parte de Alguien = tax + Posesivo + imagination.* de muchas formas = in more ways than one.* de muchas maneras = in every way.* de mucho arraigo = long-established.* de mucho beneficio = high-payoff.* de mucho cuidado = badass.* de mucho provecho = high-payoff.* de muchos usos = all-purpose.* desde hace muchos años = for years.* desde hace mucho tiempo = for ages, long-time [longtime], far back in time, for a long time, long since, in ages (and ages and ages).* desear mucha suerte a Alguien = wish + Nombre + the (very) best of luck.* desempeñando muchas funciones = in many capacities.* destacar con mucho sobre = stand out + head and shoulders (above/over), be head and shoulder (above/over).* día de mucho calor = scorcher.* donde cabe mucho también cabe poco = what holds a lot will hold a little.* durante el transcurso de muchos años = over many years.* durante muchas horas = for many long hours.* durante muchos años = for many years, for years to come, for many years to come, over many years, for years and years (and years).* durante mucho tiempo = long [longer -comp., longest -sup.], for generations, long-time [longtime], for a long time to come, for long periods of time, for a long period of time, lastingly, for a very long time, for many long hours, for a long time, in ages (and ages and ages).* durar mucho = last + long.* durar mucho rato = take + a long time.* durar mucho tiempo = last + long.* echar muchas horas al día = work + long hours.* echar mucho de menos = be sorely missed, be sadly missed.* echar mucho en falta = be sorely missed, be sadly missed.* el que mucho abarca poco aprieta = jack of all trades, master of none.* en muchos aspectos = in most respects.* en muchos casos = in many instances.* en muchos grupos = in many quarters.* en muchos grupos de la población = in many quarters.* en muchos sectores = in many quarters.* en muchos sectores de la población = in many quarters.* en muchos sentidos = in many ways, in many respects, in most respects, in more ways than one.* escribir mucho sobre Algo = a lot + be written about, much + be written about.* existen de muchos tipos = come in + many guises.* existir mucha diferencia entre... y... = be a far cry from... to....* faltar mucho = be a long way off.* faltar mucho (para) = there + be + a long way to go (before), have + a long way to go (before).* fue durante mucho tiempo = long remained.* ganar mucho dinero = make + good money, earn + good money.* guardar con mucho cariño = treasure.* guardar muchas esperanzas = get + Posesivo + hopes up.* gustar mucho = come up + a treat, go down + a treat.* gustar mucho las mujeres = womanise [womanize, -USA].* gustar mucho lo dulce = have + a sweet tooth.* haber de muchos tipos = come in + all/many (sorts of) shapes and sizes.* haber recorrido mucho mundo = be well-travelled.* haber viajado mucho = be well-travelled.* hace muchas lunas = all those many moons ago, many moons ago.* hace muchos años = many years ago.* hace mucho tiempo = long since, all those many moons ago, many moons ago.* hacer mucho = do + much.* hacer mucho dinero = make + good money, earn + good money.* hacer mucho por = go + a long way (towards/to/in) + Gerundio.* hacer muchos aspavientos por Algo = make + a song and dance about.* hace ya mucho tiempo que = gone are the days of.* hombre que tiene mucho mundo = a man of the world.* ir con mucho ojo = keep + Posesivo + eyes peeled, keep + Posesivo + eyes skinned, keep + Posesivo + eyes (wide) open.* la mayoría con mucho = the vast majority of.* llenar mucho = be filling.* lo mucho que = how extensively.* mucha gente + esperar que = be widely expected.* muchas ganancias = high return.* Muchas gracias = Thank you very much.* muchas horas = long hours.* muchas otras cosas = much else.* muchas otras cosas más = much else besides.* mucha suerte = best of luck.* muchas veces = multiple times.* mucho + Adjetivo = very much + Adjetivo, significantly + Adjetivo.* mucho antes = early on.* mucho antes de = well before.* mucho + Comparativo = a good deal + Comparativo.* mucho dinero = big bucks.* mucho esfuerzo = hard work.* mucho interés = keen interest.* mucho más = order of magnitude, much more, much more so, a lot more, lots more.* mucho más + Adjetivo = all the more + Adjetivo, far + Adjetivo Comparativo.* mucho más + Adverbio/Adjetivo = far more + Adverbio/Adjetivo, far more + Adverbio/Adjetivo.* mucho más allá de = far beyond.* mucho más cerca = far closer.* mucho más de = well over + Expresión Numérica.* mucho más rápido = far faster.* mucho mayor = far greater, far larger, very much greater.* mucho mejor = far better.* mucho mejor que = far superior to.* mucho menos = a great deal less, let alone, far less.* mucho menos + Adjetivo = far + Adjetivo Comparativo.* mucho + Nombre = a lot of + Nombre, bleeding + Adjetivo/Nombre.* mucho peor = far worse.* mucho que + Infinitivo = a lot + Infinitivo.* mucho ruido y pocas nueces = much ado about nothing, storm in a teacup, Posesivo + bark is worse than + Posesivo + bite.* muchos = many, good many, many a(n).* muchos beneficios = high return.* muchos jefes y pocos trabajadores = too many chiefs and not enough Indians.* muchos más = a great many more.* muchos + Nombre = a lot of + Nombre.* mucho tiempo = long time, long periods of time, a very long time, long hours, ample time, for a long time.* mucho tiempo antes de (que) = long before.* mucho tiempo después = ages and ages hence.* mucho tiempo después (de que) = long after.* mucho trabajo = hard graft.* ni con mucho = not by a long shot.* ni mucho menos = by any stretch (of the imagination), by any means, not by a long shot.* no estar finalizado (con mucho) = fall (far) short of + completeness.* no existir muchos indicios de que = there + be + little sign of.* no haber muchas señales de que = there + be + little sign of.* no hace mucho = in the recent past.* no hace mucho tiempo = not so long ago.* Nombre + no tardará mucho en = it won't be long before + Nombre.* Nombre + no tardó mucho en = it wasn't long before + Nombre.* no mucho después = not long after.* no parar mucho en un sitio = live out of + a suitcase.* no pasar mucho tiempo antes de que + Subjuntivo = be not long before + Indicativo.* no perderse mucho = be no great loss.* pasar mucho tiempo antes de que = be a long time before.* pasar por muchas dificultades = be to hell and back.* persona con mucha ambición = social climber.* persona que ha viajado mucho = seasoned traveller.* poner mucho ahínco = try + Posesivo + heart out.* poner mucho ahínco en = put + Posesivo + heart into.* poner mucho empe = put + Posesivo + heart into.* poner mucho empeño = try + Posesivo + heart out.* poner mucho empeño en + Verbo = be at pains to + Infinitivo.* poner mucho empeño por = take + (great) pains to.* poner mucho esmero por = take + (great) pains to.* por muchas razones = in many ways.* por mucho que lo + intentar = try as + Pronombre + might.* por mucho que lo intento = for the life of me.* por mucho tiempo = for long, for long periods of time.* prometer mucho = promise + great possibilities, bode + well.* que consume mucha CPU = CPU intensive.* que consume mucha energía = energy-intensive.* que contiene muchas imágenes = image intensive.* quedar mucho más por hacer = much more needs to be done.* quedar mucho (para) = have + a long way to go (before), there + be + a long way to go (before).* quedar mucho por conocer = there + be + a great deal yet to be learned, there + be + still a great deal to be learned.* quedar mucho por hacer = more needs to be done, have + a long way to go.* quedar mucho por saber = there + be + a great deal yet to be learned, there + be + still a great deal to be learned.* que deja mucho al azar = hit-or-miss.* que hay que dar muchas vueltas = circuitous.* que hay que dedicarle mucho tiempo = time-intensive.* que ocupa mucho espacio = space-consuming.* que se percibe desde hace mucho tiempo = long-felt.* que utiliza muchos recursos = resource-intensive.* quien mucho abarca poco aprieta = bite off more than + Pronombre + can chew.* resaltar con mucho sobre = stand out + head and shoulders (above/over), be head and shoulder (above/over).* saber un poco de todo y mucho de nada = jack of all trades, master of none.* ser de mucho uso = take + Nombre + a long way.* ser mucho = be a mouthful.* ser mucho más = be all the more.* ser mucho más que = be far more than.* sin mucha antelación = at short notice.* sin mucha anticipación = at short notice.* sin mucha dificultad = painlessly.* sin muchas contemplaciones = unceremoniously.* sin muchos inconvenientes = without much grudging.* sin pensarlo mucho = off the top of + Posesivo + head.* sorprenderse mucho = eyes + pop (out), Posesivo + eyes + pop out of + Posesivo + head, Posesivo + eyes + pop out of + Posesivo + socket.* tener mucha distancia que recorrer = have + a long way to go.* tener mucha personalidad = be full of character.* tener mucho camino que recorrer = have + a long way to go.* tener mucho carácter = be full of character.* tener mucho cuidado = be extra vigilant.* tener mucho éxito = hit + a home run, hit it out of + the park, knock it out of + the park.* tener mucho interés en = have + a high stake in.* tener mucho interés por = be keen to.* tener mucho que ver con = have + a great deal to do with.* tener mucho tiempo libre = have + plenty of time to spare.* trabajando mucho = hard at work.* trabajar muchas horas al día = work + long hours.* trabajar mucho = work + hard.* usuario que hace mucho uso del préstamo = heavy borrower.* venir de mucho tiempo atrás = go back + a long way.* Verbo + mucho = Verbo + hard.* y cuanto mucho menos = much less.* y mucho más = and much more.* y mucho menos = much less, least of all.* y mucho(s) más = and more.* * *Ia) <salir/ayudar> a lotme gusta muchísimo — I like it/her/him very much o a lot
funciona mucho mejor — it works much o a lot better
¿llueve mucho? — is it raining hard?
b) ( en respuestas)¿estás preocupado? - mucho — are you worried? - (yes, I am,) very
II¿te gusta? - sí, mucho — do you like it? - yes, very much; para locs ver mucho III 3)
- cha adjetivo1)a) (sing) a lot of; ( en negativas e interrogativas) much, a lot of¿tienes mucha hambre? — are you very hungry?
b) (pl) a lot of; ( en negativas e interrogativas) many, a lot of¿recibiste muchos regalos? — did you get many o a lot of presents?
2) (sing)a) (fam) ( con valor plural)mucho elogio pero no me lo van a publicar — they're full of praise but they're not going to publish it
b) (fam) ( con valor ponderativo)III- cha pronombre1) (refiriéndose a cantidad, número)mucho de lo que ha dicho — much o a lot of what he has said
muchos creen que... — many (people) believe that...
2) mucho ( refiriéndose a tiempo) a long time¿falta mucho para llegar? — are we nearly there?
¿tuviste que esperar mucho? — did you have to wait long?
3) (en locs)con mucho — by far, easily
no es un buen pianista ni mucho menos — he isn't a good pianist, far from it
* * *= heavily, much, widely, a great deal, eminent + Nombre, utmost, vitally + Verbo, plenty, to any great degree, severely, lots of, rather a lot, numerable, a whole lot (of), a great deal of, a good deal of, greatly, wide [wider -comp., widest -sup.], broad [broader -comp., broadest -sup.], extensively, a barrel/barrow load of monkeys, bags of.Ex: Regular overhaul of guiding is important, especially for the new user who may rely heavily upon it.
Ex: Although the 1949 code was much longer than its predecessor, the 1908 code, it only contained rules pertaining to headings.Ex: An aggressive approach is made to publicity, with posters and leaflets distributed widely, visits to local shops, post offices, doctors surgeries etc, to drum up business, and the use of volunteers to hand out leaflets at street corners = Se inicia una campaña de publicidad enérgica, distribuyendo de forma general folletos y pósteres, visitando las tiendas, oficinas de correos y consultorías médicas de la localidad, etc., para promocionar el negocio, además de utilizar voluntarios para distribuir prospectos por las esquinas de las calles.Ex: Thus charwomen and porters in a university work in an institution where books are used a great deal but they themselves are highly unlikely to use them.Ex: 'I think it makes eminent sense, for the reasons I've outlined,' he said and started toward the door.Ex: Indeed, he must take the utmost care never to jump to conclusions.Ex: Though the reference librarian cannot enter the reference process until he receives the question from the enquirer he is vitally concerned about all of its stages.Ex: One of the great glories of books is that there are plenty to suit everybody, no matter what our taste, our mood, our intellectual ability, age or living experience.Ex: Consumer advice centres were not used to any great degree by the working classes or those groups most at risk as consumers -- the elderly, divorced, widowed and separated.Ex: Pressure on space will create the desire on the part of the editor to limit severely the length any paper being published.Ex: Though reference work is the backbone of their task, they do lots of things that are not reference work.Ex: Carlyle has been dead nearly a hundred years, but many an academic would like to agree with Carlyle even if, perhaps, universities have changed rather a lot since his day.Ex: During the past decade both groups have developed numerable measures to assess creative potential.Ex: For the libraries in Belgium CD-ROM offers a new range of possibilities and a whole lot of reference works will be searchable and much more used.Ex: As earlier sections amply demonstrate, there is a great deal of choice with regards to data bases.Ex: There is a good deal of scope for users and novice cataloguers to find difficulty in identifying the appropriate heading for many of the works which are the responsibility of corporate bodies.Ex: The computer can greatly assist in thesaurus compilation and updating.Ex: The method is sufficiently flexible to allow for wide modifications.Ex: In 'upper town' streets are broad, quiet, and tree-shaded; the homes are tall and heavy and look like battleships, each anchored in its private sea of grass.Ex: Fiction classifications are used extensively in public libraries.Ex: The landlord is as mad as a barrel load of monkeys, but a fine man and ex-soldier.Ex: His colleagues would say he's as daft as a brush, has bags of energy and enthusiasm but gets the job done.* a costa de mucho = at (a) great expense.* afectar mucho = hit + hard.* Algo a lo que hay que dedicar mucho tiempo = time-consuming [time consuming].* Algo que lleva mucho tiempo de hacer = time-consuming [time consuming].* a muchos niveles = many-levelled [many-leveled, -USA].* andarse con mucho cuidado = walk on + eggshells, tread + the thin line between... and.* andarse con mucho ojo = keep + Posesivo + eyes peeled, keep + Posesivo + eyes skinned, keep + Posesivo + eyes (wide) open.* arriesgar mucho = play (for) + high stakes.* avanzar mucho = travel + a long way down the road.* bajar mucho = go + way down.* beber mucho = drink + heavily.* bebida alcohólica con muchos grados = hard drink, hard liquor.* cada vez mucho mayor = fast-increasing, exploding.* causar muchas víctimas = take + a toll on life.* como mucho = at best, at most, if at all, at the most, at the very latest.* conceder mucha importancia a = lay + great store on.* con mucha antelación = far in advance.* con mucha ceremonia = ceremoniously.* con mucha diferencia = by far.* con mucha energía = high energy.* con mucha frecuencia = very often.* con mucha información = populated.* con mucha labia = glibly, smooth-talking.* con mucha palabrería = glibly.* con mucha población = heavily populated.* con mucha pompa = ceremoniously.* con mucha prisa = without a minute to spare.* con muchas actividades = event-filled.* con muchas deudas = heavily indebted.* con muchas ilustraciones = copiously illustrated.* con muchas imágenes = image intensive.* con muchas prestaciones = feature-filled, multifacility.* con mucha vitalidad = lively [livelier -comp., liveliest -sup.].* con mucho = very much, far + Verbo, grossly, by far, by a long shot, by a long way, hands down.* con mucho ánimo = spiritedly.* con mucho bombo = ceremoniously.* con mucho contenido = information packed [information-packed].* con mucho esfuerzo = painfully.* con mucho éxito = with a wide appeal.* con mucho protocolo = ceremoniously.* con mucho público = well attended [well-attended].* con muchos acontecimientos = event-filled.* con muchos detalles = elaborately.* con muchos eventos = event-filled.* con muchos huesos y poca carne = bony [bonier -comp., boniest -sup.].* con muchos lectores = with a wide appeal.* con muchos miramientos = ceremoniously.* con mucho trabajo = painfully.* conseguir mucho = do + much.* contener mucho = be high in.* costar mucho trabajo = have + a tough time, have + a hard time.* dar mucha importancia = put + a premium on.* dar mucho en qué pensar = give + Nombre + much to think about, give + Nombre + a lot to think about.* dar mucho valor a Algo = value + Nombre + highly.* darse (muchos) aires = give + Reflexivo + such airs, aggrandise + Reflexivo.* decir mucho de Algo = speak + volumes.* de hace muchos años = long-standing.* de hace mucho tiempo = age-old, long-term, long-lost.* dejar mucho que desear = fall (far) short of + ideal, leave + a lot to be desired, leave + much to be desired.* demandar mucho esfuerzo por parte de Alguien = tax + Posesivo + imagination.* de muchas formas = in more ways than one.* de muchas maneras = in every way.* de mucho arraigo = long-established.* de mucho beneficio = high-payoff.* de mucho cuidado = badass.* de mucho provecho = high-payoff.* de muchos usos = all-purpose.* desde hace muchos años = for years.* desde hace mucho tiempo = for ages, long-time [longtime], far back in time, for a long time, long since, in ages (and ages and ages).* desear mucha suerte a Alguien = wish + Nombre + the (very) best of luck.* desempeñando muchas funciones = in many capacities.* destacar con mucho sobre = stand out + head and shoulders (above/over), be head and shoulder (above/over).* día de mucho calor = scorcher.* donde cabe mucho también cabe poco = what holds a lot will hold a little.* durante el transcurso de muchos años = over many years.* durante muchas horas = for many long hours.* durante muchos años = for many years, for years to come, for many years to come, over many years, for years and years (and years).* durante mucho tiempo = long [longer -comp., longest -sup.], for generations, long-time [longtime], for a long time to come, for long periods of time, for a long period of time, lastingly, for a very long time, for many long hours, for a long time, in ages (and ages and ages).* durar mucho = last + long.* durar mucho rato = take + a long time.* durar mucho tiempo = last + long.* echar muchas horas al día = work + long hours.* echar mucho de menos = be sorely missed, be sadly missed.* echar mucho en falta = be sorely missed, be sadly missed.* el que mucho abarca poco aprieta = jack of all trades, master of none.* en muchos aspectos = in most respects.* en muchos casos = in many instances.* en muchos grupos = in many quarters.* en muchos grupos de la población = in many quarters.* en muchos sectores = in many quarters.* en muchos sectores de la población = in many quarters.* en muchos sentidos = in many ways, in many respects, in most respects, in more ways than one.* escribir mucho sobre Algo = a lot + be written about, much + be written about.* existen de muchos tipos = come in + many guises.* existir mucha diferencia entre... y... = be a far cry from... to....* faltar mucho = be a long way off.* faltar mucho (para) = there + be + a long way to go (before), have + a long way to go (before).* fue durante mucho tiempo = long remained.* ganar mucho dinero = make + good money, earn + good money.* guardar con mucho cariño = treasure.* guardar muchas esperanzas = get + Posesivo + hopes up.* gustar mucho = come up + a treat, go down + a treat.* gustar mucho las mujeres = womanise [womanize, -USA].* gustar mucho lo dulce = have + a sweet tooth.* haber de muchos tipos = come in + all/many (sorts of) shapes and sizes.* haber recorrido mucho mundo = be well-travelled.* haber viajado mucho = be well-travelled.* hace muchas lunas = all those many moons ago, many moons ago.* hace muchos años = many years ago.* hace mucho tiempo = long since, all those many moons ago, many moons ago.* hacer mucho = do + much.* hacer mucho dinero = make + good money, earn + good money.* hacer mucho por = go + a long way (towards/to/in) + Gerundio.* hacer muchos aspavientos por Algo = make + a song and dance about.* hace ya mucho tiempo que = gone are the days of.* hombre que tiene mucho mundo = a man of the world.* ir con mucho ojo = keep + Posesivo + eyes peeled, keep + Posesivo + eyes skinned, keep + Posesivo + eyes (wide) open.* la mayoría con mucho = the vast majority of.* llenar mucho = be filling.* lo mucho que = how extensively.* mucha gente + esperar que = be widely expected.* muchas ganancias = high return.* Muchas gracias = Thank you very much.* muchas horas = long hours.* muchas otras cosas = much else.* muchas otras cosas más = much else besides.* mucha suerte = best of luck.* muchas veces = multiple times.* mucho + Adjetivo = very much + Adjetivo, significantly + Adjetivo.* mucho antes = early on.* mucho antes de = well before.* mucho + Comparativo = a good deal + Comparativo.* mucho dinero = big bucks.* mucho esfuerzo = hard work.* mucho interés = keen interest.* mucho más = order of magnitude, much more, much more so, a lot more, lots more.* mucho más + Adjetivo = all the more + Adjetivo, far + Adjetivo Comparativo.* mucho más + Adverbio/Adjetivo = far more + Adverbio/Adjetivo, far more + Adverbio/Adjetivo.* mucho más allá de = far beyond.* mucho más cerca = far closer.* mucho más de = well over + Expresión Numérica.* mucho más rápido = far faster.* mucho mayor = far greater, far larger, very much greater.* mucho mejor = far better.* mucho mejor que = far superior to.* mucho menos = a great deal less, let alone, far less.* mucho menos + Adjetivo = far + Adjetivo Comparativo.* mucho + Nombre = a lot of + Nombre, bleeding + Adjetivo/Nombre.* mucho peor = far worse.* mucho que + Infinitivo = a lot + Infinitivo.* mucho ruido y pocas nueces = much ado about nothing, storm in a teacup, Posesivo + bark is worse than + Posesivo + bite.* muchos = many, good many, many a(n).* muchos beneficios = high return.* muchos jefes y pocos trabajadores = too many chiefs and not enough Indians.* muchos más = a great many more.* muchos + Nombre = a lot of + Nombre.* mucho tiempo = long time, long periods of time, a very long time, long hours, ample time, for a long time.* mucho tiempo antes de (que) = long before.* mucho tiempo después = ages and ages hence.* mucho tiempo después (de que) = long after.* mucho trabajo = hard graft.* ni con mucho = not by a long shot.* ni mucho menos = by any stretch (of the imagination), by any means, not by a long shot.* no estar finalizado (con mucho) = fall (far) short of + completeness.* no existir muchos indicios de que = there + be + little sign of.* no haber muchas señales de que = there + be + little sign of.* no hace mucho = in the recent past.* no hace mucho tiempo = not so long ago.* Nombre + no tardará mucho en = it won't be long before + Nombre.* Nombre + no tardó mucho en = it wasn't long before + Nombre.* no mucho después = not long after.* no parar mucho en un sitio = live out of + a suitcase.* no pasar mucho tiempo antes de que + Subjuntivo = be not long before + Indicativo.* no perderse mucho = be no great loss.* pasar mucho tiempo antes de que = be a long time before.* pasar por muchas dificultades = be to hell and back.* persona con mucha ambición = social climber.* persona que ha viajado mucho = seasoned traveller.* poner mucho ahínco = try + Posesivo + heart out.* poner mucho ahínco en = put + Posesivo + heart into.* poner mucho empe = put + Posesivo + heart into.* poner mucho empeño = try + Posesivo + heart out.* poner mucho empeño en + Verbo = be at pains to + Infinitivo.* poner mucho empeño por = take + (great) pains to.* poner mucho esmero por = take + (great) pains to.* por muchas razones = in many ways.* por mucho que lo + intentar = try as + Pronombre + might.* por mucho que lo intento = for the life of me.* por mucho tiempo = for long, for long periods of time.* prometer mucho = promise + great possibilities, bode + well.* que consume mucha CPU = CPU intensive.* que consume mucha energía = energy-intensive.* que contiene muchas imágenes = image intensive.* quedar mucho más por hacer = much more needs to be done.* quedar mucho (para) = have + a long way to go (before), there + be + a long way to go (before).* quedar mucho por conocer = there + be + a great deal yet to be learned, there + be + still a great deal to be learned.* quedar mucho por hacer = more needs to be done, have + a long way to go.* quedar mucho por saber = there + be + a great deal yet to be learned, there + be + still a great deal to be learned.* que deja mucho al azar = hit-or-miss.* que hay que dar muchas vueltas = circuitous.* que hay que dedicarle mucho tiempo = time-intensive.* que ocupa mucho espacio = space-consuming.* que se percibe desde hace mucho tiempo = long-felt.* que utiliza muchos recursos = resource-intensive.* quien mucho abarca poco aprieta = bite off more than + Pronombre + can chew.* resaltar con mucho sobre = stand out + head and shoulders (above/over), be head and shoulder (above/over).* saber un poco de todo y mucho de nada = jack of all trades, master of none.* ser de mucho uso = take + Nombre + a long way.* ser mucho = be a mouthful.* ser mucho más = be all the more.* ser mucho más que = be far more than.* sin mucha antelación = at short notice.* sin mucha anticipación = at short notice.* sin mucha dificultad = painlessly.* sin muchas contemplaciones = unceremoniously.* sin muchos inconvenientes = without much grudging.* sin pensarlo mucho = off the top of + Posesivo + head.* sorprenderse mucho = eyes + pop (out), Posesivo + eyes + pop out of + Posesivo + head, Posesivo + eyes + pop out of + Posesivo + socket.* tener mucha distancia que recorrer = have + a long way to go.* tener mucha personalidad = be full of character.* tener mucho camino que recorrer = have + a long way to go.* tener mucho carácter = be full of character.* tener mucho cuidado = be extra vigilant.* tener mucho éxito = hit + a home run, hit it out of + the park, knock it out of + the park.* tener mucho interés en = have + a high stake in.* tener mucho interés por = be keen to.* tener mucho que ver con = have + a great deal to do with.* tener mucho tiempo libre = have + plenty of time to spare.* trabajando mucho = hard at work.* trabajar muchas horas al día = work + long hours.* trabajar mucho = work + hard.* usuario que hace mucho uso del préstamo = heavy borrower.* venir de mucho tiempo atrás = go back + a long way.* Verbo + mucho = Verbo + hard.* y cuanto mucho menos = much less.* y mucho más = and much more.* y mucho menos = much less, least of all.* y mucho(s) más = and more.* * *1salen mucho they go out a lotno salen mucho they don't go out much o a lot¿salen mucho? do they go out much o a lot?me ayudaron muchísimo they really helped me a lotahora funciona mucho mejor it works much o a lot better nowesto preocupa, y mucho, a los ecologistas this is a matter of great concern to ecologiststrabaja mucho he works very hard¿llueve mucho? is it raining hard?me gusta muchísimo I like it a lot o very muchpor mucho que insistas, no te va a hacer caso no matter how much you insist o however much you insist he won't listen to youpor mucho que le grites no te oye you can shout as much as you like but he won't hear youdespués de mucho discutir llegaron a un acuerdo after long discussions, they reached an agreementmucho criticar a los demás pero ella tampoco hace nada por ayudar she's forever o always criticizing others but she doesn't do anything to help either2(en respuestas): ¿estás preocupado? — mucho are you worried? — (yes, I am,) very¿te gusta? — sí, mucho do you like it? — yes, very muchA1 ( sing) a lot of; (en negativas e interrogativas) much, a lot oftiene mucha vitamina C it contains a lot of vitamin Cno le tienen mucho respeto they don't have much o a lot of respect for himhabía mucha gente there were lots of o a lot of people theresucedió hace mucho tiempo it happened a long time ago¿tienes mucha hambre? are you very hungry?una ciudad con mucha vida nocturna a city with plenty of night life2 (pl) a lot of; (en negativas e interrogativas) many, a lot of¿recibiste muchos regalos? did you get many o a lot of presents?sus muchas obligaciones le impidieron asistir his many commitments prevented him from attendingmuchos niños pasan hambre many children go hungryseis hijos son muchos six children's a lotsomos muchos there are a lot of usB ( sing)1 ( fam)(con valor plural): mucho elogio, mucho cumplido pero no me lo van a publicar they're full of praise and compliments but they're not going to publish ithoy día hay mucho sinvergüenza por ahí these days there are a lot of rogues around2 ( fam)(con valor ponderativo): era mucho jugador para un equipo tan mediocre he was much too good a player for a mediocre team like thatA(refiriéndose a cantidad, número): mucho de lo que ha dicho es falso much o a lot of what he has said is untruetengo mucho que hacer I have a lot to dosi no es mucho pedir if it's not too much to askmuchos creen que … many (people) believe that …muchos son los llamados pero pocos los elegidos ( Bib) many are called but few are chosenBmucho (refiriéndose a tiempo) a long timehace mucho que no vamos al teatro we haven't been to the theater for a long time o for ages¿falta mucho para llegar? are we nearly there?, is it much further?¿tuviste que esperar mucho? did you have to wait long?mucho antes de conocerte long o a long time before I met youC ( en locs):como mucho at (the) mostcostará unos 30 dólares como mucho it probably costs about 30 dollars at (the) mostcon mucho by far, easilyfue, con mucho, la mejor de la clase she was by far o easily the best in the class, she was the best in the class, by farcuando mucho at (the) mostni mucho menos: no pretendo aconsejarte ni mucho menos I'm in no way trying to give you adviceno es un buen pianista ni mucho menos he isn't a good pianist, far from it* * *
mucho 1 adverbio
‹ trabajar› hard;◊ no salen mucho they don't go out much o a lot;
me gusta muchísimo I like it very much o a lot;
mucho mejor a lot better;
por mucho que insistas no matter how much you insist;
después de mucho discutir after much discussionb) ( en respuestas):◊ ¿estás preocupado? — mucho are you worried? — (yes, I am,) very;
¿te gusta? — sí, mucho do you like it? — yes, very much
mucho 2◊ - cha adjetivo
(en oraciones negativas, interrogativas) much, a lot of;
no gano mucho dinero I don't earn much o a lot of money;
¿ves mucha televisión? do you watch much o a lot of television;
tiene mucha hambre he's very hungryb) (pl) many, a lot of;◊ había muchos extranjeros/muchas personas allí there were many o a lot of foreigners/people there;
hace muchos años many years ago
■ pronombre
1 ( referido a cantidad)
( en oraciones negativas) much;
tengo mucho que hacer I have a lot to do;
eso no es mucho that's not much;
no queda mucha there isn't much left
◊ muchos creen que … many (people) believe that …;
muchos de nosotros many of us
2◊ muchoa) ( referido a tiempo):
¿te falta mucho para terminar? will it take you long to finish?;
mucho antes long before;
¿tuviste que esperar mucho? did you have to wait long?b) ( en locs)
con mucho by far, easily;
ni mucho menos far from it;
por mucho que … however much …
mucho,-a
I adj indef
1 (abundante, numeroso) (en frases afirmativas) a lot of, lots of
mucha comida, a lot of food
muchos animales, lots of animals
(en frases negativas) much, many pl: no queda mucho azúcar, there isn't much sugar left
no conozco muchos sitios, I don't know many places
2 (intenso) very: tengo mucho calor/miedo, I'm very hot/scared
hizo mucho esfuerzo, he made a great effort
3 (demasiado) es mucha responsabilidad, it's too much responsibility
II pron
1 a lot, a great deal, many: muchos fuimos al baile, many/lots of us went to the dance
muchos de nosotros/vosotros, many of us/you
de ésos tengo muchos, I've got lots of those
III adverbio
1 (cantidad) a lot, very much: me arrepentí mucho, I was very sorry
2 (tiempo) hace mucho que desapareció, he went missing a long time ago
hace mucho que estamos aquí, we have been here for a long time
(a menudo) often: vamos mucho al cine, we go to the cinema quite often
♦ Locuciones: como mucho, at the most
con mucho, by far
¡ni mucho menos!, no way!
por mucho (que), however much
Recuerda que el singular es much, el plural es many, y que estas dos palabras se suelen usar en frases negativas (no tengo demasiado tiempo, I haven't got much time), mientras que a lot (of) y lots (of) se encuentran en frases afirmativas: Tengo mucho dinero. I've got a lot of/lots of money. En frases interrogativas se usa tanto much y many como a lot o lots of: ¿Tienes mucho dinero?, Have you got much/ a lot of/lots of money? Sin embargo, en preguntas que empiezan por how sólo puedes emplear much o many: ¿Cuánto dinero tienes?, How much money have you got?
' mucho' also found in these entries:
Spanish:
abandonarse
- abrigar
- abultar
- achicharrar
- achicharrarse
- acoger
- adelantar
- adentro
- adorar
- afear
- afecta
- afectar
- afecto
- agradecer
- alejarse
- antes
- aparato
- aprecio
- aprovechar
- ascendiente
- avejentarse
- avenida
- avenido
- bailar
- bastante
- boato
- bombo
- brío
- cacarear
- caché
- cachet
- calor
- carácter
- cariño
- carrete
- cascar
- cervical
- chapar
- chiflar
- cocerse
- coco
- comer
- contraponer
- costar
- cuando
- de
- deber
- decaer
- decir
- defraudar
English:
ability
- ado
- afraid
- age
- ago
- agony
- all-out
- alone
- anywhere
- around
- as
- attract
- attuned to
- backlog
- badly
- bake
- balance
- be
- best
- booze
- bulky
- busywork
- capital
- cautious
- chalk
- challenging
- charisma
- come along
- come into
- commotion
- concern
- deal
- dear
- demand
- devoted
- difficult
- do
- dog days
- doing
- easily
- emotional
- enthusiastic
- esteem
- exhilarate
- experience
- extravagant
- fancy
- far
- fat
- few
* * *mucho, -a♦ adj1. [gran cantidad de] a lot of;comemos mucho pescado/mucha verdura we eat a lot of fish/vegetables;había mucha gente there were a lot of people there;producen muchos residuos they produce a lot of waste;tengo muchos más/menos amigos que tú I've got a lot more/fewer friends than you;no tengo mucho tiempo I haven't got much o a lot of time;no nos quedan muchas entradas we haven't got many o a lot of tickets left;¿hay muchas cosas que hacer? are there a lot of things to do?, is there much to do?;no tengo muchas ganas de ir I don't really o much feel like going;tengo mucho sueño I'm very sleepy;hoy hace mucho calor it's very hot today;hace mucho tiempo a long time ago;¡mucha suerte! the best of luck!;¡muchas gracias! thank you very much!mucha sal me parece que le estás echando I think you're overdoing the salt a bit, I think you're adding a bit too much salt;ésta es mucha casa para mí this house is much too big for me;Fames mucho hombre he's a real man;es mucho coche para un conductor novato it's far too powerful a car for an inexperienced driver;es mucha mujer para ti she's out of your league!;Fammucho lujo y mucho camarero trajeado pero la comida es horrible it's all very luxurious and full of smartly dressed waiters, but the food's terrible♦ pron(singular) a lot;* * *I adjmuch;mucho tiempo a lot of time;no tengo mucho tiempo I don’t have a lot of time o much time;tengo mucho frío I am very cold;es mucho coche para mí this car’s too much for memany;muchos amigos a lot of friends;no tengo muchos amigos I don’t have a lot of friends o many friendsII pronmuch;no tengo mucho I don’t have much o a lotmany;no tengo muchos I don’t have many o a lot;muchos creen que … a lot of people o many people think that …III advmuch;¿cuesta mucho? does it cost a lot o much?;nos vemos mucho we see each other often o a lot;hace mucho que no te veo I haven’t seen you for a long time;¿dura/tarda mucho? does it last/take long?2:como mucho at the most;dan mucho de sí you can do a lot in 10 months;no es ni con mucho he is far from being …;ni mucho menos far from it;por mucho que however much* * *mucho adv1) : much, a lotmucho más: much morele gusta mucho: he likes it a lot2) : long, a long timetardó mucho en venir: he was a long time getting here3)por mucho que : no matter how much1) : a lot of, many, muchmucha gente: a lot of peoplehace mucho tiempo que no lo veo: I haven't seen him in ages2)muchas veces : often1) : a lot, many, muchhay mucho que hacer: there is a lot to domuchas no vinieron: many didn't come2)cuando mucho orcomo mucho : at most3)con mucho : by far4)ni mucho menos : not at all, far from it* * *mucho1 adj1. (en general) a lot of / lots oflee muchos libros he reads a lot of books lots of es lo mismo que a lot of, pero un poco más familiarcomo mucho queso I eat lots of cheese Much es singular y suele sustituir a lot of en frases negativas e interrogativas¿ganas mucho dinero? do you earn much money? many es plural y suele sustituir a lot of en frases negativas e interrogativas¿marcaste muchos goles? did you score many goals?2. (otras expresiones) verymucho2 adv1. (en general) a lotlo siento mucho I'm very sorry / I'm really sorry2. (comparaciones) much3. (mucho tiempo) a long timeno está acabado, ni mucho menos it is far from finishedmucho3 pron1. (en singular frases afirmativas) a lot2. (en singular frases negativas e interrogativas) much / a lot3. (con plurales) many / a lot -
13 возникнуть
возни́к||нутьaperi, estiĝi, fariĝi, komenciĝi, naskiĝi, fondiĝi;у него́ возни́к вопро́с al li aperis demando;у него́ \возникнутьла мысль al li venis la penso.* * *сов.surgir viу него́ возни́кла мысль — le surgió la idea (de), le vino una idea a la cabeza
возни́кли но́вые затрудне́ния — se presentaron nuevas dificultades
возни́кла ссо́ра — surgió (estalló) una riña
возни́кли разногла́сия — afloraron las divergencias
возни́к пожа́р — se declaró un incendio
* * *сов.surgir viу него́ возни́кла мысль — le surgió la idea (de), le vino una idea a la cabeza
возни́кли но́вые затрудне́ния — se presentaron nuevas dificultades
возни́кла ссо́ра — surgió (estalló) una riña
возни́кли разногла́сия — afloraron las divergencias
возни́к пожа́р — se declaró un incendio
* * *vgener. surgir -
14 мысль
мысльpenso;навя́зчивая \мысль fiksideo, obsedo.* * *ж.pensamiento m; idea f ( идея)глубо́кая, интере́сная мысль — pensamiento profundo, interesante; idea profunda, interesante
предвзя́тая мысль — pensamiento preconcebido
за́дняя мысль — segunda intención, reserva mental
основна́я мысль ( чего-либо) — pensamiento (idea) fundamental (de)
навя́зчивая мысль — idea fija
по мысли а́втора — según el pensamiento (idea) del autor
о́браз мыслей — modo de pensar, mentalidad f
прийти́ к мысли — llegar a la conclusión
пода́ть мысль — dar (sugerir) una idea, lanzar una idea
собра́ться с мыслями — reconcentrarse
чита́ть чьи́-либо мысли — beberle a uno los pensamientos
да́же в мыслях не́ было — ni por pensamiento
заста́вить вы́кинуть мысль из головы́ — apartar a uno de una idea
его́ осени́ла мысль — una idea cruzó por su mente
отбро́сить мысль — descartar una idea
примири́ться с мыслью ( о чём-либо) — hacerse a la idea de una cosa
его пресле́дует мысль — le persigue una idea
испове́довать мысли — profesar ideas
мысль! — ¡buena idea!
у него́ мелькну́ла мысль — le surgió una idea
ему́ пришла́ в го́лову мысль — le vino a la cabeza (se le ocurrió) una idea
э́то навело́ (натолкну́ло) его́ на мысль — esto le sugerió la idea
держа́ться той мысли, что... — pensar que..., tener la opinión de que...
не допуска́ть (и) мысли о... — no concebir que..., no pasar a creer que..., no caber en la cabeza la idea de que...
э́того у меня́ и в мыслях не́ было — ni pensamiento he tenido de ello, no se me ha pasado ni por las mientes
* * *ж.pensamiento m; idea f ( идея)глубо́кая, интере́сная мысль — pensamiento profundo, interesante; idea profunda, interesante
предвзя́тая мысль — pensamiento preconcebido
за́дняя мысль — segunda intención, reserva mental
основна́я мысль ( чего-либо) — pensamiento (idea) fundamental (de)
навя́зчивая мысль — idea fija
по мысли а́втора — según el pensamiento (idea) del autor
о́браз мыслей — modo de pensar, mentalidad f
прийти́ к мысли — llegar a la conclusión
пода́ть мысль — dar (sugerir) una idea, lanzar una idea
собра́ться с мыслями — reconcentrarse
чита́ть чьи́-либо мысли — beberle a uno los pensamientos
да́же в мыслях не́ было — ni por pensamiento
заста́вить вы́кинуть мысль из головы́ — apartar a uno de una idea
его́ осени́ла мысль — una idea cruzó por su mente
отбро́сить мысль — descartar una idea
примири́ться с мыслью ( о чём-либо) — hacerse a la idea de una cosa
его пресле́дует мысль — le persigue una idea
испове́довать мысли — profesar ideas
мысль! — ¡buena idea!
у него́ мелькну́ла мысль — le surgió una idea
ему́ пришла́ в го́лову мысль — le vino a la cabeza (se le ocurrió) una idea
э́то навело́ (натолкну́ло) его́ на мысль — esto le sugerió la idea
держа́ться той мысли, что... — pensar que..., tener la opinión de que...
не допуска́ть (и) мысли о... — no concebir que..., no pasar a creer que..., no caber en la cabeza la idea de que...
э́того у меня́ и в мыслях не́ было — ni pensamiento he tenido de ello, no se me ha pasado ni por las mientes
* * *n -
15 озарить
озар||и́тьпрям., перен. lumigi, heligi, eklumi;меня́ \озаритьи́ло al mi venis la penso;\озаритьи́ться lumiĝi;heliĝi (тж. перен.);\озаритья́ться см. озари́ться.* * *сов.1) ( осветить) alumbrar vt, dar luz; перен. iluminar vt2) ( прийти на ум) despertar (непр.) vtего́ вдруг озари́ло безл. — de repente le vino a las mientes, tuvo la idea
* * *сов.1) ( осветить) alumbrar vt, dar luz; перен. iluminar vt2) ( прийти на ум) despertar (непр.) vtего́ вдруг озари́ло безл. — de repente le vino a las mientes, tuvo la idea
* * *v1) gener. (îñâåáèáü) alumbrar, (ïðèìáè ñà óì) despertar, dar luz2) liter. iluminar -
16 freddo
1. adj coldfig a sangue freddo in cold blood2. m coldho freddo I'm coldfa freddo it's cold* * *freddo agg.1 cold; ( piuttosto freddo) chilly, chill; ( fresco) cool: bibita fredda, cold drink; stagione fredda, cold season; il latte non è abbastanza freddo, the milk is not cool enough; ho le mani e i piedi freddi, my hands and feet are cold; non mi piace il bagno nell'acqua fredda, I don't like having a cold bath; è stato un anno particolarmente freddo, it has been a particularly cold year; spirava un vento freddo, there was a cold wind blowing // animale a sangue freddo, cold-blooded animal // agire a sangue freddo, to act in cold blood; agire con gran sangue freddo, to act with great self-possession; serbare il proprio sangue freddo, to keep cool (o to keep a cool head) // piatto freddo, cold dish // cena fredda, cold supper // mani fredde, cuore caldo, cold hands, warm heart // guerra fredda, cold war // sudore freddo, perspiration (o fam. sweat), ( per spavento) cold sweat: farsi venire il sudore freddo per qlco., to be in a (cold) sweat about sthg.2 (fig.) cold, cool, lukewarm; ( scostante) chilly; ( indifferente, impassibile, senza calore o entusiasmo) cold, frigid, reserved, indifferent: freddo disprezzo, cold disdain; freddo saluto, cool (o cold) greeting; accoglienza fredda, cold (o cool) reception; stile freddo, frigid style; fredda eloquenza, cold eloquence; toni, colori freddi, cold shades, colours; i suoi modi erano freddi, his manner was cool; è un uomo dai modi freddi, he is a cold man (o he is a cold-mannered person); mostrarsi freddo con qlcu., to be cold (o cool) towards s.o.; è diventato molto freddo nei miei confronti, he has become very cool towards me3 (fig.) ( calmo) cool, calm, collected, level-headed: è un freddo calcolatore, he is coldly calculating // a mente fredda, dispassionately (o coolly): prima di parlargli, dovresti aspettare e ragionare a mente fredda, you'd better wait and reflect calmly before speaking to him.freddo s.m.1 cold, coldness, chilliness: freddo secco, pungente, dry, biting cold; periodo, ondata di freddo, cold spell (o snap); i grandi freddi, the winter cold; i primi freddi, the first cold weather of the season; fa terribilmente freddo questa sera, it is awfully cold (o very chilly) this evening; chiudi la porta che fa freddo, close the door, it's cold; ho molto freddo alle mani, my hands are very cold; non lasciare il cane fuori al freddo, don't leave the dog out in the cold; senti freddo?, do you feel cold?; sento il freddo, I feel the cold; se uscirai con questo freddo prenderai certamente un raffreddore, if you go out in this cold weather you'll certainly catch a cold // aver freddo, to be (o to feel) cold; diventar freddo, to get (o to grow) cold; soffrire il freddo, to suffer from the cold; tremare di freddo, to shiver (o shake) with cold // fa un freddo cane, (fam.) it is bitterly cold // questo non mi fa né caldo né freddo, that leaves me cold // morire di freddo, to freeze to death (o to die of cold) (anche fig.): muoio di freddo, I am freezing to death (o I am dying of cold); se stai fuori ancora un po' morirai di freddo, if you stay out any longer you'll catch your death (of cold) // a freddo: mi ha insultato così, a freddo, he insulted me just like that, without reason; colpire a freddo, to shoot s.o. in cold blood; (cuc.) questo dolce si prepara a freddo, this sweet doesn't need cooking; mettere su a freddo, to cook without pre-heating2 ( spavento, paura) fright; (fam.) creeps (pl.): mi vien freddo quando ci penso, it gives me the willies when I think of it; questo racconto mi fa venir freddo, this tale gives me the creeps; sudo freddo al solo pensiero, just thinking about it brings me out in a cold sweat.* * *['freddo] freddo (-a)1. agg(gen) cold, (accoglienza) cool, cold2. sm1) (gen) cold2)a freddo ha poi negato di averlo detto — when he had cooled down, he denied having said it
* * *['freddo] 1.1) (a bassa temperatura) [acqua, notte, regione, vento, aria] cold, cool, chillyresistente al freddo — [ pianta] frost-resistant
tè, caffè freddo — iced tea, coffee
2) fig. [persona, voce, accoglienza, sguardo, sorriso, risposta] cold, chilly, cool; [luce, colore] cold; (indifferente, distaccato) [racconto, intervista] dull, flat3) a freddo2.analisi, discussione a freddo — impartial analysis, discussion
sostantivo maschile (bassa temperatura) coldaver, sentire freddo — to be, feel cold
••sudare freddo, avere i sudori -i — to be in a cold sweat
••a sangue freddo — in cold blood, cold-bloodedly
Note:Tra le varie accezioni dell'aggettivo freddo e dei suoi equivalenti inglesi, vanno messi in evidenza i seguenti casi: freddo si traduce cold o chilly (che può significare anche gelido), quando si vuole indicare una temperatura tanto bassa da essere poco gradevole o sopportabile; se non ci sono queste implicazioni negative, l'equivalente è cool; cold, chilly e cool si usano anche in senso figurato, con una connotazione tendenzialmente negativa. - Si noti che all'aggettivo freddo = cold corrisponde il sostantivo il freddo = the cold* * *freddo/'freddo/Tra le varie accezioni dell'aggettivo freddo e dei suoi equivalenti inglesi, vanno messi in evidenza i seguenti casi: freddo si traduce cold o chilly (che può significare anche gelido), quando si vuole indicare una temperatura tanto bassa da essere poco gradevole o sopportabile; se non ci sono queste implicazioni negative, l'equivalente è cool; cold, chilly e cool si usano anche in senso figurato, con una connotazione tendenzialmente negativa. - Si noti che all'aggettivo freddo = cold corrisponde il sostantivo il freddo = the cold.1 (a bassa temperatura) [acqua, notte, regione, vento, aria] cold, cool, chilly; resistente al freddo [ pianta] frost-resistant; questo vino va servito freddo this wine is best served chilled; tè, caffè freddo iced tea, coffee2 fig. [persona, voce, accoglienza, sguardo, sorriso, risposta] cold, chilly, cool; [luce, colore] cold; (indifferente, distaccato) [racconto, intervista] dull, flat3 a freddo analisi, discussione a freddo impartial analysis, discussion(bassa temperatura) cold; aver, sentire freddo to be, feel cold; fa un freddo pungente it's bitterly cold; i primi -i the first cold weather of the season; prendere freddo to catch a chillnon mi fa né caldo né freddo it leaves me cold; sudare freddo, avere i sudori -i to be in a cold sweat; a mente -a in the light of day; a sangue freddo in cold blood, cold-bloodedly; far venir freddo to sadden one's heart. -
17 dire
1. v.t.1) говорить (сказать); (raccontare) рассказывать; (pronunciare) произноситьdire bugie — говорить неправду (лгать, врать)
dimmi un po'... — скажи-ка...
dico quello che penso — я говорю то, что думаю
ha detto quel che pensava — он сказал то, что думал
dice le cose in faccia — он говорит в лицо то, что думает
diteci come sono andate le cose! — расскажите нам, как было дело!
dimmi che cosa devo fare — скажи мне, что я должен делать!
dico ciò che ho visto — я рассказываю то, что видел
ehi, dico a voi! — эй, я к вам обращаюсь!
si dice che fossero in buoni rapporti — говорят, они были в хороших отношениях
nella sua lettera dice che sta meglio — в своём последнем письме он пишет, что ему лучше
come si dice "mamma" in russo? — как будет "mamma" по-русски?
"Lorenzo, o come dicevan tutti, Renzo" (A. Manzoni) — "Лоренцо или, как все его звали, Ренцо" (А. Мандзони)
dire il padrenostro — читать "Отче наш"
2) (suggerire) подсказыватьl'esperienza mi dice di non fidarmi delle sue promesse — опыт мне подсказывает, что верить его обещаниям нельзя
il cuore mi dice che saranno dolori — сердце мне подсказывает, что надо ждать неприятностей
questo ti dice quanto ti voglio bene — это показывает (свидетельствует о том), как я тебя люблю
questo ti dice che avevo ragione — это доказывает, что прав был я
2. m.hai un bel dire che è facile, tu! — тебе хорошо говорить!
3.•◆
dire di sì — сказать "да" (согласиться)dire di no — сказать "нет" (не согласиться, отказаться)
dire bene (male) di — хорошо (плохо) отзываться о + prepos.
dire chiaro e tondo (papale papale) — говорить прямо (без обиняков, напрямик)
dimmi chiaro e tondo come stanno le cose! — скажи мне без утайки, как обстоят дела!
non faccio per dire, ma mi sembra di aver fatto un bell'esame! — не сочтите за хвастовство, но, по-моему, я хорошо отвечала на экзамене!
dire peste e corna di qd. — ругать на чём свет стоит + acc. (злословить, говорить чёрт знает что о + prepos.)
questo non vuol dire... — это ещё ничего не доказывает (не значит)
mi pagano per modo di dire — это только говорится, что они мне платят
a dire il vero — по правде говоря (сказать по правде, откровенно говоря, положа руку на сердце)
dico tanto (così) per dire — это я так, для красного словца (к слову пришлось)
vale a dire... — то есть (иначе говоря, иными словами)
e dire che... — а ведь... (подумать только)
vorrà dire che da oggi staremo più attenti — это значит, что отныне мы будем осторожнее
ma dico io, ci si può comportare così! — как можно так себя вести!
per dirla con... — как говорит... (как сказано у + gen., говоря словами + gen.)
per dirla con Bulgakov, i manoscritti non bruciano — как говорит Булгаков, рукописи не горят
per dirla con la Bibbia, non uccidere — в Библии сказано: не убий!
se le cose stanno così, come non detto — если так, беру свои слова обратно!
non per dire, ma ti ho aspettato tre ore! — не в упрёк тебе будь сказано, я ждал тебя три часа!
detto questo... — исходя из этого (учитывая сказанное)
dire addio a — попрощаться с + strum. (сказать прости-прощай)
puoi dire addio alle vacanze! — прости - прощай, отпуск! (можешь не расчитывать на отпуск)
non venirmi a dire che non ti avevo avvertito! — только не говори, что я тебя не предупреждал!
non c'è che dire, è un'ottima cuoca! — ничего не скажешь, у неё кулинарный талант!
Pierino, fa' i compiti, e non farmelo dire due volte! — Пьерино, делай уроки и чтобы я больше не должна была тебя подгонять!
non fartelo dire due volte: accetta la proposta! — не тяни, соглашайся!
te l'avevo detto, io! — я же тебе говорил!
non è detto che venga — ещё неизвестно, придёт он или нет
niente da dire, complimenti! — слов нет, молодец!
il signor Biagi ha lasciato detto che la richiamerà domani — синьор Бьяджи просил передать, что он вам завтра позвонит
4.•tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare — от слов до дела далеко (от слов до дела дистанция огромного размера)
dimmi con chi vai e ti dirò chi sei — скажи мне, кто твой друг, и я скажу, кто ты
-
18 METTERE
v- M1327 —- M1328 —— см. -A14— см. -A157 c)— см. -A174mettere acqua, non legna
— см. -A175— см. -A176— см. -A177— см. -A346— см. -A352— см. -A353— см. -A395— см. -A423— см. -A421— см. -A425— см. -A426— см. -A514— см. -A515— см. -A524— см. - M786— см. -A653— см. -A803— см. -A802— см. -A804— см. -A843— см. -A855— см. -A856— см. - P17— см. -A964— см. -A987— см. -A993— см. -A1004— см. -A1016— см. -A1126— см. -A1218— см. -A1287— см. -A1315— см. -A1316— см. -A1301— см. -A1338— см. -A1354— см. -A1355— см. -A1389— см. -A1390— см. -A1397— см. - B52— см. - B70— см. - B132— см. - B134— см. - B170— см. - B164— см. - B177mettere da banda il meno, per attenersi al più
— см. - B180mettere a (или al, in) bando
— см. - B208mettere al bando di...
— см. - B208a— см. - B229— см. - B250— см. - B242— см. - B323mettere il bastone (или i bastoni) fra le (или tra le, nelle) ruote (или ruota; тж. mettere un bastone fra le gambe)
— см. - B338— см. - B375metterci il becco in (или a) qc
— см. - B395— см. - M1702— см. - B450— см. - B419— см. - B150mettere qd in un bel pasticcio
— см. - P852— см. - B478— см. - B519— см. - B520— см. - I317— см. - B582— см. - B599— см. - B613— см. - B720— см. - B731— см. - B906— см. - B907— см. - B908— см. - B911metterci sopra bollo e sigillo
— см. - B1005— см. - B1008— см. - B1096— см. - B1095— см. - B1109— см. - B1128— см. - B1127— см. - B1227— см. - B1269— см. - B1270— см. - B1286— см. - B1417— см. - B1455— см. - B1456— см. - B1457— см. - L821— см. - P544— см. - R71— см. - S583— см. - S1861— см. - V492metterci la buona volontà in qc
— см. - V916— см. - C22— см. - C21— см. - C53— см. - C57— см. - C62— см. - C103— см. - C115— см. - C149— см. - C185— см. - C237— см. - C281— см. - C274— см. - C308— см. - C319— см. - C383— см. - C382— см. - C399— см. - C420— см. - C467— см. - C527— см. - C549— см. - C578— см. - C594— см. - C602mettere in canzonatura (или in canzone, in canzonella)
— см. - C608— см. - B652— см. - C666— см. - C686mettere capo a...
— см. - C778— см. - C780— см. - C781— см. - C690— см. - C779— см. -A1005— см. - C782mettere il capo in grembo a qd
— см. - C783— см. - P700— см. - C864mettere un cardo sotto il naso
— см. - C910mettere carestia a (или in) qc
— см. - C912— см. - C921a— см. - C964 b)— см. - C969— см. - C1019— см. - C1028— см. - C1087— см. - C1088— см. - C1174— см. - C1176— см. - C1175— см. - C1241— см. - C1265— см. - C1273— см. - C1294— см. - B1455— см. - L824a— см. - R71mettersi per una cattiva strada
— см. - S1862— см. - C1315— см. - C1354mettersi sul cavallo d'Orlando
— см. - C1367— см. - C1425— см. - C1448— см. - C1483mettere (il) cervello (a bottega или a partito, a sesto)
— см. - C1599— см. - C1637— см. - C1670— см. - C1676— см. - C1750— см. - C1749— см. - C1854— см. - C1914— см. - C1921— см. - C1922— mettere a cimento la fortuna
— см. - C1923— см. - C2045— см. - C2044— см. - C2046metter(si) la coda tra le gambe
— см. - C2048— см. - C2090— см. - C2112— см. - C2113— см. - C2142— см. - C2204— см. - C2275mettere a (или in) combutta qc
— см. - C2294— см. - C2291— см. - C2304— см. - C2361— см. - C2374— см. - C2375— см. - C2382— см. - C2398— см. - C2433— см. - C2449— см. - C2461— см. - C2493— см. - C2500— см. - C2548mettere a conto con...
— см. - C2549mettere nel (или in, a) conto
— см. - C2550— см. - C2551mettere in corda (или in corde)
— см. - C2653— см. - C2646— см. - C2652mettere la corda al collo a qd
— см. - C2638— см. - C2700— см. - C2756— см. - C2757— см. - C2732— см. - C2822— см. - C2823— см. - C2971— см. - C3075— см. - C3092mettere una (или la) croce a... (или sopra,., su...)
— см. - C3091mettere il cuore a (или in) qc
— см. - C3266mettersi qc in (или nel) cuore
— см. - C3267mettere in cuore di (+inf.)
— см. - C3268mettere il cuore in alto [in basso]
— см. - C3269— см. - P17mettere qd sul curro di (+inf.)
— см. - C3317— см. - D66— см. - D109— см. - D179— см. - D180— см. - D181— см. - D182— см. - D183— см. - D225— см. - D229— см. - D342— см. - D344— см. - D405— см. - D437— см. - D442— см. - D449— см. - D586— см. - D583— см. - D638— см. - D639— см. - D696— см. - D697— см. - D698— см. - D752— см. - D841— см. - P2219— см. - D861— см. - D862— см. - D891— см. - D901— см. - E32— см. - E78— см. - E106mettere erba in...
— см. - E107— см. - E108mettere l'esca accanto al fuoco
— см. - E178— см. - E-M-218mettere fa falce nel campo (ила nella biada altrui, nella messa altrui, all'altrui messa)
— см. - F85— см. - L821— см. - F256— см. - F286— см. - F311— см. - F324— см. - F331— см. - F340— см. - F374— см. - F417— см. - F449— см. - F450— см. - F431— см. - F515— см. - F1494— см. - F590— см. - F748— см. - F817— см. - F825— см. - F924— см. - F961— см. - F966— см. - F981— см. - F1018— см. - F1009— см. - F1128— см. - F1178— см. - F1186— см. - F1202— см. - F1273— см. - F1292mettere un freno (или i freni)
— см. - F1296— см. - F1311— см. - F1312— см. - F1363mettersi in fronzoli per...
— см. - F1372— см. - F1374— см. - F1400— см. - F1443mettere in funzione le meningi
— см. - M1102— см. - F1530— см. - F1531— см. - F1532— см. - F324— см. - F1494— см. - F1533— см. - F1567— см. - C2288— см. - Q69— см. - S1863— см. - T813— см. - U81— см. - U252— см. - V851— см. - F1593— см. - G15— см. - G14— см. - G20— см. - G36— см. - G47— см. - G57— см. - G165— см. - G166— см. - G170— см. - G168— см. - G167— см. - G168mettere le gambe sotto la tavola
— см. - G169— см. - G239— см. - G390— см. - G402— см. - G455— см. - G494— см. - G495— см. - G533mettersi la giornea di...
— см. - G534— см. - G584— см. - G587— см. - G588— см. - G688— см. - G690— см. - G689— см. - G705— см. -A1100— см. - G734— см. - G736— см. - G824— см. - G839— см. - G908— см. - G927— см. - G973— см. - F675— см. - P948— см. - T645— см. - G1024— см. - G1033— см. - G1046— см. - G1047— см. - G1051— см. - G1132— см. - G1157— см. - G1158— см. - G1159— см. - G1167mettere il guinzagli a...
— см. - G1196— см. - I61— см. - I152— см. - I169— см. - I205— см. - I206— см. - I247— см. - I292— см. - I293— см. - I317— см. - Q70— см. - I341— см. - I396— см. - S1604— см. - L40— см. - L123— см. - L204mettere legna al (или sul) fuoco
— см. - L334— см. - L491— см. - L544— см. - L590— см. - L625— см. - L678metter lingua in...
— см. - L679— см. - L680— см. - L681— см. - M1702— см. - L757metter il lucchetto alla bocca
— см. - L804— см. - L822— см. - L823— см. - L824— см. - L824a— см. - L941— см. - L1025— см. - M217— см. - M274— см. - N429mettere una malinconia addosso
— см. - M299— см. - M304— см. - M305mettere mano (или le mani) a (или in, su, addosso a) qc
— см. - M576— см. - M625— см. - M626— см. - M628mettere le mani nei capelli a qd
— см. - M486— см. - M487mettersi nelle mani del destino
— см. - M581— см. - M630metter le mani in ogni intriso
— см. - M632— см. - M467— см. - M634— см. - M628— см. - M635— см. - M636— см. - M637— см. - M748— см. - M752— см. - M803— см. - M804metter la martellina a...
— см. - M868metter la martinicca a...
— см. - M878— см. - M924— см. - M1014— см. - M1011— см. - M1147metter(si) in (или nella) mente
— см. - M1148— см. - M1353— см. - M1354mettere qd in mezzo alla strada
— см. - S1864— см. - M1585— см. - M1586mettere motta carne al fuoco (или a bollire, a cuocere)
— см. - C954— см. - M1789— см. - M1790— см. - M1791— см. - M1792— см. - S1199— см. - M1920mettersi una morsa alla lingua
— см. - M1923— см. - M1932— см. - M1969— см. - M1968— см. - M1996— см. - M2100— см. - M2101— см. - M2112— см. - M2113mettere in moto grossi calibri
— см. - C187— см. - M2134— см. - M2194— см. - M2218— см. - M2239mettere muso fuori di...
— см. - M2242mettere la musoliera dell'orso
— см. - M2246— см. - N6mettere il naso in...
— см. - N55— см. - N56— см. - N214— см. - N274— см. - N285— см. - N295— см. - N322— см. - N371— см. - N461— см. - N462— см. - N463— см. - N505— см. - N546— см. - N547— см. - N617— см. - O59mettere gli occhi addosso a...
— см. - O171— см. - O343— см. - O411— см. - M895 b)— см. - O507— см. - O613— см. - O614— см. - O629— см. - O699— см. - P16— см. - P135mettere la palla al piede a qd
— см. - P153— см. - P194— см. - P211— см. - P393— см. - P401— см. - P431— см. - P432— см. - P435— см. - P545— см. - P546— см. - P648— см. - P649— см. - P701— см. - P852— см. - P913— см. - P955— см. - P958— см. - R71— см. - P1007— см. - P1046mettersi la pelle alla rovescia
— см. - P1047— см. - P1115— см. - P1116metter pena di...
— см. - P1143— см. - P1144— см. - P1152— см. - P1177— см. - P1219— см. - P1220— см. - P1221— см. - P1229— см. - P1314— см. - P1321— см. - P1377— см. - P1396— см. - P1427mettervi le pezze e l'unguento
— см. - P1438— см. - P1507— см. - P1550— mettere in piazza cose di famiglia
— см. - P1550a— см. - P1672— см. - P1625— см. - P1582mettere in piedi (или in piede)
— см. - P1588— см. - P1667— см. - P1668— см. - P1669— см. - P1670— см. - P1672— см. - P1689— см. - P1673— см. - P1674— см. - P1693— см. - P1676— см. - P1677— см. - P1678— см. - P1679— см. - P1730mettere alla (или in) piena luce
— см. - L822metter (ci) una pietra sopra (тж. mettere una pietra su...)
— см. - P1771— см. - P1848— см. - T141— см. - C549— см. - P1878— см. - P1881— см. - P1914— см. - P2023— см. - P2103— см. - P2120— см. - P2159— см. - P2160— см. - P2162— см. - P2173— см. - P2191— см. - M1703— см. - P2285— см. - P2286— см. - P2318mettersi in procinto di...
— см. - P2333— см. - P2340— см. -A353— см. - P2357— см. - P2358— см. - P2368— см. - P2388— см. - P2431— см. - P2473— см. - P2528— см. - P2531— см. - P2532mettere qualcosa sullo stomaco
— см. - S1778— см. - Q34— см. - Q70— см. - Q98— см. - Q106— см. - R25— см. - R26— см. - R72— см. - R73mettersi in regola (con...)
— см. - R204— см. - R205— см. - R238— см. - R295— см. - R306— см. - R327— см. - R346— см. - R373— см. - R386— см. - R397— см. - R576— см. - R580— см. - R597mettere a ruba (или a ruberia)
— см. - R603— см. - R624— см. - R633— см. - S30— см. - S49— см. - S81— см. - S94non metterci né sai né aceto (или né sai né olio, né sai né pepe)
— см. - S95— см. - S124— см. - S135— см. - S136— см. - S253— см. - S278— см. - S279— см. - S344— см. - S381— см. - S393— см. - S416— см. - S475— см. - S485— см. - S566— см. -A1218— см. - S694— см. - S695— см. - S766— см. - S754— см. - S755— см. - S769— см. - S789— см. - S797— см. - S871— см. - S861— см. - S875— см. - S891— см. - S938— см. - S952— см. - P1771— см. - S1090— см. - S1149— см. - S1150— см. - S1157— см. - S1182— см. - S1183— см. - S1184— см. - S1194— см. - S1198— см. - S1204— см. - S1266— см. - S1241— см. - S1363— см. - S1475— см. - S1508mettere una spranga alla bocca
— см. - S1522— см. - S1604— см. - S1618— см. - L758— см. - S1793— см. - S1935— см. - S1990— см. - S1990— см. - S1991— см. - B13— см. - B223— см. - B1027— см. - B1498— см. - C254— см. - C1174— см. - C1292— см. - C2984— см. - C3044— см. - F136— см. - G99— см. - G400— см. - G1115mettere su il morale (тж. mettere qd su di morale)
— см. - M1889— см. - M2135— см. - M2239— см. - P209 c)non metterci su né sai né aceto (или né sai né olio, né sai né pepe)
— см. - S95— см. - S2096— см. - T933— см. - S2006— см. - S2016mettere I sudori (freddi) a qd
— см. - S2039— см. - S2066— см. - S2068— см. - S2109— см. - S2110— см. - T39— см. - T52— см. - T72mettere i tappeti (alle finestre)
— см. - T73— см. - T74— см. - T112— см. - T152— см. - T272— см. - T273— см. - T274— см. - T421— см. - T422— см. - T572— см. - T573— см. - T574— см. -A1005mettere la testa a partito (или a posto, a segno)
— см. - T575— см. - T576mettere la testa per scommessa
— см. - T562— см. - T26— см. - T631— см. - T751— см. - T797— см. - T867mettere una tremarella in corpo
— см. - T914— см. - L824amettere troppa carne al fuoco (или a bollire, a cuocere)
— см. - C954— см. - M1002— см. - M1326— см. -A289mettersi tutto dietro le spalle
— см. - S1264— см. - M1014— см. - M2131— см. - P431— см. - P2528— см. - R206— см. - T989— см. - U41— см. - U82mettervi l'unguento e le pezze
— см. - P1438— см. - U209— см. - U222— см. - U253— см. - V39— см. - V46— см. - V47— см. - V140mettersi a veglia a (+inf.)
— см. - V147— см. - V170— см. - V190— см. - V293— см. - V434— см. - V535— см. - V491— см. - V492mettersi la vipera nella manica
— см. - V616— см. - V694— см. - V786mettersi con voga a...
— см. - V865— см. - V866— см. - V897— см. - V951— см. - Z10— см. - Z11mettere una zanzara nella testa
— см. - Z19— см. - Z25— см. - Z31— см. - Z32mettere gli zipoli colle mannaie
— см. - Z58— см. - Z109non avere da mettersi le scarpe
— см. - S335— см. - I185— см. - P2551non sapere dove mettere le mani
— см. - M658— см. - P1184da mettergli e cavargli il basto
— см. - B319— см. - V588amici di buon giorno, son da mettere in forno
— см. -A616cava e non metti, ogni gran monte scema
— см. - M1874chi ha del pepe, ne mette anche sul cavolo
— см. - P1260chi si lascia mettere in spalla la capra, indi a poco è sforzato a portar la vacca
— см. - S1280chi mette all'asino la sella, la cigna va per terra
— см. -A1236chi più ne ha, più ne metta
— см. -A1379chi promette, in debito si mette
— см. - D70— см. -A232ci ha messo lo zampino il diavolo
— см. - Z13— см. - C2952il diavolo ci ha messo la coda (или le corna, la coda e il capo, la coda e le corna)
— см. - D364— см. -A381dove non vedi, non ci metter le mani
— см. - M700è come mettere l'olio nel lume
— см. - O306— non è mica come metter l'olio nel lume
— см. - O307— см. -A1173leva e non metti, ogni gran monte scema
— см. - M1874— см. - B469— см. - M2016non c'è dove mettere uno spillo
— см. - S1419— см. - E121ogni bugiardo si mette in caffo
— см. - C58quattrini di gioco mettili in tasca, ci stanno poco
— см. - G511 -
19 altro
1. adj otherun altro anotherl'altr'anno last yearl'altro giorno the other dayl'altro ieri the day before yesterday2. pron otherl'un l'altro one anothergli altri other peopletra l'altro what's more, moreoverdesidera altro? anything else?tutt'altro che anything but* * *altro agg.indef.1 other; another; ( in più) more; further: l'altro uomo, the other man; un'altra volta, another time; ci sono altre domande?, are there any other (o more o further) questions?; non ho altri amici a Milano, I haven't any other friends in Milan; ci sono altre sei case in questa strada, there are six other (o another six) houses in this street; dove sono tutti gli altri ospiti?, where are all the other guests?; si crede un altro Picasso, he thinks he's another Picasso; non aveva altre ragioni per rifiutare, he had no further reason to refuse; ripetilo un'altra volta, say it once more; vuoi dell'altro tè?, will you have some more tea?; leggete altri due capitoli, read two more (o another two) chapters2 ( diverso) different: devi prendere un'altra strada per arrivarci, you must take a different route to get there // è tutt'altra cosa, è un altro paio di maniche, it's quite a different matter // sono cose dell'altro mondo, it's quite unheard of3 (seguito da pron. indef. o interr. o da avv. composti con where) else: qualcun altro, someone else; nessun'altra cosa, nothing else; chi altro?, who else?; in qualche altro luogo, somewhere else; da nessun'altra parte, nowhere else4 ( in espressioni di tempo passato) other; ( nel senso di penultimo) before last: l'altro giorno, the other day; l'altro anno, the year before last // l'altro ieri, ieri l'altro, the day before yesterday5 ( in espressioni di tempo futuro) next: ci vediamo quest'altra settimana, we'll see each other next week // l'altro lunedì, a week on Mondayaltro pron.indef.1 another (one); the other (one); pl. others, other people: ho letto questo libro, puoi darmene un altro?, I've read this book. Can you give me another one?; pensa sempre agli altri, he always thinks of others; non mi piace questo vestito, preferisco l'altro, I don't like this dress, I prefer the other one; tutti gli altri sono partiti, all the others have left; un altro al mio posto avrebbe agito diversamente, another in my place would have acted differently; se non volete fare il tentativo, ci sono altri che lo faranno, if you don't want to make the effort, there are others who will // pare un altro, he seems another person // è uno sport come un altro, it's no different from any other sport2 (corr.): alcuni..., altri..., some..., some... (o some..., others...); (l') uno..., l'altro..., one..., the other...; uno..., un altro..., one..., another...; l'uno e l'altro, both: né l'uno, né l'altro, neither, ( in presenza di altra negazione) either; o l'uno o l'altro, either: gli uni e gli altri, they all (o all of them); (compl.) them all (o all of them)4 ( altra cosa) something else, (in frasi negative e nelle interr. dubitative o negative) anything else; ( niente altro) nothing else; ( in più) more: ''Avete finito il vino?'' ''No, ce n'è dell'altro'', ''Have you finished the wine?'' ''No, there is some more''; e non è tutto, c'è dell'altro, and that's not all I have to say, there's something else; ho ben altro da fare!, I've got something better to do!; ma non chiedo altro!, I'd like nothing better!; penso a ben altro!, I'm thinking of something quite different!; ci vuol altro!, it takes much more than that! // non altro che, nothing but // bugiardo che non sei altro!, you're a liar if ever there was one! // tra l'altro, besides (o among other things).◆ FRASEOLOGIA: altro che!, certainly!: ''Vi sentite di andare?'' ''altro che!'', ''Do you feel like going?'' ''Certainly!'' // da un giorno all'altro, from day to day; un giorno o l'altro, one of these days // se non altro, at least: se non altro, è una ragazza di buon senso, at least she is a sensible girl // senz'altro, certainly (o by all means o of course o presently): hai senz'altro ragione, of course you are right; verrò senz'altro, I'll certainly come (o I will come immediately o presently) // tutt'altro!, not at all!: ''Sei stanco?'' ''Tutt'altro!'', ''Are you tired?'' ''Not at all!'' // tutt'altro che, anything but: è tutt'altro che facile, it is anything but easy.* * *['altro] altro (-a)1. agg indef1) (diverso) other, differentquesta è un'altra cosa — that's another o a different thing
2) (supplementare) othergli altri allievi usciranno più tardi — the other pupils o the rest of the pupils will come out later
3) (opposto) otherdall'altra parte della strada — on the other o opposite side of the street
4)domani l'altro — the day after tomorrow5)chi/dove/chiunque
altro — who/where/anybody else2. pron indef1)(persona, cosa diversa o supplementare)
un altro/un'altra — another (one)da un giorno all'altro — (improvvisamente) from one day to the next, (presto) any day now
2)l'altro(a) — the other (one)gli altri/ le altre — the others
e l'altro — both (of them)o l'uno o l'altro — either (of them)
né l'uno né l'altro — neither (of them)
3) (sostantivato: solo maschile) something else, (in espressioni interrogative) anything elsenon faccio altro che studiare — I do nothing but study, all I do is study
non ho altro da dire — I have nothing else to say, I don't have anything else to say
altro? — (would you like) anything else?gli dirò questo ed altro! — I'll tell him this and more besides!
ci mancherebbe altro! — that's all we need!
che altro — above allse
non altro — at leastl'altro — among other thingssei contento? — tutt'altro! — are you pleased? — far from it! o anything but!
* * *['altro] 1.aggettivo indefinito1) (diverso) otherben -a o tutt'-a cosa — quite a different thing, quite another matter
2) (in più) other, more- e domande? — any more o any other questions?
l'altro ieri — the day before yesterday; (prossimo)
noi -i, voi -i — we, you
5) d'altra parte on the other hand2.1) (persona o cosa diversa) other (one)avanti un altro — next, please
da un giorno all'altro — (improvvisamente) from one day to the next; (presto) any day now
in un modo o nell'altro — somehow or other, in one way or another
da una parte e dall'-a — on both o either sides
né l'uno, né l'altro — neither one nor the other, neither of them; (con not o altre negazioni) either of them
2) (in più)altro che cinema, devi riordinare! — cinema? no way, you've got to tidy up!
4) (con altri pronomi) else5) (l')uno... l'altro... one... the other6) alcuni... altri... some... others7) l'un l'altro each other, one another8) tra l'altro (tra le altre cose) among other things; (a proposito) by the way9) tutt'altro"sei arrabbiato?" - "tutt'altro!" — "are you angry?" - "far from it!"
"è noioso?" - "tutt'altro!" — "is it boring?" - "quite the opposite!"
è tutt'altro che stupido — he's nobody's fool, he's far from stupid
10) senz'altro certainly••••altro è dire, altro è fare — prov. it's easier said than done
Note:Per tradurre correttamente altro in inglese, bisogna innanzitutto distinguere l'uso aggettivale da quello pronominale, e poi capire se altro significa diverso oppure in più: dammi un altro giornale, questo non mi piace = give me another newspaper, I don't like this one; non ne hai altri? = haven't you got any others? dammi dell'altra carta, questa non basta = give me some more paper, this is not enough; te ne porterò altri = I'll bring you some more. - Si noti anche che altro si traduce else quando segue un pronome: nient'altro = nothing else. - Per questi e più particolari usi di altro, si veda la voce qui sotto* * *altro/'altro/Per tradurre correttamente altro in inglese, bisogna innanzitutto distinguere l'uso aggettivale da quello pronominale, e poi capire se altro significa diverso oppure in più: dammi un altro giornale, questo non mi piace = give me another newspaper, I don't like this one; non ne hai altri? = haven't you got any others? dammi dell'altra carta, questa non basta = give me some more paper, this is not enough; te ne porterò altri = I'll bring you some more. - Si noti anche che altro si traduce else quando segue un pronome: nient'altro = nothing else. - Per questi e più particolari usi di altro, si veda la voce qui sotto.1 (diverso) other; gli -i bambini the other children; un'-a idea another idea; lo farò un altro giorno I'll do it some other day; nessun'-a soluzione no other solution; è un'-a cosa that's something different; ben -a o tutt'-a cosa quite a different thing, quite another matter2 (in più) other, more; vuoi un'-a caramella? do you want another sweet? prendi un altro biscotto have one more biscuit; altro caffè? some more coffee? -e domande? any more o any other questions? mi dia -e due penne give me another two pens; mi rimangono -i due libri da leggere I've got two books left to read3 (nel tempo) (scorso) l'altr'anno last year; l'-a sera the other night; l'altro ieri the day before yesterday; (prossimo) quest'altro mese next month4 (dopo un pronome personale) noi -i, voi -i we, you5 d'altra parte on the other hand1 (persona o cosa diversa) other (one); un altro another (one); non ne hai -i? haven't you got any others? un altro non l'avrebbe fatto nobody else would have done it; avanti un altro next, please; ti ho preso per un altro I mistook you for someone else; dei racconti uno più vivace dell'altro stories which are more lively than the next; da un giorno all'altro (improvvisamente) from one day to the next; (presto) any day now; un giorno o l'altro one day or other; in un modo o nell'altro somehow or other, in one way or another; si può fare in un modo o nell'altro you can do it either way; in un modo o nell'altro dovrò farcela I'll have to manage somehow; da una parte e dall'-a on both o either sides; (l')uno dopo l'altro one after the other; l'uno e l'altro both; l'uno o l'altro either; né l'uno, né l'altro neither one nor the other, neither of them; (con not o altre negazioni) either of them2 (in più) prendine un altro have another one; te ne porterò -i I'll bring you some more; questo e altro this and (a lot) more3 (cosa diversa) parliamo d'altro let's talk about something else; ho ben altro da fare I've more important things to do; un motivo come un altro as good a reason as any (other); altro che cinema, devi riordinare! cinema? no way, you've got to tidy up!5 (l')uno... l'altro... one... the other...6 alcuni... altri... some... others...7 l'un l'altro each other, one another9 tutt'altro "sei arrabbiato?" - "tutt'altro!" "are you angry?" - "far from it!"; "è noioso?" - "tutt'altro!" "is it boring?" - "quite the opposite!"; è tutt'altro che stupido he's nobody's fool, he's far from stupid10 senz'altro certainlyci mancherebbe altro! God forbid! altro è dire, altro è fare prov. it's easier said than done. -
20 lasciare
leave( abbandonare) give up( concedere) let( smettere di tenere) let golascia andare!, lascia perdere! forget it!* * *lasciare v.tr.1 (andar via da) to leave*; (abbandonare) to abandon; to desert, to quit; (rinunciare) to give* up: lasciammo Londra una settimana prima di te, we left London a week before you; ha lasciato l'ufficio verso mezzogiorno, he left the office towards midday; lo lasciammo che lavorava in giardino, we left him working in the garden; ha lasciato il lavoro per unirsi a un gruppo rock, he quit (o left) his job to join a rock group; ha dovuto lasciare l'università per motivi di salute, he had to leave (o give up) university because of ill-health; la ditta lascerà la vecchia sede, the firm will move out of its former premises; i medici avevano lasciato ogni speranza di salvarlo, the doctors had given up all hope of saving him; ha lasciato la famiglia per seguire quella donna, he has left (o deserted o abandoned) his family for the sake of that woman; lasciò la fidanzata, he left his fiancée // ci ha lasciati l'anno scorso, (è morto) he left us last year2 (far rimanere) to leave*; (lasciar dietro di sé) to leave* behind: ha lasciato moglie e figli in Italia, he left his wife and children in Italy; non posso lasciare a casa i bambini, I can't leave the children at home; lascia la finestra aperta per piacere, leave the window open, please; quando morì lasciò moglie e due figli, when he died he left a wife and two children behind him; la ferita mi ha lasciato una cicatrice, the wound has left me with a scar; mi lasciò senza una lira, he left me penniless; questa medicina mi ha lasciato la bocca amara, this medicine has left a bitter taste in my mouth; ha lasciato tutto com'era, he left everything as it was; ha lasciato un buon ricordo di sé, he left behind a good memory of himself; l'assassino ha lasciato molte tracce, the murderer left a load of clues behind; è partito senza lasciare istruzioni, he went off without leaving any instructions // lasciare fuori, to leave out // lasciare da parte, to leave aside // lasciare solo, in pace, to leave alone, in peace3 (posare, deporre) to leave*, to put*; (far scendere) to drop off: ti lascerò il pacchetto sulla scrivania, I'll leave (o put) the packet on your desk; lascialo pure sulla sedia, you can put it on the chair; ti lascerò davanti al supermercato, I'll drop you off (o leave you) opposite the supermarket4 (dimenticare, non prendere con sé) to leave*, to forget*: ho lasciato gli occhiali a casa, I have left my glasses at home; ho lasciato l'ombrello sull'autobus, I've forgotten the umbrella on the bus; ha lasciato la finestra aperta ed è entrato un ladro, he left the window open and a thief got in5 (rimetterci) to leave*, to lose*: in quell'incidente ci lasciò la vita, he lost his life in that accident; per poco ci lasciai la salute, I nearly ruined my health; ci ha lasciato la vita, it cost him his life6 (in eredità) to leave*, to bequeath, to will: gli ha lasciato tutto il patrimonio, he left all his property to him; lasciare una proprietà a un ente assistenziale, to bequeath an estate to a charitable institution7 (permettere, fare) to let* (s.o. do), to allow (s.o. to do): chi ti ha lasciato entrare?, who let you in?; lascialo fare a me, let me do it; lascia che me ne occupi io, leave it to me; questa fessura lascia passare molta aria, this crack lets in a lot of air; non lasciare cadere quel vaso, don't drop that vase; l'hanno lasciato morire senza far niente, they let him die without doing anything; non lascia uscire suo figlio da solo, he doesn't allow his son to go out on his own; non gli lascia guidare la sua auto, he doesn't let him drive his car8 (serbare) to keep*, to leave*: lasciami questa carne per cena, keep this meat for my supper; puoi lasciarmi qualcosa da mangiare?, can you leave (o keep) me something to eat?; lasciami un po' di birra, leave me a drop of beer9 (affidare, dare) to leave*, to trust, to give*; (cedere) to let* have: lasciami tuo figlio fino a questa sera, leave your son with me until tonight; non voglio lasciargli il mio orologio, ho paura che me lo rompa, I don't want to trust my watch to him (o to give him my watch), I'm afraid he may break it; te lo lascerò per 50 euro, you can have it for 50 euros; hai lasciato la mancia al cameriere?, did you tip the waiter? (o did you leave a tip for the waiter?)10 (allentare) to let* go; (liberare) to release; to set* free, to free: lascia la corda, let go of the rope; il cane lasciò la presa, the dog loosened its grip; lasciarono il prigioniero in libertà, they released the prisoner◆ v. intr. (smettere, cessare di) (non com.) to stop, to leave* off: non lascia di brontolare, she doesn't stop grumbling.◘ lasciarsi v.rifl. to let* oneself: non mi lascerò truffare, I'm not going to be cheated; non si lasciò vedere per tutta una settimana, he didn't appear for a whole week; si lasciò andare su una poltrona, he sank into an armchair; si lasciò trasportare dall'ira, he let himself be carried away by anger; lasciare guidare dall'esperienza, to let oneself be guided by experience; non si lascia avvicinare da nessuno, he doesn't let anyone get close to him; si è lasciato convincere facilmente, he let himself be convinced easily // lasciati andare, (rilassati) let yourself go (o relax); dopo che lei lo ha abbandonato si è completamente lasciato andare, after she left him he let himself go completely; non lasciarti prendere dall'emozione, dal panico, don't let yourself get carried away, don't panic◆ v.rifl.rec. to part, to leave* each other: si sono lasciati dopo nove anni di fidanzamento, they left each other after a nine-year engagement; si lasciarono all'alba, they parted at daybreak.◆ FRASEOLOGIA: prendere o lasciare, take it or leave it // è meglio lasciare perdere, we'd better forget (o leave) it // ho deciso di lasciare correre, I decided to forget (o leave) it // lascia stare, non è affar tuo!, leave it, it's none of your business! // lasciare detto qlco. a qlcu., to leave a word with s.o. // la sua condotta lascia molto a desiderare, his behaviour leaves a lot to be desired // lascialo dire, let him talk // ''Com'è il tuo dolce?'' ''Si lascia mangiare'', ''What's your cake like?'' ''Not bad''.* * *[laʃ'ʃare]1. vt1) (gen) to leavelasciare qc a qn — to leave sb sth o sth to sb
devo lasciare l'università — I have to leave university, I have to give up university
lasciare qn perplesso/confuso — to leave sb perplexed/confused
2)lasciare qn fare qc o che qn faccia qc — to let sb do sth, allow sb to do sthlascia stare o correre o perdere — let it drop, forget it
3) (deporre: cose) to leave, deposit, (persone) to leave, drop (off)4) (dare, concedere) to give, let have5) (omettere) to leave out, forget6) (serbare) to leave, keep7)lasciare stare qn — to let sb be, leave sb alone
lascia stare, ci penso io — leave it, I'll see to it
lascialo stare, non vale la pena di arrabbiarsi — just ignore him, it's not worth getting annoyed
lascia stare, offro io — it's all right, I'm paying o it's on me
8)lasciarsi sfruttare — to let o.s. be exploited
lasciarsi andare — to let o.s. go
9)lasciare in bianco — to leave blanklasciare (molto) a desiderare — to leave much o a lot to be desired
lasciare detto o scritto (a qn) — to leave word (for sb)
lasciami in pace — leave me alone o in peace
lasciare il segno (su qc) — to mark (sth), fig to leave one's o a mark (on sth)
2. vr (lasciarsi)(uso reciproco) to part (from each other), (coniugi) to leave each other, split upsi sono lasciati all'aeroporto — they left each other at the airport, they said goodbye at the airport
* * *[laʃ'ʃare] 1.verbo transitivo1) (smettere di tenere) to let* go of [oggetto, corda]; (fare cadere) to drop2) (separarsi da) to leave* [persona, famiglia, fidanzato]3) (andare via da) to leave* [luogo, paese, ufficio]devo lasciarvi, ho una riunione — I must go now, I have a meeting
4) (dimenticare) to leave* (behind), to forget* [ombrello, chiavi, portafoglio]5) (fare restare) to leave* [traccia, impronta]lasciare qcn. nel dubbio — to leave sb. in a state of uncertainty
lasciare le cose come stanno — to leave well enough alone, to let the matter lie
lasciare in pace qcn. — to leave sb. alone
6) (rinunciare a) to leave* [lavoro, partito, azienda]; to leave*, to give* up [ studi]7) (cedere, prestare) to leave*lasciare il posto a qcn. — to let sb. have one's seat
8) (affidare) to leave* (a qcn. with sb.)9) (dare)lasciare [qcs.] a qcn. — to give sb. [mancia, tempo, scelta]
10) (rendere)lasciare perplesso qcn. to puzzle sb.; mi lasciò indifferente it left me cold; lasciare libero un animale — to let an animal go
11) (vendere)12) (mantenere) to leave*lasciare la porta chiusa, una luce accesa — to leave the door shut, a light on
13) (conservare)lasciami qualcosa da mangiare — leave o keep me something to eat
14) (in eredità) to leave* [denaro, proprietà]15) (permettere)lasciare che qcn., qcs. faccia — to let sb., sth. do
lasciare fare qcs. a qcn. — to let sb. do sth.
lascia fare a me — leave it to me, let me (do that)
lasciare cadere qcs. — to let sth. fall
lascialo stare — leave him alone, let him be; (smettere di toccare)
lascia stare quella bici — leave that bike alone; (lasciare perdere)
no, lascia stare, pago io! — no, no it's my treat!
2.lascia stare, è un fastidio troppo grosso — leave it, it's too much trouble
verbo pronominale lasciarsi1) (separarsi) [ persone] to part; [ coppia] to split* up, to break* up-rsi da buoni amici, molto male — to part the best of friends, on angry terms
2) (farsi)- rsi sfuggire — to let slip, to come out with [frase, bestemmia]
••lasciar detto, scritto a qcn. che... — to give o leave sb. a message that...
lasciarci una gamba, un mucchio di soldi — to lose an arm, a lot of money
lasciar correre o perdere to let sth. pass; prendere o lasciare take it or leave it; -rsi qcs. alle spalle to leave sth. behind; lasciare a molto desiderare to leave much to be desired; -rsi andare to let oneself go; lasciare il segno [personaggio, avvenimento] to set one's stamp; lascia il tempo che trova — = it makes no difference
* * *lasciare/la∫'∫are/ [1]1 (smettere di tenere) to let* go of [ oggetto, corda]; (fare cadere) to drop; lasciami! get off me!2 (separarsi da) to leave* [ persona, famiglia, fidanzato]3 (andare via da) to leave* [ luogo, paese, ufficio]; devo lasciarvi, ho una riunione I must go now, I have a meeting4 (dimenticare) to leave* (behind), to forget* [ ombrello, chiavi, portafoglio]5 (fare restare) to leave* [ traccia, impronta]; lasciami alla stazione drop me (off) at the station; lasciare qcn. nel dubbio to leave sb. in a state of uncertainty; lasciare le cose come stanno to leave well enough alone, to let the matter lie; lasciare in pace qcn. to leave sb. alone6 (rinunciare a) to leave* [ lavoro, partito, azienda]; to leave*, to give* up [ studi]7 (cedere, prestare) to leave*; lasciare il posto a qcn. to let sb. have one's seat8 (affidare) to leave* ( a qcn. with sb.)9 (dare) lasciare [qcs.] a qcn. to give sb. [ mancia, tempo, scelta]10 (rendere) lasciare perplesso qcn. to puzzle sb.; mi lasciò indifferente it left me cold; lasciare libero un animale to let an animal go11 (vendere) glielo lascio per 50 euro I'll let you have it for 50 euros12 (mantenere) to leave*; lasciare la porta chiusa, una luce accesa to leave the door shut, a light on14 (in eredità) to leave* [ denaro, proprietà]15 (permettere) lasciare che qcn., qcs. faccia to let sb., sth. do; lasciare fare qcs. a qcn. to let sb. do sth.; lascia fare a me leave it to me, let me (do that); lasciare cadere qcs. to let sth. fall16 lasciare stare (non disturbare) lascialo stare leave him alone, let him be; (smettere di toccare) lascia stare quella bici leave that bike alone; (lasciare perdere) no, lascia stare, pago io! no, no it's my treat! lascia stare, è un fastidio troppo grosso leave it, it's too much troubleII lasciarsi verbo pronominale1 (separarsi) [ persone] to part; [ coppia] to split* up, to break* up; -rsi da buoni amici, molto male to part the best of friends, on angry terms2 (farsi) - rsi cullare dalle onde to be lulled by the waves; non è certo il tipo che si lascia fregare he won't be pushed around; - rsi sfuggire to let slip, to come out with [ frase, bestemmia]3 (abbandonarsi) - rsi andare alla disperazione to give in to despairlasciar detto, scritto a qcn. che... to give o leave sb. a message that...; lasciarci una gamba, un mucchio di soldi to lose an arm, a lot of money; lasciar correre o perdere to let sth. pass; prendere o lasciare take it or leave it; -rsi qcs. alle spalle to leave sth. behind; lasciare a molto desiderare to leave much to be desired; - rsi andare to let oneself go; lasciare il segno [ personaggio, avvenimento] to set one's stamp; lascia il tempo che trova = it makes no difference.
- 1
- 2
См. также в других словарях:
Savagnin — Vino amarillo (Vin Jaune). Savagnin o savagnin blanc es una variedad de uva blanca con uvas de hollejo verde. Se cultiva principalmente en la región vinícola del Jura en Francia, donde se convierte en el famoso vino amarillo y vino de paja. Tiene … Wikipedia Español
Conquista de México — Tenochtitlan, mural de Diego Rivera. La Conquista de México se refiere principalmente al sometimiento del estado mexica o azteca, logrado por Hernán Cortés en el nombre del rey Carlos I de España y a favor del Imperio español entre 1519 y 1521.… … Wikipedia Español
Parménides de Elea — Saltar a navegación, búsqueda Parménides (Παρμενίδης) Filosofía occidental Filosofía presocrática … Wikipedia Español
El árbol de la ciencia — Saltar a navegación, búsqueda El árbol de la ciencia Autor Pío Baroja País … Wikipedia Español
Meriadoc Brandigamo — Personaje de El Señor de los Anillos Creador(es) J. R. R. Tolkien Información Nombre original Meriadoc Brandybuck … Wikipedia Español
Mike Oldfield — durante la gira Night of the Proms 2006 Datos generales Nombre real Michael Gordon Oldfield … Wikipedia Español
Malvasía (uva) — Uvas blancas de la familia de las malvasías. El término malvasía designa a una familia de variedades originarias del Mediterráneo y la isla de Madeira, pero actualmente cultivadas en todas las regiones vinícolas del mundo. Aunque generalmente se… … Wikipedia Español
Artazu — Saltar a navegación, búsqueda Artazu Bandera … Wikipedia Español
Uva malvasía — Saltar a navegación, búsqueda El término malvasía designa a una familia de variedades originarias del Mediterráneo y la isla de Madeira, pero actualmente cultivadas en todas las regiones vinícolas del mundo. Aunque generalmente se habla de… … Wikipedia Español
Alberto Ángel Montoya — (Bogotá, 30 de marzo de 1902 id., 20 de noviembre de 1970) fue un poeta colombiano conocido como el Maestro del soneto galante. Poeta colombiano, nacido en Bogotá en 1902.Cultor de un tono romántico trabajado en sonetos magistrales. Enamorado de… … Wikipedia Español
Estrategia militar — Saltar a navegación, búsqueda Mapa donde se muestra el planteamiento estratégico de la campaña de Waterloo. Estrategia militar (Estrategia, del griego stratigos o strategos (στρατηγός, pl. στρατηγοί; en griego dórico: στραταγός, stratagos;… … Wikipedia Español